Recensione: A-Lex

Di Nicola Furlan - 6 Marzo 2009 - 0:00
A-Lex
Band: Sepultura
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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48

C’è da augurarsi che con questo “A-Lex” il tempo dei concept album per i Sepultura sia finito. Il precedente “Dante XXI” (ispirato alla Divina Commedia) fu un esperimento riuscito: l’album propose un modo innovativo di intendere il thrash-core, sia per le scelte legate alla produzione (molto acida), sia per le strutture compositive adottate. Sebbene inizialmente accolto con scetticismo, “Dante XXI” mostrava un gusto tutto particolare, sopratutto per il songwriting, in grado di rendere discretamente bene gli scenari oscuri e il clima violento dei gironi infernali a cui si rifacevano i testi. A tratti potè apparire ostico, per certi versi incomprensibile, ma alla fine riuscì a farsi apprezzare, se non altro per la vincente alchimia tra gli elementi appena citati.

Era lecito quindi porsi una domanda: perchè non bissare l’esperimento, magari affrontando una nuova tematica? Ecco allora nascere dalle menti di Kisser & Co. “A-Lex”, undicesimo capitolo di una lunga carriera che dovrebbe raccontare, attraverso una nuova sinergia tra musica e lyrics, le trame ordite in ‘Arancia Meccanica’, romanzo politico di Anthony Burgess uscito nel 1962, oltre che mastodontica opera cinematografica diretta dal maestro Stanley Kubrick.

Duole dirlo, ma “A-Lex” sembra il capitolo meno riuscito della loro intera discografia, anche peggio di quell’“Against” che nel 1998, complice anche la dipartita definitiva dai ranghi del frontman Max Cavalera, fece presagire l’inizio della fine per il combo di Belo Horizonte. Rispetto al predecessore sembra che qui i Sepultura abbiano fatto un passo indietro. Dal punto di vista stilistico i connotati si rinvengono in parte nel classico hardcore, da cui sono ripresi gli stili vocali e le ritmiche -che però in questo caso risultano, a parte qualche eccezione, legnose e poco convincenti-, in parte nel thrash-core di matrice newyorkese. Ma il thrash-core che troverete in questo disco è solo una pallida copia della genuina spontaneità che ha reso questo genere celebre nel corso degli anni, risultando in molti frangenti troppo “costruito”.

La velocità dei pezzi è variabile, spesso smorzata da dilatati e atmosferici tappeti di tastiere e cori. Qua e là qualche tratto acustico, qualche tribalismo modulato (ben lontano da quegli inserti veraci che Max Cavalera aveva ipotizzato ai suoi tempi) e il gioco è fatto. Tutto qui, vi domanderete? Purtroppo si. Un po’ poco se riportiamo alla mente la consistenza e l’efficacia del songwriting che aveva caratterizzato i quindici pezzi dell’album precedente. La valutazione sarebbe ben più grave se non fosse per l’ottima prova al microfono da parte del gigante nero Derrick Green e per una produzione in grado di amalgamare sapientemente tra loro i suoni, fino a ottenere un sound metallico perfettamente temprato, solido e compatto.

I diciotto pezzi forzatamente stringati, la cui media è approssimativamente vicina ai tre minuti scarsi, si susseguono uno dietro l’altro senza l’ombra di un filo logico e senza che si riesca ad avvertire il disegno complessivo, non riuscendo a trasmettere la sensazione di coerenza propria di un concept. Non sono presenti strutture sufficientemente elaborate né alcun richiamo tra le diverse tracce; insomma risulta difficile identificare in questo “A-Lex” i temi propri dell’opera a cui dovrebbe essere ispirato. Tutto appare poco coeso e il risultato finale si rivela ostico e a tratti davvero fiacco. Qualche singolo brano si fa gradire, su tutti Moloko Mesto, Forceful Behavior e Conform, ma è poco se si considera che a farla da padrone dovrebbe essere l’ambizione di saldare le diciotto tracce proposte in un unico e omogeneo volume.
“A-Lex” pare una falla nel percorso discografico vario, ma fin qui ben battuto, dei Sepultura. Il full-length potrebbe essere un mero errore dettato dal tentativo di ripetersi dopo i positivi riscontri ottenuti con “Dante XXI”, ma se è vero che nei proverbi latini si trova sempre qualche buono spunto per imparare, cogliamo l’occasione per ricordare che: ‘errare humanum est, perseverare autem diabolicum’. E chi persevera nell’errore finisce all’inferno, e stavolta non ci sarà Dante che tenga, perchè un altro capitolo così mediocre, prevedo, saranno ben in pochi a tollerarlo.

Nicola Furlan

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Tracklist:

01 A-Lex I
02 Moloko Mesto
03 Filthy Rot
04 We’ve Lost You
05 What I do!
06 A-Lex II
07 The Treatment
08 Metamorphosis
09 Sadistic Values
10 Forceful Behavior
11 Conform
12 A-Lex III
13 The Experiment
14 Strike
15 Enough Said
16 Ludwig Van
17 A-Lex IV
18 Paradox

Line-Up:

Derrick Green: voce
Andreas Kisser: chitarra
Paulo Pinto Jr.: basso
Jean Dolabella: batteria

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