Recensione: Black On Black

Di Francesco Prussi - 31 Luglio 2002 - 0:00
Black On Black
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Genere:
Anno: 2002
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78

Seconda prova solista per il leader dei Royal Hunt, Andrè Andersen, e come coordinate stilistiche rimane molto vicino a quanto proposto dalla band madre, specialmente nell?ultimo ed ottimo The Mission. La magnifica band Danese (è in assoluto tra le mie preferite ) ha saputo proporre, grazie al talento e ai tasti d’ avorio del leader ed alla bravura di ogni singolo musicista, dischi di estremo valore come il capolavoro Moving Target, oppure il bellissimo Land Of Broken Hearts sino ad arrivare all?ultimo lavoro, il già citato The Mission. Ma soprattutto ha saputo creare un proprio sound personale e riconoscibile, fatto di arrangiamenti sofisticati e tastiere pompose, creando così un proprio marchio di fabbrica (cosa assai rara di questi tempi). Insomma una delle band più significative esplosa negli ultimi anni. Ed in questo cd Andrè non si discosta da quanto proposto sinora e questo sicuramente è il grosso limite del lavoro: ed è proprio questo fatto che mi incuriosisce, ovverosia non riesco a capire il significato di un disco uguale a quanto proposto con i Royal Hunt che tra l’ altro sono una sua creatura. Comunque, a parte questa considerazione del tutto personale, il disco è molto bello suonato e prodotto molto bene. Anche i musicisti coinvolti si sono dimostrati all’ altezza della situazione, specialmente il singer Ian Parry autore di una prova molto convincente e particolarmente grintosa. (Non amo particolarmente questo singer ma devo dire che è riuscito a convincermi parecchio con la sua voce).

Un rumore di frenata con il conseguente impatto ed un intro cadenzato aprono Coming Home con partenza a palla e un Ian Parry subito in bella mostra. Pezzo molto bello fatto di accelerazioni e stacchi cadenzati, con le tastiere di Andrè a cesellare il tutto. Stavolta è il riff di chitarra ad aprire Tell Me Why, una rock song molto vicina ai Royal Hunt soprattutto nel ritornello, ma che non riesce a decollare essendo troppo monolitica e schematica. Una caduta di tono.

Arena è uno strumentale molto bello dove Andrè si lascia andare a dei bei keyboards-solo in duetto con il bravo chitarrista Rene Rieland: tecnica e feeling condensati in quattro minuti di ottima musica. Desperate Times è un ottimo mid-tempo con ancora Ian Parry a deliziarci con la sua ugola e dei cori molto belli ed avvincenti che ci riportano ai Royal Hunt. Molto bello è il solo di chitarra, con un finale acustico molto suggestivo. Life è più dura e veloce con le tastiere in bella evidenza che segnano l’inizio del brano: un bel duetto chitarra-tastiere arrichisce questo brano già di per sè abbastanza accattivante. E’ il turno della title-track ad irrompere nelle casse dello stereo ed è una stupenda hard-rock song con le tastiere a creare un’ atmosfera particolare ed i cori sempre molto Royal Hunt.

Eclipse è bellissima, sicuramente è il brano che preferisco, caratterizzato da un’ inizio acustico dove si sente un violoncello che sfumando lascia il posto all’ elettrica che disegna un?ottima melodia. Quando entrano le tastiere il brano subisce una leggera accelerazione per rallentare di nuovo nel finale, con ancora la chitarra in primo piano. Pezzo strumentale molto bello ed articolato dove Andrè si conferma artista colto e raffinato.

Sail Away è un brano hard-rock molto tradizionale e fin troppo schematico che non riesce a convicermi molto.

Chiude Piece Of My Heart che inizia lento per poi animarsi e trasformarsi in un brano molto cadenzato dove Andrè si produce in un ottimo solo di Hammond.

Nonostante qualche caduta di tono il disco è godibile ed in alcuni brani Andrè si supera, ma purtroppo in altri non esce dai soliti schemi e questo fa sì che il disco risulti forse un pò troppo monolitico e statico.

Io comunque continuo a preferire il primo album.  

Tracking list

1.Coming Home

2.Tell Me Why

3.Arena

4.Desperate Times

5.Life

6.Black On Black

7.Eclipse

8.Sail Away

9.Piece Of My Heart

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Genere:
Anno: 2002
78