Recensione: Beneath The Folds Of Flesh

Di - 26 Luglio 2002 - 0:00
Beneath The Folds Of Flesh
Band: Insision
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Questo debut album degli svedesi Insision mi ha sorpreso principalmente per 2 aspetti: primo una qualità e varietà di schemi musicali che da un debutto non ti aspetteresti mai, secondo pur venendo dalla Svezia, il loro Brutal-Death è tutt’altro che europeo ma piuttosto suona molto americano, specie nelle ritmiche e nei malatissimi assoli di chitarra. Credo che il gruppo al quale possono essere maggiormente paragonati dalle primissime impressioni siano proprio i capostipiti Cannibal Corpse.
Grande merito va anche ad una produzione veramente eccezionale in grado di mettere in risalto tutto dalla voce alle chitarre alla batteria, incrementando ulteriormente anche la velocità e la brutalità di ogni singolo riff.

Tempi spezzati veramente molto innovativi come possono essere ad esempio quelli di “World Impaled” o il successivo “Trapped Within”. I cinque di Stoccolma hanno veramente classe da vendere, e lo riescono a dimostrare non solo con un songwriting solido ma anche con delle doti strumentali davvero eccezionali: il batterista, veramente esplosivo, dietro la batteria picchia velocissimo sembra quasi che abbia qualche arto in più del normale. Credo che la sua migliore prova sia quella di “Sado God”, non tanto per la velocità ma piuttosto per la precisione della doppia cassa.
Agli Insision non piace solo suonare del sanissimo Death old-school ma anche di ricercare in passaggi dal sapore molto moderno, come può essere ad esempio “Temple of Flesh”.
Pochi sono i tempi monolitici all’interno delle nove tracce che compongono il disco perchè a questi cinque piace andare veramente veloce. L’unica canzone ad alternare tempi rocciosi con tempi veloci è “Impamiiz Graa”.
“My Fever” la canzone più corta dell’album con soli 2.56 minuti di durata è una delle canzoni che ti prende di più dopo gli ascolti per il suo groove calamitico.
E’ introdotta da un dialogo campionato invece “Before my Altar”, canzone in cui il batterista Thomas Daun fa sentire ancora che cosa vuol dire correre.
“Ex Oblivione” una canzone dal tempo sempre molto veloce che sembra quasi una variazione della precedente canzone, se non fosse che ha degli stop-and-go fulminanti.
Nove tracce in tutto per una durata di 30 minuti tondi, per questo “Beneath The Folds Of Flesh”, album che almeno a mio avviso risulta essere una delle uscite migliori del genere dell’ultimo periodo, in grado di aprire realmente nuove strade ed abbattere quelle frontiere che facevano ristagnare buona parte del mercato Death in lavori non originalissimi.
Teneteli d’occhio questi Insision, ne vale veramente la pena.

Francesco “madcap” Vitale

TRACKLIST:
01. WORLD IMPALED
02. TRAPPED WITHIN
03. SADO GOD
04. TEMPLE OF FLESH
05. REWIND INTO CHAOS
06. IMPAMIIZ GRAA
07. MY FEVER
08. BEFORE MY ALTAR
09. EX OBLIVIONE

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