Recensione: Atlas Coelestis

Di Giuseppe Abazia - 13 Giugno 2010 - 0:00
Atlas Coelestis
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Anno: 2010
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85

Nati nel 1997 per volontà del cantante e polistrumentista Pasquale Foresti, gli One Starving Day sono una band napoletana appartenente alla scena post-metal, già autrice alcuni anni orsono dell’ottimo Broken Wings Lead Arms To The Sun. Mentre il precedente album era maggiormente legato ai tipici canoni del genere (sebbene non mancasse di guizzi di sorprendente originalità), Atlas Coelestis vede la proposta musicale degli One Starving Day divenire ancora più personale e ricercata, specchio di un ampio raggio d’influenze qui rielaborate secondo la particolare sensibilità artistica del gruppo. Il risultato è un prodotto fresco, innovativo, capace di spiccare tanto nella scena nazionale quanto in quella internazionale.

Sebbene le radici dello stile degli One Starving Day restino piantate nel post-metal, Atlas Coelestis segna una decisa sterzata verso lidi di complessità e poliedricità ancora maggiori. Ascoltando l’album, due caratteristiche saltano immediatamente all’orecchio: la struttura estremamente articolata delle canzoni, e la vasta gamma di strumenti utilizzati per costruirne l’impalcatura sonora; i due elementi sono strettamente collegati, poichè è anche la varietà strumentistica a conferire alle composizioni tanta complessità. Alla pesantezza chitarristica e ai tempi generalmente dilatati tipici del post-metal, infatti, sono affiancati soundscapes elettronici e trame tastieristiche dal sapore distintamente settantiano, tanto che qui e lì, lungo le canzoni degli One Starving Day, sembra di sentire riecheggiare le sperimentazioni di artisti come Tangerine Dream, Ash Ra Tempel, Kraftwerk, Brian Eno.

Ma il sintetizzatore non è il solo asso nella manica degli One Starving Day: ad impreziosire il sound di Atlas Coelestis ci sono anche il sassofono, il violoncello, l’harmonium, l’organo, e il mellotron. Una tale ricchezza è fortunatamente accompagnata da capacità compositive perfettamente in grado di organizzare tanta abbondanza, e così abbiamo sezioni più pesanti e cadenzate che s’intrecciano senza colpo ferire con suggestivi interventi di sassofono, schegge di follia chitarristica che si spengono nei delicati rivoli del violoncello, o ancora l’harmonium a fare da sottofondo alla potenza delle percussioni; frangenti dai toni più tranquilli e malinconici si fondono con sfuriate di rabbiosa violenza, atmosfere ora cosmiche, ora sognanti, ora solenni, si rincorrono e s’inseguono in un gioco di luce ed ombra che non conosce sosta. Ciò che ne deriva è un sound ricco di sfaccettature, che richiede numerosi ascolti per essere assimilato al meglio, e che evidenzia una cura dei dettagli notevole. L’apporto vocale, da parte sua, è in grado di accompagnare tale ricercatezza con altrettanta varietà, e comprende sia aggressive urla di stampo hardcore, sia eterei versi recitati, sia esperimenti col vocoder; in tutti i casi, però, il cantato non sovrasta mai il resto della musica, tanto da renderlo esso stesso parte integrante della stratificazione sonora, quasi la voce fosse un altro strumento. Ascoltato nella sua interezza, Atlas Coelestis suona come un discorso unico suddiviso nelle varie tracce di cui è costituito, e l’interesse è mantenuto sempre costante grazie all’eterogeneità delle atmosfere, alla complessità delle composizioni, e alla varietà delle soluzioni impiegate.

Insomma, gli One Starving Day hanno confezionato un platter decisamente coraggioso, che fa della sperimentazione la propria carta vincente, e che permette alla band d’imporsi come una delle realtà più eclettiche dell’odierno panorama post-metal. La natura poco immediata e di difficile fruizione di Atlas Coelestis ne fa probabilmente un album destinato ad una nicchia di appassionati, ma chi saprà entrare in sintonia col suo particolare feeling non potrà che apprezzarne la carica innovativa, e non potrà che sentirsi gratificato dalle soddisfazioni che è in grado di regalare.

Giuseppe Abazia

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Tracklist:

01 – Meridians (01:14)
02 – The Drift Of Andromeda (10:10)
03 – Black: Black (12:43) (myspace)
04 – Descending Orion (01:28)
05 – An Evil Light (07:11) (myspace)
06 – Disclosure / Radiance (12:16)
07 – Aurora (09:00)
08 – Atlas Coelestis (01:26)

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