Recensione: Apocalyptic Syndrome
Il death metal melodico è un genere decisamente abusato, come abusato è il
termine “death” nel suo nome, molto spesso; e, ultimamente, è stato
anche stuprato dalle miriadi di cosiddette band “metalcore”, parola
altrimenti riservata a definire commistioni ben più sincere, in cui l’hardcore
influiva pesantemente. Ma è successo, talvolta, che il death melodico si
spostasse dal solito abbinamento Dark Tranquillity/In Flames/ Soilwork per dare
vita a qualcosa di più viscerale, sentito e personale. Succedeva per esempio
coi sottovalutatissimi Construcdead di Repent, ormai cinque annetti fa, quando
alla melodia andava a fare da fondamenta un pesantissimo strato death metal,
ricco di idee, poi persesi negli anni successivi nell’impellente desiderio di
uniformarsi alla massa melodic-ruffiana: in sostanza, un suicidio artistico.
Gli svizzeri Darkmoon però sembrano fotografare proprio quel periodo
degli svedesi di cui sopra: ne riprendono a grandi linee il sound, anche se non
con gli stessi eccellenti risultati, ma sapendo comunque rendere il loro Apocalyptic
Syndrome un disco interessante e degno di ascolto. La base è un death
metal europeo, quindi quadrato e tutto sommato semplice, ma reso catchy sia da
ritmiche spessissimo cadenzate, sia dalle melodie che si insinuano nei loro riff.
Il punto vincente, probabilmente, è la scelta di usare un timbro vocale più
death metal tout-court che emo/core/melodic/quello che vi pare: il cantato non
basta però ovviamente a reggere da solo un intero album, ma in questo caso
contribuisce a rendere sicuramente più gradevoli pezzi che, altrimenti,
rischierebbero di perdersi in frettissima l’oblio.
Il vero problema è che strutture così semplici, senza picchi particolari di
qualità, l’oblio lo rischiano comunque: ci sono sì pezzi accattivanti, come la
title-track, la terza The hate still burns, la successiva Caravan of
the dead, o il tentativo black svedese di Black domain, ma tutto si
perde nello spunto iniziale, nella scelta di una soluzione sonora non sviluppata
a dovere, troppo immatura per sopravvivere alle avversità del mercato metal
odierno, oceano in piena capace di sommergere in fretta un disco quasi inerme,
come questo.
Siamo quindi alla fatidica frase “Avrebbero potuto… se fossero usciti
anni fa”, di cui troppe, troppe band oggi non si rendono conto: non basta
più suonare bene, produrre bene, proporre un artwork digitale, far uscire il
disco. Oggi bisogna spaccare, a tutti i costi, o ci si perde.
Questo fanno i Darkmoon, nonostante le indubbie qualità: soccombono
al mostro, dicono la loro con voce flebile e scivolano via, verso una carriera
futura dai molti dubbi.
Alberto Fittarelli
Tracklist:
1. Apocalyptic syndrome
2. My misery
3. The hate still burns
4. Caravan of the dead
5. Black domain
6. I am the end
7. Falling down
8. Human plague
9. I will be the last
10. Before the storm