Recensione: At The First Glare Of A Colder Sky

Di Stefano Burini - 30 Luglio 2015 - 23:59
At The First Glare Of A Colder Sky
Band: True Lie
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2015
Nazione:
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77

Umbria: terra di santi, poeti e – a quanto pare – metallari.

I True Lie, four piece composto da Carlo Stefanucci alla voce e alla chitarra, Federico Piermatti alla seconda chitarra, Dalila Pilotti al basso e Alessandro Salari alla batteria, vengono infatti da Foligno e propongono un thrash/groove a tinte metalcore dal fortissimo impatto sonoro.

Machine Head e Lamb Of God sono certamente i due riferimenti più evidenti (e per nulla nascosti) nell’economia del sound dei True Lie; ciò nonostante i quattro bad boys umbri riescono a far confluire all’interno delle canzoni tutta la loro fortissima personalità.

Tra i punti di maggior forza di “At The First Glare Of A Colder Sky” occorre certamente annoverare il robustissimo guitar work, un calderone ribollente di potenza, gusto e tecnica nel quale gli stilemi della premiata ditta Flynn/Demmel vanno a mescolarsi sapientemente con le cadenze tipiche del metalcore. Non da meno, in ogni caso, il contributo fornito in sede vocale dalla poderosa ugola di Stefanucci, del tutto a proprio agio tanto con il growl quanto con le frequenti aperture melodiche, a mezza via tra tentazioni di marca emo e romantici slanci alla maniera degli ultimi, penultimi e terz’ultimi Machine Head.

Difficile (e tutto sommato superfluo) isolare un unico episodio all’interno della tracklist: le otto canzoni proposte mettono tutte quante in luce un’evidente conoscenza della materia, una preparazione tecnica non indifferente e – last but absolutely not least – un invidiabile gusto compositivo. Ingredienti che vanno a delineare i contorni di un album asciutto e brutale ma non per questo privo di tocchi di classe, in grado di portare avanti un discorso di stile coerente ed efficace senza cadere nella trappola della ripetitività. 

In definitiva un ottimo esordio da parte dell’ennesima realtà tricolore di gran pregio, consigliatissimo per tutti gli amanti del groove e del metalcore più “adulto”. Non dite che non ve l’avevamo detto.
 

Stefano Burini
 

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