Recensione: All That’s Behind
L’attitudine è tutto nella vita. Se ci mettiamo anche passione, buone capacità individuali e una certa dose di malizia creativa nasce un disco come All That’s Behind. Il gruppo veronese dà sfoggio di un invidiabile talento compositivo e di un particolare momento di forma, regalando all’ascoltatore un platter davvero ben fatto, cesellato nei più piccoli dettagli, violento e potente come da tradizione tipicamente thrash. Un suono senza dubbio nuovo, che non disdegna i canoni di una musica così tanto amata da generazioni di musicisti metal, ma fa anche alle nuove tendenze musicali, senza peraltro snaturarsi o cadere nei trabocchetti dei cliché.
L’azione dei Vehement è aggressiva, forte di canzoni rapide e articolate, infarcite di riff taglienti e numerosi cambi di tempo che garantiscono un impatto tremendo. Al Suelo Todo El Mundo è il personalissimo benvenuto della band scaligera all’ascoltatore, che viene trascinato nel bel mezzo di un golpe in un paese indefinito, tra i commenti di un giornalista attonito e l’irruzione della guardia civile in parlamento. Ritmi martellanti fanno da colonna sonora a un’immagine cruda, forte, conclusa da una sparatoria. Un incipit insolito, furente, animato dalla lotta contro la massificazione e la barbarie della razza umana: l’ennesimo grido di dolore contro un mondo in balia di una moralità corrotta.
Un songwriting attento alla fase lirica e musicale fa di questo album un prodotto gradevole e curato nei minimi dettagli. La voce di Michele Cordioli spazia da un growl potente, nerissimo al cantato pulito. Melodie intriganti, assoli calibrati e precisi trovano l’habitat ideale in un comparto ritmico privo di sbavature, orchestrato dietro le pelli dal frenetico Stefano Savi. The Slow Drowning of Morality e All That’s Behind catapultano l’ascoltatore in un’atmosfera carica di rabbia cieca, una frustrazione endemica che trova sfogo in suoni violenti ma controllati. La produzione, più che discreta, valorizza ogni componente del gruppo, mettendo in luce i passaggi chiave. Si prosegue sull’onda del rancore fino all’intro di Slaughter House of Parliament, vero e proprio atto di denuncia verso la classe politica. Tutto in italiano.
L’album si dipana a ritmi incalzanti senza la possibilità di rifiatare, se non nella parte centrale di Memento Mori o in High blood Pressure. Lo strumentale The Art of Oppression conclude l’opera dei Nostri, o così pare… due minuti dopo, la ciliegina sulla torta: una ghost track a velocità siderale, da cuore in gola, regala l’ultima emozione.
Vehement è una band da tenere sott’occhio: un plauso alla My Kingdom Music, che pubblicherà ufficialmente All That’s Behind in ottobre. Le soddisfazioni non mancheranno…
Daniele Peluso
Tracklist
01 Al Suelo Todo El Mundo
02 The Slow Drowning of Morality
03 All That’s Behind
04 Preachers of Warfare
05 Mask
06 Slaughter House of Parliament
07 Memento Mori
08 High Blood Pressure
09 No Reason to Fight For
10 The Art of Oppression