Recensione: Anorectic

Di Alessandro Zaccarini - 19 Ottobre 2008 - 0:00
Anorectic
Band: Negative
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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62

Che i Negative non siano un manifesto di sudore e grinta, di istinto primordiale e sei corde ruggenti non è un segreto. Basti dire, per chi non li conoscesse, che nella scena sono sempre state etichettati un po’ come i Backyard Babies riusciti male, molto male aggiungerei se mi è permesso. Uno di quei gruppi un po’ troppo artificiali dentro e fuori, in musica quanto in un look pronto a far breccia in qualche cuoricino emo o nei rocker improvvisati nel pomeriggio di MTV. Insomma un quadro davvero abbastanza triste tipico della Finalndia di oggi, una nazione che per quanto stia diventando dominante in altre ramificazioni del metal continua anche a partorire questi ibridi costruiti in laboratorio per scalare le classifiche e guadagnarsi spazio nei palinsesti delle reti musicali.

Con Anorectic però, ci regalano un miglioramento inaspettato. Dati già per finiti e spacciati, i Negative pubblicano un disco ambiguo che rimane sì vicino ai lavori precedenti ma migliora e non poco dal punto di vista della grinta e dell’interpretazione. Che sia la voglia di prendersi un’altra opportunità, che sia la voglia di sottrarsi al rischio di venire lapidati in seguito all’ennesimo prodotto ruffiano e sintetico, questa volta i Negative hanno risalito un pochettino la china grazie a brani come Sinner’s Night – Misty Morning o Glory Of The Shame.

Grazie a questa manciata di episodi più riusciti, a discapito di una copertina a mio modo di vedere inguardabile e alcuni brani da video-clip nel pomeriggio di Viva & Co, si intravede musica vera, riff degni di questo nome e brani che nello scenario più utopico e felice possibile potrebbero rappresentare un nuovo punto di partenza (?) per la band. Personalmente ci credo poco, ma penso che il livello di quello che i Negative hanno fatto con Anorectic superi tranquillamente di una spanna tutto quello pubblicato dalla band fino a oggi, e questo non può che essere una buona notizia.

Un passo di allontanamento dal regno mediatico di The 69 Eyes e compagnia, nella speranza che non sia un errore di percorso ma una scelta consapevole di cui la band non si pentirà nel prossimo futuro. Ripeto, un disco che non mi sentirei di consigliare a nessuno, ma un disco quantomeno migliore dei suoi predecessori.

Tracklist:
01. Arrival
02. Glory Of The Shame
03. Reflections
04. One Last Shot
05. Fading Yourself
06. Planet Of The Sun
07. A Song For The Broken Hearted
08. Sinner’s Night – Misty Morning
09. Swans
10. Stop Fuckin’ Around
11. Embracing Past
12. We Can’t Go On
13. In Memoriam (Immortal Peace)

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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