Recensione: Adrift [EP]

Di Nicola Furlan - 4 Giugno 2025 - 0:17
Adrift [EP]
Band: Marea
Etichetta: Masked Dead Records
Genere: Black 
Anno:
Nazione:
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82

I Marea sono una realtà tutta italiana, capitanata dal polistrumentista e compositore M.B., mente creativa e cuore pulsante del progetto. In questo nuovo lavoro, Adrift”, si aggiunge la presenza significativa del batterista Alessandro Mori (Entirety, Hanormale, Last Call for the Road, Total Death), il cui apporto dona dinamismo e profondità a una scrittura già ricca di sfumature. Il risultato è un’opera che, senza troppi giri di parole, si impone come una delle uscite più interessanti e personali nel panorama del metal estremo del 2025.

Adrift” non è solo un disco: è un viaggio emotivo, un’esperienza sonora che scava nel profondo, tra memorie, dolori e speranze disilluse. Le sue atmosfere sono dense, cupe ma allo stesso tempo intime, capaci di trasmettere un ampio spettro emotivo che va dalla sofferenza più cruda alla malinconia più sottile. C’è un senso di perdita che aleggia in ogni brano, ma non si tratta mai di vuoto fine a stesso: tutto è funzionale a costruire un percorso coerente, viscerale, capace di toccare corde molto personali. Il suono riempie ogni spazio con una potenza quasi cinematografica. Le chitarre disegnano paesaggi sonori vasti e stratificati, mentre le voci, spesso lontane, filtrate, come richieste d’aiuto sussurrate da un altrove indefinito, diventano parte integrante dell’atmosfera, mai protagoniste assolute ma sempre emotivamente presenti. In Adrift” si ha la sensazione che la musica sia una materia viva, che cresce, si contorce e si dissolve nel tempo di un respiro. E quando sembra che la tensione emotiva abbia raggiunto il suo apice, il disco sorprende: non c’è catarsi, non c’è consolazione. La luce tanto cercata sembra allontanarsi, dissolversi lentamente, lasciando spazio a un’ulteriore discesa nell’interiorità. Un processo doloroso, ma profondamente onesto. Chi potrebbe considerare certi riferimenti un segnale di scarsa ispirazione si sbaglierebbe di grosso: Adrift” omaggia, senza mai scimmiottare. Se siete tra coloro che hanno amato i primi Anathema o i Novembre degli esordi, troverete in questo lavoro un’eredità raccolta con rispetto e trasformata in qualcosa di personale, autentico. Ogni passaggio ha un significato, ogni dinamica una ragione. C’è un’urgenza espressiva che travalica il semplice esercizio di stile.

Brani come Useless”, feroce e spietato nel suo incedere oRusted”, carico di struggente malinconia, mostrano due volti diversi della stessa anima: la rabbia e la consapevolezza, il grido e il ricordo. Entrambi riescono a evocare sfumature tipiche di certa scuola dark/doom britannica, senza però perdere mai una forte identità personale. Ma è con la title track Marea” che la band tocca il suo vertice espressivo: quasi tredici minuti di pura intensità emotiva, una composizione che si muove tra stratificazioni sonore, esplosioni improvvise, rarefazioni acustiche e momenti di apparente quiete. È una vera e propria narrazione musicale, un viaggio interiore tra urla e silenzi, tra visioni oniriche e ferite ancora aperte. Una suite che riassume tutto il potenziale della band e che ne mostra una maturità compositiva davvero notevole. La produzione è eccellente: riesce infatti a dare piena espressione ai vari mood che caratterizzano il disco, risultando assolutamente efficace nel valorizzare e rendere ancora più incisive le idee del mastermind della band, M.B. Ogni sfumatura emotiva e ogni dinamica trovano così un impatto ancora più profondo e coinvolgente, conferendo al lavoro una coesione e una potenza espressiva rare.

Adrift” si configura così come un lavoro che non si lascia incasellare facilmente. È un ibrido ben riuscito di post-black, alternative acoustico, shoegaze e doom che oscilla tra inserti aperti e delicati a momenti più abrasivi e feroci, in un equilibrio che riflette perfettamente l’animo tormentato, ma estremamente sensibile di chi l’ha creato. Le influenze ci sono, ma vengono rielaborate con intelligenza e personalità. In un panorama spesso saturo e prevedibile, i Marea offrono una visione sincera profonda, e soprattutto con una prospettiva artistica ben chiara. Adrift” non è solo un disco riuscito: è un’opera che resta, che lascia un segno e che conferma come il metal estremo, quando guidato da cuore e visione, possa ancora emozionare e sorprendere. Una delle release più convincenti, sentite e cariche di significato di questo 2025.

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