Recensione: Advance and Vanquish

Di CirithUngol - 25 Aprile 2005 - 0:00
Advance and Vanquish
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Anno: 2004
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90

“Advance and Vanquish” (uscito negli ultimi mesi del 2004) dei canadesi “3 Inches of Blood” si fionda direttamente al primo posto della mia personalissima top ten di questo 2005. Erano anni che non mi esaltavo in questo modo dopo l’ascolto di un cd. Devastante sotto ogni punto di vista, A&V, pur non inventando nulla, riesce nel difficile compito di brutalizzare i luoghi comuni del metal classico di stampo americano rielaborandoli attraverso un’ ottica devastante pur rimanendo comunque ancorati al più sanguigno heavy metal.
Incredibilmente speed ed heavy metal conditi con una sempre presente vena epic (soprattutto nelle linee vocali ) riescono a convivere senza problemi e soprattutto senza che il tutto risulti banale e forzato. Un colata d’acciaio fuso come non ascoltavo da anni, un disco che mi ha reso orgoglioso di essere ascoltatore di questo genere musicale. I 3 Inches of Blood non inventano nulla eppure mi riesce difficile trovare un termine di paragone che renda l’idea dell’olocausto metallico partorito da questi cinque ragazzi provenienti da Vancouver. Immaginate un ipotetico ibrido dove confluiscono in maniera esemplare Running Wild, Omen, i primi OverKill, i primi Slayer, Judas Priest, Iron Maiden, Exciter ed Ensiferum il tutto rivisitato attraverso massicce incursioni in territori speed & thrash e condito dalla presenza di due cantanti di razza, due autentici demoni scesi sulla terra con spada, ascia e borchie. Un cantato a metà strada tra Halford e Udo viene demonizzato da continue screaming vocals al limite del black ma costantemente caratterizzate da linee vocali orecchiabili e facilmente memorizzabili.

La bellissima copertina descrive in maniera esemplare la musica contenuta in questo disco, tredici inni d’acciaio forgiati in qualche landa desolata dell’antica Aquilonia. Quando parlo di epicità non intendo descrivere duelli tra il buon ed il cattivo a cavallo di bianchi cavalli in valli incantate, ma di barbarici scontri tra cimieri brandenti asce insanguinate che cozzano su cotte di maglia metalliche di pitti invasori nelle fredde terre dell’antica cimmeria. Non vi è un solo brano che possa risultare un riempitivo ma incredibilmente “Advance and Vanquish” raggiunge il suo apice della sesta traccia in poi confezionando una manciata di pezzi che non mancheranno di far muovere le vostre folte chiome. E’ di fatti con Lord of the Storm che per quanto mi riguarda il disco ha un impennata spaventosa. L’inizio Runningwildiano sfocia in men che non si dica in una bordata d’acciaio caratterizzata da linee vocali tiratissime giocate sull’alternanza tra parti più rilassate ed altre al limite del black melodico. Spettacolare l’accelerazione in doppi cassa all’altezza del ritornello. Il vero capolavoro risponde il nome di Wykydtron una speed epic song spettacolare sotto ogni punto di vista. Una battagliera introduzione iper metallica si trasforma in un assalto d’altri tempi, epiche sceeming volcals evidenziano un barbarico ritornello dalla fortissima carica epic che vi si stamperà in testa al primo ascolto. Bellissima!
Ancora barbaric epic metal con la veloce Swordmaster altra chicca caratterizzata da sfuriate in doppia cassa brutali ma accompagnate sempre da epiche e melodiche linee vocali. Sottolineo il fatto che le accelerazioni in doppia cassa vengono usate con parsimonia e solo per evidenziare le parti più tirate. Un inizio più votato al metal classico made in USA è solo l’antipasto dell’ennesima sfuriata power speed epic che risponde al nome di Axes of Evil. Ancora sugli scudi l’indemoniati Cam Pipes e Jimie Hooper autori di una prova superlativa anche nella seguente Crazy Night, un’ estrema metallizzazione dei cliché di un ipotetici ibrido tra Accept e Twisted Sister amplificati da riff schiacciasassi e da un semplicissimo ed immediato ritornello. Con Destroy the Orc si torna su binari iper metallici questa volta legati a band come Savage Grace e Omen.
The Phantom of The Crimson Cloak si impone come ennesima hit del disco dove la fa da padrone un muro sonoro impenetrabile creato dalla due asce ed ancora una volta da una spettacolare prestazione di questi due singer . Chiude l’album Isle of Eternal Despair , metallo allo stato puro, veloce, epica, melodica e dannatamente heavy metal. Non mi resta che consigliarvi l’acquisto a scatola chiusa ma se proprio non vi fidate vi invito ad ascoltare Deadly Sinners direttamente dal loro sito, un brano abbastanza melodico e diretto per i loro standard ma che credo vi possa far capire più o meno a cosa andrete incontro.

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