Recensione: Altered Realities

Di Marco Donè - 27 Gennaio 2024 - 15:11
Altered Realities
Band: Sovereign
Genere: Death  Thrash 
Anno: 2024
Nazione:
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75

I Sovereign arrivano da Oslo, Norvegia. Sulla carta sono un nome nuovo della scena estrema scandinava ma se entriamo nel dettaglio ci accorgiamo che non è proprio così. Sì, perché il quartetto, formatosi nel 2018, può contare su musicisti con un’interessante carriera alle spalle, che può poggiare sull’esperienza maturata con gruppi come Nocturnal Breed ed Execration. Capitanati dal chitarrista Tommy Jacobsen – e forti di un contratto con l’etichetta americana Dark Descent Records – i Sovereign pubblicano il loro disco di debutto, intitolato “Altered Realities”, a inizi 2024. Con il loro primo album, però, i quattro norvegesi ci fanno compiere un salto a ritroso nel tempo, trasportandoci a cavallo degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. In particolare nel periodo in cui il thrash e il death metal stavano testando vie nuove, più tecniche e ricercate, più “sperimentali”, per certi versi.

È sufficiente inserire il disco nello stereo e premere il tasto play per capire quanto appena sottolineato. Bastano infatti le note iniziali di “Altered Realities” per mettere subito le cose in chiaro. A partire dal suono, curato e potente – capace di valorizzare ogni singolo strumento – ma dal forte sapore rétro, che ci proietta proprio nel periodo descritto poco sopra. La proposta dei Sovereign, poi, è fortemente ispirata a nomi come Dark Angel, Pestilence, un pizzico di primi Sepultura e una spruzzatina di quelle visioni fantascientifiche lanciate dai Voivod. E potremmo elencare altri nomi ancora. Nonostante questo, però, “Altered Realities” suona tutt’altro che derivativo. È un lavoro dotato di una propria identità, capace di coinvolgere l’ascoltare in tutta la sua durata. Certo, non inventerà nulla di nuovo, ma regala davvero tanta qualità. E la quasi title track, posta in apertura d’album, ne è un chiaro esempio. “Altered Realities” è un disco che trasuda passione da ogni singola nota, che riporta in auge lo spirito primigenio di un certo modo di intendere il metal. È un album distante anni luce dalle mode del momento che, per certi aspetti, stanno snaturando e impoverendo la musica a noi cara.

Con “Altered Realities” ci troviamo al cospetto di un disco in bilico tra thrash e death, in cui le chitarre del duo Jacobsen-Fineideath fanno la voce grossa. Le due asce liberano tutta la loro aggressività in riff spezza collo, fino a sfociare in interessanti tecnicismi che trovano il proprio apice in fase solistica. Le chitarre sono poi supportate alla perfezione dalla batteria di Syversrud, in grado di donare grande dinamica ai pezzi, oltre a garantire precisione e aggressività. Ottima la prova al basso di Gravskjender, pronto a erigere un vero e proprio muro di suono. In questo modo, gli oltre quaranta minuti che compongono “Altered Realities” scorrono con vero piacere e trasporto. Quaranta minuti di autentico pestaggio sonoro, caratterizzato da assalti frontali, rallentamenti e accelerazioni come la vecchia scuola ci aveva insegnato e abituato. Le composizioni, poi, sono interpretate alla perfezione dalla sgraziata voce dello stesso Gravskjender, che ricorda molto da vicino il Mameli dei primi anni Novanta.

Nello stilare queste righe, purtroppo, non abbiamo avuto a nostra disposizione i testi e non siamo quindi riusciti ad approfondire al meglio le tematiche trattate nelle sette tracce che compongono “Altered Realities”. Le dichiarazioni rilasciate da Jacobsen fanno però capire che l’album tratti eventi personali accaduti al musicista e alla band. Con i testi sotto mano, sarebbe stato interessante scoprire se anche in sede lirica vi fosse lo stesso approccio old school, con maggiore profondità ed ermetismo rispetto alla superficialità che riscontriamo in tante band di tendenza uscite nell’ultimo decennio.

Credo sia ormai chiaro che con “Altered Realities” i Sovereign abbiano fatto centro. Sono riusciti nell’intento di realizzare un album in grado di soddisfare gli esigenti palati dei metalhead più attempati e puri ma che, grazie alla sua qualità, passione e genuinità, saprà fare breccia anche tra le nuove leve. Un lavoro in grado di travolgere e coinvolgere l’ascoltare che, senza rendersene conto, canzone dopo canzone, si ritroverà a scapocciare come un novello sedicenne. Insomma: “Altered Realities” è un lavoro che non bisogna assolutamente farsi scappare. E se il 2024 si apre in questo modo, beh, le premesse per un anno di alta qualità ci sono davvero tutte.

Marco Donè

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