Recensione: S’Accabadora

Di Marco Donè - 28 Dicembre 2022 - 13:00
S’Accabadora
Band: Hell Theater
Etichetta: WormHoleDeath
Genere: Heavy 
Anno: 2022
Nazione:
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80

Era il 2011 quando gli Hell Theater decisero di rivelarsi al mondo, in tutta la loro spettrale oscurità. In quell’anno, infatti, la formazione di Treviso pubblicò il suo primo vagito, il demo “Smell of Blood”, che diede subito uno scossone all’underground italico. Dodici mesi dopo arrivava il disco di debutto, intitolato “Reincarnation of Evil”, pubblicato dall’allora fondamentale My Graveyard Productions. Di lì a poco – grazie al loro sound, che poteva essere definito come una versione 2.0 dei Mercyful Fate, e grazie alla teatralità delle loro esibizioni – gli Hell Theater iniziarono a girare in lungo e in largo l’Italia – e non solo – calcando palchi sempre più importanti. La compagine veneta sembrava in rampa di lancio, pronta a decollare verso i piani alti del metallo europeo. Purtroppo, però, come spesso accade alle storie più belle, l’imprevisto era lì, dietro l’angolo, pronto ad attendere i Nostri. Alcuni scossoni interni destabilizzarono la formazione trevigiana, che piano piano fece perdere ogni sua traccia, lasciandosi avvolgere dalle nubi, nere come la pece, esalate dalla stessa band. È come se gli Hell Theater avessero deciso di ritirarsi in una dimensione parallela – in cui a dominare sono le tenebre – per rigenerarsi, e rimanervi fino a quando le congiunzioni astrali avrebbero permesso loro il ritorno. Un silenzio durato ben dieci lunghi anni. Un silenzio che il teatro dell’inferno decide di rompere proprio in questo 2022, con l’attesissimo “S’Accabadora”, il nuovo full length griffato Hell Theater.

Inutile nascondere che le aspettative attorno a “S’Accabadora” erano altissime. L’attesa per il secondo lavoro degli Hell Theater, d’altronde, è stata lunga, lunghissima. La formazione di Treviso sapeva di avere i riflettori puntati e che “S’Accabadora” rappresentava un passaggio fondamentale per la propria carriera. Beh, nonostante le difficoltà, nonostante la pressione i Nostri hanno retto il colpo, realizzando un platter che definire superlativo è dire poco. Rispetto al più diretto “Reincarnation of Evil”, l’horror metal band veneta mette a segno un disco teatrale, in cui l’incedere delle undici tracce che lo compongono segue alla perfezione l’evoluzione del concept narrato. Già, il concept… Per comprendere la seconda fatica degli Hell Theater dobbiamo partire proprio da qui, e capire cosa rappresenta il termine Accabadora. Con il nuovo album i Nostri ci proiettano nella tradizione sarda, dove la Accabadora era una donna designata a portare la dolce morte ai malati terminali. Questa figura veniva chiamata dai familiari del malato e, utilizzando il matzolu (un particolare bastone di legno, n.d.a.), poneva fine alle sofferenze dello sfortunato individuo. La leggenda vuole, però, che se l’Accabadora veniva chiamata per porre fine a una persona non terminale, una terribile maledizione avrebbe colpito la famiglia dell’innocente. Ed è proprio da questo punto che inizia la storia narrata dagli Hell Theater.

Come dicevamo qualche riga sopra, “S’Accabadora” è un disco teatrale, nettamente più maturo rispetto a quanto gli Hell Theater avevano espresso dieci anni fa. Le atmosfere oscure, cupe, tetre che caratterizzano l’album esprimono alla perfezione l’evoluzione del concept. La sensazione che si prova con il primo ascolto è di pura tensione, come se i Nostri avessero deciso di accompagnarci in un vero e proprio incubo, regalandoci agghiaccianti visioni. Un’esperienza che inizia già da ‘Laughing Doll’, traccia posta in apertura, dove il cantante Victor Solinas, accompagnato da un oscuro organo, ci catapulta nella storia recitando una lettura in sardo. Una prova magistrale, degna di un vero attore di teatro. Dal punto di vista musicale, “S’Accabadora” poggia sul maniacale lavoro delle due asce – Brian Steele e Bob Axx – che ci regalano riff schiacciasassi, degni dei migliori Denner-Shermann. I due, inoltre, sfoderano degli assoli al fulmicotone, che spazzano via buona parte della concorrenza, seguendo la lezione impartita dalla coppia Tipton-Downing. A queste dosi di metallo tonante, Steele e Axx alternano sinistri arpeggi, rallentamenti e improvvise accelerazioni. Il tutto viene interpretato alla perfezione dal già citato Victor Solinas, qui in uno stato di forma strepitoso. Il cantante risulta ispiratissimo, spaziando in tutto il suo spettro vocale – dalle note di petto a quelle in voce piena, dando il meglio di sé nel falsetto – per uno stile che trae ispirazione da King Diamond, e non solo. A dare ulteriore valore all’album ci pensa poi Unh Buryan, che in “S’Accabadora” non si limita a fare il randellatore di pelli come avvenuto in “Reincarnation of Evil”, ma regala alcune finezze che esaltano la prova delle due chitarre. Il batterista si rivela un’autentica macchina da guerra nelle parti veloci e dimostra di possedere buon gusto negli arrangiamenti nelle partiture più lente e teatrali, donando dinamica e una marcia in più alle varie composizioni. Le atmosfere spettrali che caratterizzano l’album vengono poi valorizzate dalla produzione volutamente rétro, che aumenta il fascino del disco. In un contesto del genere, citare una canzone rispetto a un’altra è davvero complicato: “S’accabadora”, nei suoi cinquantanove minuti, si esprime su livelli elevatissimi, senza cali di tensione, tenendo l’ascoltatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.

Insomma: se “S’Accabodara” fosse stato realizzato dai Mercyful Fate molto probabilmente saremo tutti qui a urlare al miracolo, a innalzarlo a disco del decennio. Gli Hell Theater non godono certo della stessa fama dei Mercyful Fate ed è proprio in un contesto simile che noi metalhead possiamo ricoprire un ruolo fondamentale. Sì, perché spetta a noi valorizzare “S’Accabadora”, dargli le dovute attenzioni, non farlo passare inosservato. Abbiamo la fortuna che a sfornare un album di tal fattura sia stata una formazione italiana, capace di rilasciare un disco trascinante, coinvolgente, che rappresenta alla perfezione un certo modo di intendere l’heavy metal: quello più teatrale e orrorifico. Correte ad accaparrarvene una copia, non ne rimarrete delusi, credetemi. E se per la promozione di “S’Accabadora” gli Hell Theater dovessero passare vicino casa vostra, non mancate al concerto: il live del combo veneto è un’esperienza che non si dimentica facilmente.

Marco Donè

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80