Recensione: Älvefärd – Sagovindars Boning

Di Daniele Balestrieri - 8 Dicembre 2008 - 0:00
Älvefärd – Sagovindars Boning
Band: Otyg
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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92

Dev’essere difficile rimestare a questo modo nella terra fredda per riportare alla luce dei morti di un calibro simile. Non si sa dove, come né quando la signora Napalm Records abbia deciso di riesumare l’intera carriera commerciale di uno dei gruppi più celebrati dell’intera storia del folk metal scandinavo e di ripubblicarla in un doppio CD. Fatto è che vedere, dopo dieci anni, ricomparire il nome degli Otyg tra gli scaffali dei negozi di dischi beh, fa un certo effetto.
Certo che Napalm non deve voler molto bene ai propri fan, visto che ha deciso di prendere Sagovindars Boning e Älvefärd così come sono, senza aggiunte di sorta, di schiaffarli in una confezione per doppi CD, di incollare i due libretti insieme, di far disegnare la copertina a un babbuino con l’Alzheimer e di mettere il tutto in commercio. A questo punto, i veterani del genere possono anche smettere di leggere, perché non avranno bisogno di altre informazioni. Per tutti gli altri che non hanno ben capito di cosa si stia parlando, è bene aggiungere un paio di note storiche.

Gli Otyg furono creati dal celebre Vintersorg, una delle voci più caratteristiche del metal svedese, ma la loro storia musicale si concluse dopo appena due dischi: Älvefärd, del 1998, e Sagovindars Boning, del 1999. In quel periodo Vintersorg era in piena estasi folk, tanto che con il suo progetto parallelo, chiamato Vintersorg, più o meno nel medesimo periodo pubblicò altri due pilastri del folk metal, Till Fjälls e Ödemarkens Son. In seguito, qualcosa si dev’essere rotta nel cervello del poliedrico artista e con Cosmic Genesis inizia un nuovo millennio in casa Vintersorg, un millennio avulso da ogni tipo di velleità folk. I Vintersorg proseguirono la loro corsa musicale fino al recente Solens Rötter – che, ironicamente, sembra strizzare nuovamente l’occhio al periodo folk – mentre gli Otyg ebbero la peggio e nonostante l’annunciato Djavulen, si sciolsero lasciando un po’ d’amarezza nei fan di allora.
Nonostante il ripudio, Vintersorg può gonfiare fieramente il petto e dichiarare che i suoi Otyg hanno segnato il sentiero del folk metal moderno: due opere di una tale raffinatezza sono tutt’ora inedite nel campo del folk puro e nonostante i 10 anni di età, entrambi i dischi non hanno perso il loro immarcescibile smalto. Per chiunque abbia voglia di approfondire il contenuto degli album, su Truemetal sono presenti le due paleolitiche recensioni che sono tuttora valide, dal momento che, come già anticipato, Napalm ha deciso di ristamparle brutalmente e di reimmetterle sul mercato nella loro forma originaria.
Questa non può non avere il sapore di una mossa meramente commerciale per racimolare due soldi con il minimo spreco d’energia. Niente frizzi, niente lazzi, niente contorni, nessuno specchietto per le allodole in grado di attirare coloro che questi dischi li hanno divorati per dieci anni di fila. Non ci venissero a dire che non esiste materiale non pubblicato degli Otyg, perché tra i tre demo Bergtagen, I Trollskogens Drömmande Mörker e Galdersång till Bergfadern, che insieme totalizzano la bellezza di trenta (30) tracce unreleased, di cui solo una piccola parte rimaneggiata e ricomparsa negli album definitivi, e il leggendario live in Olanda, di materiale ce n’è per pubblicare altri due album analoghi. La cura per l’edizione è davvero ridotta ai minimi termini e non mette in buona luce l’onestà di una simile operazione cash-in.

Tuttavia l’intera vicenda merita un paio di osservazioni aggiuntive: mentre di copie di Älvefärd è ancora pieno il mondo, di Sagovindars Boning si è persa ogni traccia legale, e considerato il suo enorme valore storico, sarebbe un vero peccato che coloro che si sono avvicinati di recente al genere non abbiano la possibilità di ascoltare due pietre miliari del folk metal. Inoltre, questo potrebbe essere un tentativo un po’ goffo da parte di Napalm di tastare il terreno per qualche eventuale pubblicazione a sorpresa. Sia come sia, non ci è dato conoscere il grande schema delle cose; tuttavia dinnanzi a due lavori di una simile portata, le chiacchiere su qualsivoglia speculazione si trasformano in sussurri e i sussurri in silenzio reverenziale.
Riascoltare dopo 10 anni lo stupendo dialogo tra le stagioni di Årstider, il tumulto di Ulvskrede, la malinconica ed epica Skymningsdans, il fantastico duetto d’apertura di Huldran, l’ormai leggendaria Trollslottet con i suoi intricati passaggi in munnharpe, la gelida Fjällstorm… fa tuttora rimanere senza fiato. I viaggi di Vintersorg sono sublimi e senza tempo, le soluzioni melodiche sempre stupefacenti e interessanti: le sue canzoni sono ormai diventate storia e poi leggenda che trascina gli ascoltatori in un universo tumultuoso ed abbagliante, popolato di spiriti che affondano le navi con le loro braccia ricoperte di alghe, o monti popolati di troll, foreste oscure dove branchi di lupi si riversano in vallate popolate da donne la cui pelle è corteccia e i capelli strali di muschio. Mai nessuno, tranne forse gli Storm con il loro misantropico minimalismo, era riuscito a dar vita tanto vivida ed energica alla sterminata tradizione popolare scandinava.
Con un’ispirata scelta di melodie e un’esecuzione tecnica notevole, specialmente in Sagovindars Boning, e con le pungenti sviolinate, l’ugola di Cia Hedmark e il calore degli strumenti tradizionali di Daniel Fredriksson, gli Otyg sono entrati a pieno diritto nella storia tanto da diventare imprescindibili nel proprio genere.

Curiosa la scelta di mischiare l’ordine dei CD, ma non importa: invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia. Anzi, i risultati, non cambiano. Perché alla fine dei giochi, questa collezione vale tutto o niente. Niente, perché non ha alcun senso per chiunque possieda già entrambi i CD, e tutto… perché i fortunati che ancora devono mettere piede nel mondo degli Otyg potranno catturare due piccioni con appena qualche euro. Due piccioni che probabilmente hanno segnato il vertice assoluto del folk metal purissimo e che con altrettanta probabilità devono ancora essere raggiunti, o anche solo sfiorati.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

Älvefärd:

1. Huldran
2. I Trollberg Och Skog
3. Älvadimmans Omdaning
4. Ulvskrede
5. Fjällstorm
6. I Höstlig Dräkt
7. Myrdingar – Martyrium
8. Allfader Vise
9. Fjälldrottningens Slott
10. Trollpiskat Ödemarksblod
11. Draugen
12. Skymningsdans

Sagovindars Boning:

1. Trollslottet
2. Vilievandring
3. Galdersbesjungen
4. När Älvadrottningen Kröns
5. Bäckahästen
6. Årstider
7. Mossfrun Kölnar
8. Vättar Och Jättar
9. Holy Diver
10. Lövjerskan
11. Varulvsnatt
12. Gygralock

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