Recensione: As Darkness Reigns

Di Marco Catarzi - 29 Novembre 2020 - 11:51
As Darkness Reigns
Band: Oracle (US)
Etichetta: Massacre Records
Genere: Heavy  Power 
Anno: 1993
Nazione:
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82

In ambito metal la Florida dei primi anni Novanta era giustamente alla ribalta per l’esplosione della scena death metal. Le sonorità più tradizionali non mostravano particolare vitalità, a parte gli esordi discografici degli Iced Earth. Spesso erano label europee a scovare act ancora dediti a forme di metal più “classico”, ed è proprio grazie a Massacre Records che nel 1993 spuntò sugli scaffali dei negozi musicali più attenti questo As Darkness Reigns degli sconosciuti Oracle. Non si sapeva molto del quartetto di Jacksonville, formato dai fratelli Smedley, Kent alla chitarra e Brent alla batteria (quest’ultimo adesso alla corte proprio di Jon Schaffer), accompagnati da Kevin Reid al basso e da William Wren alla voce (successivamente transitato anche tra le fila dei Mystic-Force e purtroppo venuto a mancare alcuni mesi fa). Col senno di poi si scoprì che si trattava della ristampa su CD di un precedente demo uscito a nome Prodigy con una scaletta leggermente diversa (da qui non stupisce una produzione quasi in presa diretta, molto “rigida” a livello di suoni).

I nove brani presentavano una lunghezza ambiziosa, superando spesso i sei minuti, segnati da forti legami US power, ma con un andamento mutevole e soluzioni elaborate, in linea con le scelte di altre band che muovevano i primi passi in quel periodo (Steel Prophet e New Eden tra tutte). La ricerca strumentale degli Oracle ripartiva dalle radici dei primi Queensrÿche, su cui emergeva con forza la voce di Wren, figlia della grande tradizione dei singer statunitensi del calibro di James Rivera, Mike Howe, Geoff Tate, Harry Conklin, Carl Albert… ciascuno a suo modo riconoscibile e dalla forte personalità. Per As Darkness Reigns al tempo si parlò erroneamente di prog, come se fosse lecito far afferire a questo genere tutto quello che non seguiva una “linearità” compositiva “europea”.

L’alchimia dei fratelli Smedley emerge già in Prisoner (of Your Own Soul), un riff robusto e stentoreo è sostenuto dalla batteria, la voce declamatoria mantiene alto il livello di aggressività, in un crescendo di aperture melodiche, velocità e ritmi più dinamici. Gli Oracle riescono infatti a far evolvere ogni brano in un contrasto continuo tra oscurità e sprazzi improvvisi di luce, con intermezzi strumentali e parti soliste di grande pregio, accompagnati da una sezione ritmica dinamica e mai scontata.

As Darkness Reigns non è un disco esente da ingenuità. Detto già della produzione, in cui manca l’apporto di una seconda chitarra (e ciò stupisce visto che si tratta di un lavoro in studio), in alcuni momenti si riscontra una certa esuberanza nell’accostare tanti elementi in un’unica canzone, errori comunque perdonabili di fronte a scelte compositive mai banali e a una notevole energia esecutiva.

Oscure melodie e linee vocali trascinanti caratterizzano Nightmares e No Faith for the Liar, punto di incontro tra tradizione e ricerca di personalità, dove l’impatto sonoro non ha bisogno della velocità a tutti i costi e gli spunti solisti mostrano influenze neoclassiche. Il dialogo tra chitarra e sezione ritmica rimane uno dei punti di forza di questo debut e si palesa in stacchi strumentali di improvvisa bellezza. Se la title-track, dopo un inizio onirico, presenta un attacco roccioso, con vari cambi di atmosfera, è a metà dell’album che arriva la canzone capolavoro, Paradise (on the Edge of the World), combinazione perfetta di melodie e accelerazioni da brivido.

Knights of the Round Table, omaggio ai migliori Vicious Rumors, sembra uscita dalle sessioni di Welcome to the Ball, la voce di Wren segue le magie di cui era capace Carl Albert e riff veloci, sostenuti da ritmiche aggressive, sfociano in refrain di puro US power metal. The Watcher ha uno stacco vocale dissonante, che fa da contrasto alle scelte strumentali, e nella parte centrale un tour de force di note conduce agli assoli. Prodigy alterna grande compattezza a momenti in cui la band sembra perdere un po’ l’equilibrio in eccessi di virtuosismo, mentre la chiusura è affidata a In the End, ballad sognante per voce e chitarra.

Pubblicare As Darkness Reigns nel 1993 era un vero e proprio azzardo, fosse uscito cinque anni prima (o cinque anni dopo) forse saremmo a raccontare un’altra storia. Non sappiamo i reali motivi che portarono la band a perdersi e a non dare seguito al debut, immaginiamo però frustrazioni e fatica in un periodo di notevoli difficoltà per queste sonorità. Le cronache segnalano successivamente un ulteriore cambio di monicker in Odyssey, senza pubblicare nulla di nuovo, finché nel 2019 i fratelli Smedley si ricongiungono nel progetto Eternal Odyssey con Awakening, full-length metal dal forte impianto melodico in cui esce allo scoperto la grande passione per i Queensrÿche (con Kent che si occupa anche delle parti vocali in maniera più che discreta). Che sia un nuovo inizio di quell’avventura cominciata molti anni prima?

 

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