Recensione: Antinomian

Di Emanuele Calderone - 10 Ottobre 2011 - 0:00
Antinomian
Band: Mhorgl
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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52

Nati a Perth nel 2004, i Mhorgl sono uno dei tanti nomi nuovi emersi dalla scena black australiana.
Formata da Louis Rando alla batteria, Robert Thorpe alla chitarra, James Campbell al basso e chitarra e Sam Moretta alla voce, la band giunge a pubblicare il secondo album, denominato “Antinomian”, nel 2010.

Prodotto dalla The Execution Collective, “Antinomian” è il classico lavoro in forte ritardo sui tempi. Non ce ne voglia nessuno, ma il dover commentare obiettivamente un disco del genere, al giorno d’oggi, spiazza.
Dediti a un raw black metal dalle tinte ora melodiche ora pseudo-sperimentali, l’opera si sviluppa citando continuamente opere di un decennio fa, aggiungendo veramente poco ad un discorso musicale già ampiamente esplorato.
Dando un rapido ascolto al prodotto, saltano subito all’orecchio varie caratteristiche che ci aiuteranno a definire la valutazione finale. Si notano, in primis, le indubbie e buone capacità tecniche dei Nostri: i ragazzi si dimostrano particolarmente abili nel maneggiare i propri strumenti, offrendo una prova davvero esente da critiche. Il riffing è pulitissimo e non ci sono sbavature neanche nelle numerose parti soliste. La batteria tesse ritmiche sufficientemente varie, che incorniciano ciascuno degli otto brani ivi contenuti.
Anche il basso di James riesce a ritagliarsi il suo spazio, risultando sempre pulsante e ben udibile. Nulla da eccepire neppure per quanto riguarda la prestazione di Moretta: il cantante, pur se dotato di un timbro vocale standard, sfodera uno scream eseguito perfettamente.
Il secondo aspetto che viene a galla fin dalle prime battute è una certa banalità del songwriting: tutto, a partire dai riff, per passare agli stacchi strumentali, sino ad arrivare a certe aperture melodiche, sa tremendamente di già sentito. Manca la ricerca di soluzioni che, pur se non propriamente originali, evidenzi un approccio più personale.
Ecco quindi che ci si muove tra continui “tributi”, per non chiamarli plagi, a gruppi che hanno fatto la storia. Tra questi, giusto per fare un nome, figurano quei Belphegor autori di album di culto come Lucifer Incestus e Goatreich – Fleshcut. In tutto ciò, non mancano neanche richiami a un certo thrash canadese sperimentale -e ricco di dissonanze- (sapete perfettamente a chi ci stiamo riferendo).
Più si va avanti con gli ascolti, però, e più ci si accorge che il vero problema non sono neanche i continui rimandi ad altri artisti. Quello che veramente manca alle canzoni di Antinomian è la coesione. Detta in parole povere, la maggior parte dei pezzi suona confusionaria, raffazzonata e spesso e volentieri poco ragionata. Ne sono esempio “Essence of Evil”, piuttosto che la caotica “Kiss of Midnight”. Dulcis in fundo, troviamo poi un’agghiacciante versione black metal dell’immortale Mr. Crowley di Ozzy, totalmente stuprata e deturpata, che riesce a essere, a tratti, addirittura fastidiosa.
A risollevare un poco le sorti del full-length ci pensano episodi come la bella “Iron Clad Destruction”, che parte come l’ennesima mazzata in faccia, per poi raggiungere il culmine emotivo nella lunga sessione strumentale dal vago retrogusto progressive. Gli australiani si dimostrano, in questo isolato caso, non solo ottimo esecutori, ma anche bravi arrangiatori.
Niente male anche la sesta “Subterranean Assault Beast”, che pur non inventando nulla scorre via piuttosto piacevolmente, regalandoci tre minuti abbondanti di ferale black.

Non migliorano poi la situazione le liriche dei pezzi. Vada il voler essere cattivi a tutti i costi, passino anche certi eccessi tipici del genere suonato, si chiuda un orecchio anche per il simbolismo tipicamente “satanista”, ma qui il più delle volte si scade in una patetica ed involontaria comicità, che a tratta fa quasi tenerezza.

Ulteriore aspetto sul quale focalizzare l’attenzione è la produzione del disco: seppure la qualità non manchi, spesso sembra che i suoni difettino in potenza, soprattutto quelli delle chitarre, le quali paiono piuttosto piatte e prive del mordente richiesto. Differente invece il discorso per quanto riguarda batteria e basso, decisamente più in mostra e sempre ben udibili.

Questo è quanto. I Mhorgl compongono un cd potenzialmente interessante ma che finisce spesso per perdersi in un mare di banalità e confusione. Al fine di essere competitivi in una scena, quella black metal, sempre più satura, c’è bisogno di nuove idee, che siano buone e ben sfruttate.
Per ora non ci rimane che consigliare l’ascolto di questo disco solo ed esclusivamente ai die-hard fan, per tutti gli altri è altamente sconsigliato.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Nocturnal Blasphemy
02- Kiss of Midnight
03- Iron Clad Destruction
04- Essence of Evil
05- Necrohatred (A Tribute to Darkthrone)
06- Subterranean Assault Beast
07- The Paean of Hangatyr
08- Mr Crowley (Ozzy Osbourne cover)

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