Recensione: As the Stars Shatter in Agony

Di Alessandro Rinaldi - 11 Novembre 2025 - 0:15
As the Stars Shatter in Agony
70

The Gloomy Radiance of the Moon è un progetto di J.M.K.P., polistrumentista olandese dall’indubbia prolificità: nel 2020, esce il primo lavoro, un EP, Night of the Bloodmoon a cui sono seguiti altri due dischi, When the Nameless Stars Serenade Your Ravenous Usurpation of the Blackness e Hidden in the Darkness of Fallen Mastery.

Il mistero dietro l’ideatore del progetto lascia l’ascoltatore focalizzato sulla musica, che diviene la grande e indiscussa protagonista. As The Stars Shatter In Agony è composto da otto tracce per una durata complessiva di 35 minuti, in linea con gli standard del genere, con canzoni di breve durata ma di grande violenza. L’artwork è un chiaro riferimento al nome della band, ma anche alla proposta musicale: l’Oscura Signora impugna la sua unica fedele compagna, la falce, mentre esce da un bosco, illuminato dal chiarore di luna – sicuramente un’immagine non particolarmente originale, ma che comunque ha la capacità di entrare dentro al cuore e ai sentimenti di ogni blackster e che ci preannuncia quello che a breve ascolteremo.

The Gloomy Radiance of the Moon si fa largo con una scelta ampiamente conservativa, ma anche pericolosa, ovvero quello di attingere al “true” black metal, quello della seconda ondata. Il sound è palesemente ispirato a quegli anni, ed è chiaro già dalle prime note: blast beat, tremolo a grandi velocità ed un growl tagliente ed ispirato – ai nostri lettori, non sfuggirà un chiaro riferimento agli Emperor tanto nei riff quanto nelle melodie. Tuttavia, proprio dalle prime note di Where Serpents Slither Through Endless Night, non si può fare a meno di notare una certa poesia oscura e gotica, intrinseca proprio anche nel nome e nel dna del progetto: la tetra melodrammaticità tessuta dalle tastiere, porta un altro ingombrante avvicinamento, ovvero quello dei primi Cradle of Filth. Le tastiere non sono un semplice strumento di contorno, ma diventano parte integrante della musica proposta, creando un effetto piacevole, in quanto sapientemente amalgamata all’anima nera che pervade e caratterizza lo spirito del disco. Infatti, anche nei momenti più oscuri, più duri, come ad esempio Where The Pale Moon Hangs In Mourning, intervengono proprio loro, le tastiere, a mitigare le atmosfere e renderle meno aspre di quello che sarebbero.

Fatte queste premesse, sembrerebbe di trovarci di fronte ad un capolavoro, ma, purtroppo non è così. As The Stars Shatter In Agony è molto omogeneo, forse fin troppo: il livello, indiscutibilmente è più alto della media, ma, purtroppo, resta statico e quasi prevedibile. Manca qualche apice, qualche brano che si elevi dagli standard del disco, che rimane, per le nostre orecchie, fin troppo prevedibile. A J.M.K.P., va comunque riconosciuto il merito di averci fatto rivivere, per poco più di mezzora, i fasti degli anni novanta con grande nostalgia, e comunque ne consigliamo ai nostri lettori l’ascolto.

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