Recensione: Autumnal

Di Roberto Gallerani - 12 Maggio 2009 - 0:00
Autumnal
Band: Dark Moor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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81

I Dark Moor ormai sono dei veterani del settore, in quanto questo Autumnal è il loro settimo album, una produttività tra l’altro da far invidia se si pensa che il loro debutto risale al 1999. Lungo questo arco di tempo il loro suono è notevolmente maturato, passando da un power veloce che pescava a piene mani da quello insegnato dai Rhapsody (of Fire), fino ad arrivare, con il precedente Tarot, a un sound del tutto personale: un power metal elegante, dalle tinte a volte oscure alternato a fraseggi di musica classica e inserimenti folk e caratterizzato da una cura sempre più maniacale dei cori. Con questo Autumnal, i Dark Moor confermano il fatto che in ambito sinfonico sono gli unici che riescono ad avvicinarsi alle produzioni pompose e altisonanti dei maestri triestini; e lo confermano con un lavoro di altissimo valore, forse uno dei loro migliori, che va a confermare (e migliorare) quanto di buono fatto con il precedente Tarot.

La musica dei Dark Moor poggia principalmente nell’uso di orchestrazioni, le quali non si limitano a fare da riempitivo, ma spesso e volentieri seguono melodie proprie oppure duettano con la voce e la chitarra, in un mix suggestivo, che trasmette un lieve senso di malinconia abbinato alla potenza della musica sinfonica. L’uso centellinato della doppia cassa enfatizza l’aspetto teatrale e pomposo della band, nonostante vi siano esempi di sano power metal sinfonico in cui velocità e melodie ariose fungono da basi per brani che, nella loro semplicità, riescono a trasmettere energia ed emozioni.

Gli spagnoli sono una band che ama spingersi al limite del proprio songwriting, e questo è dimostrato dal brano di apertura Swan Lake: nessuna intro orchestrale seguita dal classico brano in doppia cassa di 4 minuti, ma una mini suite di oltre 7 minuti in cui subito i Dark Moor mettono in mostra fin dove è maturato il loro songwriting. Orchestra, coro e doppia cassa sprigionano potenza e conferiscono grande impatto al chorus di un brano caratterizzato da una strofa oscura che si addolcisce nel pre chorus, quando Romero duetta con una voce femminile, per poi esplodere nel chorus. Niente da dire, un avvio senza precedenti per la band, e di sicuro uno dei brani più belli che abbia avuto modo di sentire in questo inizio 2009.
La sognante On The Hill Of Dreams fa da apripista a un’altra hit del disco, vale a dire Phantom Queen: ritmiche sostenute e inserimenti strumentali di stampo folk ricreano un piccolo alone di magia di fronte al quale è impossibile non rimanerne conquistati.
I Dark Moor si divertono a spaziare all’interno del loro stile, passando dalla dolce e di facile presa An End So Cold all’aggressiva e oscura (con tanto di growl) Faristus per poi ritornare su lidi di rhapsodiana memoria con la veloce ed evocativa Don’t Look Back, che si fa apprezzare anche per una bellissima linea vocale nel vocalizzo del pre chorus. Sulle stesse coordinate si muove When The Sun Is Gone, brano dove la parte orchestrale prende il sopravvento e nel quale ancora una volta si ritrova il dualismo strofa oscura/ritornello decisamente più “luminoso”.
Viene dato risalto al lato più epico della band con For Her, grazie soprattutto alle sempre belle orchestrazioni e alla cavalcante sezione ritmica. La canonica The Enchanted Forest da spazio alla stupenda The Sphinx, brano dove potenza e melodia si miscelano alla perfezione in un quadro in cui lo sfondo è sempre caratterizzato dalla magniloquenza delle orchestrazioni. La strumentale Fallen Leaves Waltz (pura musica classica) chiude l’album.

Gran bel lavoro questo dei Dark Moor, un album in cui non ho riscontrato nessun passo falso, come magari poteva accadere in passato. A questo va aggiunto una buona varietà della loro proposta, soprattutto nella prima metà dell’album, alla quale segue la seconda metà decisamente più heavy. Con queste caratteristiche è un album che sicuramente farà la felicità di molti, sia dei fan della band sia di amanti del genere.
È inoltre impressionante la continua crescita artistica di questa band; nonostante questo sia il settimo album, Autumnal si candida come uno dei migliori della loro discografia (una discografia sempre più ricca di lavori di qualità), oltre che potenzialmente un disco da inserire nella mia top ten 2009. Da avere.

Roberto “Van Helsing” Gallerani

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Tracklist:
1. Swan Lake * MySpace *
2. On The Hill Of Dreams * MySpace *
3. Phantom Queen
4. An End So Cold
5. Faristus
6. Don’t Look Back
7. When The Sun Is Gone
8. For Her
9. The Enchanted Forest
10. The Sphinx
11. Fallen Leaves Waltz

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