Recensione: Apoptosis
A distanza di tre anni tornano a farsi sentire i finlandesi Sole Remedy, con il nuovo “Apoptosis”. La band nasce nel 1998 a Lahti e vede fra le proprie fila:
-Jukka Salovaara (voce e chitarra)
-Henry Silmonen (batteria)
-Mikko Laine (chitarra)
-Arturri Sipilä (basso)
-Eetu Karioja (tastiere, backing vocals)
Con l’ingresso, nel 2009, del bassista e del tastierista, i cinque musicisti entrano in studio per registrare questo nuovo disco. Lo stile del gruppo si muove tra momenti di chiara estrazione progressive metal (su tutti, le influenze più evidenti sono quelle dei Dream Theater, dei Pain of Salvation e degli Evergrey) e altri più accostabili al death metal di casa Opeth.
Ciò che colpisce fin dai primi ascolti, è la grande cura che il quintetto riserva alle melodie, sempre gradevoli e di facile presa, senza mai essere scontate. Il lavoro dietro le sei corde svolto dal duo Salovaara/Laine è di buona fattura, sia nel riffing -preciso, potente ma non esasperato-, sia negli assoli, sempre dosati con gusto e ben integrati nei pezzi. Ad accrescere l’impatto emotivo ci pensano le tastiere di Eetu, autore di una prova di qualità più che discreta. Le keyboard non risultano mai invadenti, tutt’altro: il giovane musicista contribuisce nella creazione delle atmosfere di ciascun brano, diventando indispensabile per l’economia del gruppo.
La sezione ritmica svolge un compito, tecnicamente, privo di sbavature, sebbene qualche volta sembra essere fin troppo leggera e dotata di poco mordente.
Premendo il tasto play del lettore, ci si ritrova al cospetto di “Comatose”, una delle tracce più interessanti dell’intero platter. La song risulta atipica, dotata di un mood particolarmente tranquillo e di una leggera vena malinconica. A spiccare immediatamente è la prova al microfono di Solvara, assolutamente convincente e azzeccata.
Con la successiva “Present Remorse” si nota però una decisa virata verso sonorità che richiamano, da una parte, l’operato di band quali Opeth e Dark Suns, dall’altro quello dei Disillusion dell’era “Gloria”.
A risaltare è l’indubbia capacità di essere diretti ma non scontati: il pezzo risulta gradevole e ben riuscito, pur senza brillare eccessivamente di originalità. Il riffing incalzante è sostenuto da un buon lavoro ritmico e dalla voce di Jukka. Quest’ultimo si dimostra in grado di spaziare con estrema disinvoltura dal growl alle clean vocals, risultando a suo agio in ogni situazione.
Proseguendo si nota come tutte le composizioni ricalchino, a grandi linee, lo stile di “Present Remorse”, alternando momenti più tesi e ricchi di pàthos, ad altri più pacati e meno estremi.
Tra i vari episodi presenti, quelli di maggiore interesse sono lo strumentale “Ordeal” -efficace e ben strutturata-, “Undertow”, dotata di linee melodiche estremamente accattivanti e facilmente memorizzabili, e non ultima “Wolf in Me”. Tale track, dal minutaggio considerevole (ben 8 minuti), riassume alla perfezione tutti i caratteri fondamentali della musica prodotta dal combo finlandese. Non manca proprio nulla: dall’alternanza growl/voce pulita, ai passaggi aggressivi di stampo death, dalle aperture ariose fino ad arrivare a stacchi acustici e assoli di grande gusto.
Ad un’analisi attenta ci si accorge però che non tutto è così perfetto come sembra ai primi ascolti. Se da un lato colpisce l’immediatezza e la freschezza di alcuni brani, dall’altro si nota come alcune canzoni tendano ad assomigliarsi decisamente troppo, sia per quanto concerne le strutture, sia per quel che riguarda le musiche. Ciò rende “Apoptosis” un prodotto che rischia di non reggere la prova del tempo, finendo per risultare talvolta ripetitivo e presentando qualche passaggio superfluo.
Tra i pregi dell’album va segnalata un’ottima registrazione, accurata e professionale, che rende i suoni del platter puliti e cristallini. Ciò permette all’ascoltatore di godere a pieno delle buone qualità dei musicisti coinvolti in tale progetto.
In conclusione, questo lavoro pur non rivoluzionando la scena progressive/death mondiale, rimane comunque un disco fresco che può destare l’interesse di chi è alla ricerca di sonorità non troppo estreme.
Una manciata di buoni brani e melodie dirette e di facile presa riusciranno a fare sicuramente breccia nel cuore dei neofiti, per tutti gli altri rimane un ascolto non necessario, ma comunque piacevole.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01- Comatose
02- Present Remorse
03- Leave
04- The Burden
05- Ordeal
06- The Undertow
07- Apoptosis
08- Wolf in Me
09- Solace
10- Past Decay