Recensione: A Girl Called Cerveza

Di Nicola Furlan - 28 Luglio 2012 - 0:00
A Girl Called Cerveza
Band: Tankard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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77

Se c’è una cosa che i Tankard sono capaci di fare è, semplicemente, essere loro stessi. Il loro stile così unico e inconfondibile è stato, ed è, un vero e proprio marchio di fabbrica del panorama thrash internazionale. Sono passati tanti anni dall’esordio del 1986, “Zombie Attack”, a questa “A Girl Called Cerveza”, di recente uscita sotto Nuclear Blast Records. In questo lungo periodo la band ha avuto alti e bassi, ma sopratutto, di recente, ha mollato un po’ la presa (non dal vivo!). Per quanto riguarda la compagnia di Gerre, è davvero difficile che possano uscire indenni da dischi composti da ‘mestieranti’, come gli utlimi due full-length, “Vol(l)ume 14” e “Thirst”. Non vi nascondo quindi che di curiosità pre-release ce ne era parecchia. I motivi erano fodamentalmente due: come si sarebbe comportata la band sotto l’ala protettrice del colosso discografico tedesco (precedentemente erano sotto AFM Records)? E poi, sarebbero mai riusciti a far dimenticare il forzato e mediocre, diciamo quasi sufficiente, precedente disco del 2010, “Vol(l)ume 14”?
Che dire. Il fatto che la band avesse bisogno di rinnovare il proprio spirito era un fatto evidente, e necessario. Sono infatti passati già sei anni dal vincente “The Beauty and the Beer” e la paura che il gruppo, causa mille ipotesi, familiari o personali, lavorative o che altro, potesse aver perso smalto e ispirazione, era un fatto che prendeva sempre più forma. Ma, fortunatamente, il quartetto di Frankfurt am Main, questa volta, non ha per nulla deluso, anzi… “A Girl Called Cerveza” rispolvera vecchie attitudini, quelle di un aspetto compositivo che scorreva via liscio, frizzante e dinamico, corrosivo e sfrontato, molto simile a quello che diede vita ai capolavori di inizio carriera. Un aspetto compositivo che per oltre venti anni li aveva eletti a illustri interpreti, nonché ‘inventori’, del teutonic thrash metal.
Venendo al disco in questione. Rispetto al recente passato, il neonato urla per cinquata minuti la voglia di divertirsi sull’onda del ritrovato entusiasmo che la band, per tre quarti di carriera, era riuscita a trasformare in musica! Un thrash metal davvero ben suonato e contraddistinto da un riffing convincente e vario, canzone su canzone, determina la personalità di questa loro nuova fatica discografica. Punto forte è quindi l’allegria che scandisce gli accenti e le sfumature di questo lotto di dieci pezzi. Pure la produzione è più corposa, potente e sfavillante se rapportata a “Vol(l)ume 14”; considerato l’impatto che i suoni devono garantire quando si parla di thrash metal, il risultato s’attesa ad alti livelli, si potrebbe addirittura dire, inattesi. Ovviamente abbiamo per le mani un disco moderno. Non si tratta di un patetico copia-incolla di un qualcosa pescato dalle ormai placate indoli giovanili degli esordi; il disco spacca alla grande, sì, ma non appare per nulla nostalgico, né tantomeno potrà esser tacciato per di grigiore stilistico… fatto additabile, oggigiorno, a parecchie thrash metal band, vecchie e nuove, in particolar modo a quelle statunitensi ed europee!
Onore quindi ai nostri che avevano ancora tanto da dire. Basti lasciar correre il disco sulle note di brani come Witchhunt 2.0, Metal Magnolia, Running on Fumes piuttosto che su quelle della straordinaria title track per comprendere che, sul redivivo gusto del passato, la competizione con i nuovi corsi di questo movimento artistico è ancora bella aperta. Chi ha sete di thrash metal, ma non del solito e scontato thrash metal underground, né tantomeno di un puro e commerciale revival, bensì ricerca ancora qualcosa di importante e dal gusto unico, da assaporare nei momenti di esclusività, allora faccia tranquillamente proprio questo nuovo disco dei Tankard.

Nicola Furlan

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Tracklist:
01. Rapid Fire (A Tyrant’s Elegy) – 05:12
02. A Girl Called Cerveza – 04:14
03. Witchhunt 2.0 – 05:42
04. Masters of Farces –    04:08
05. The Metal Lady Boy – 04:59
06. Not One Day Dead (But One Day Mad) – 04:01
07. Son of a Fridge – 05:53
08. Fandom at Random – 05:28
09. Metal Magnolia – 05:07
10. Running on Fumes – 05:30

Durata: 50 minuti ca.

Formazione:
Frank Thorwarth: Basso
Gerre: Voce
Olaf Zissel: Batteria
Andy Gutjahr: Chitarra

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