Recensione: Black Propaganda

Di Nicola Furlan - 10 Gennaio 2012 - 0:00
Black Propaganda
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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80

Quattro anni di incubazione per una creatura che nasce piano piano, tra gli schiaffi sferzati da un mondo che s’approfitta di una temporanea impossibilità nel reagire. Questa potrebbe esser stata la gamma di sensazioni provate durante il processo compositivo di quest’esordio dei piemontesi Black Propaganda. Ma prima o poi la vendetta si esprime. Ed ecco il parto malato, contraddistinto fin dalle prime battute da vagiti lancinanti e da movimenti dalla dinamicità spigolosa e violenta. Ecco l’omonimo debutto discografico! Dieci brani urticanti, acidi, latranti di rabbia.

Sensibilizzato da esperienze live con band del calibro di Torture Squad, Dew-Scented, il quartetto torinese lavora di certo con serietà, concentrandosi per bene su ogni singolo dettaglio d’un assetto compositivo quadrato, efficace, ricco di qualità se rapportato alle tante produzioni che intasano, da più di qualche anno, il movimento estremo. E ci riferiamo a quello incline alla fusione tra il death metal di stampo europeo e il rinato thrash metal, sempre più sulla cresta dell’onda.
Andremo diretti al punto. A nostro parere, il punto focale di questo “Black Propaganda” è una sentita incisività, dettata da una considerevole spontaneità attitudinale. La band ha ben espresso la fusione tra death metal e thrash metal, alchimia non sempre ben interpretata dalle band che si sono mosse sul tracciato dei grandi maestri contemporanei del movimento come The Red Chord, The Black Dahlia Murder, Job For a Cowboy, Legion Of The Damned. Attenzione però… qui non si stanno facendo paragoni di alcun tipo. Il perché è presto detto o, se preferite, è presto verificabile ascoltando questi dieci brani. Coglierete sensazioni abrasive invece che il desiderio di dissetarvi alla classica e limpida fonte della potenza che scorre via senza attriti, quella che tanti ci offrono per farci digerire un’attitudine metal, a volte un po’ ‘commercialotta’. Nulla è infarcito d’accattivante e gustabile groove, quanto di vere e proprie raffiche in grado di proiettare gli effetti devastanti del sound oltre ogni cosa.
Se poi alla creatura rabbiosa viene iniettata una bella overdose di adrenaliniche sezioni soliste, allora la personalità s’impone ben oltre l’ordinario. Perchè, quest’ultimo, è di certo un elemento che certifica che la band ha ben chiaro il concetto di ‘composizione’. Ha ben che compreso il significato di brano ‘completo’ (ne sentivamo da tempo la mancanza!), ma sopratutto propone qualcosa di originale, sebbene gli elementi compositivi ‘base’ siano riconducibili a cose già progettate di recente. La contenuta variabilità compositiva è invece una lama a doppio taglio: da una parte si gode d’un disco compatto e coerente, focalizzato sulle più brillanti capacità del combo italiano, dall’altra forse viene meno quel pizzico di gusto in più tra una portata e l’altra.
La produzione sembra aver ben interpretato le intenzioni: aspra e pungente, energica al punto giusto, senza eccessivi pompaggi nei bassi, finalizzata quindi a mantenere viva quella scossa corrosiva che ben si sposa alla veemenza di un cantato aggressivo e feroce. Forse solo quest’ultimo, a lungo termine, appare un po’ troppo ‘statico’ a livello di espressività ovvero poco incline a una dinamica che avrebbe di certo garantito qualche accento in più in qualche passaggio o nell’apertura di qualche refrain. Ma cavolo: è pur sempre un esordio! E che razza di esordio …davvero un punto di partenza importante, sopratutto in un momento storico dove la ricerca di certi ingredienti originali come la genuinità compositiva e il ‘vero’ in ciò che si ascolta, sono esigenze sempre più sentite dal popolo dell’estremo, e non solo!

Siamo molto curiosi di vedere che combineranno dal vivo… perché quest’ultima sembra, a tutti gli effetti, l’ultima certificazione per una prospettiva semi-professionistica che, a dirla tutta e per ciò che ascolterete, sarebbe anche auspicabile.

Nicola Furlan

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Tracce:
01. Punishers of No One Sin – 01:08     
02. Hit the Mass – 05:08     
03. Craving – 04:32       
04. No Prejudice – 04:36       
05. Cynic Apnea – 04:53       
06. I Clean My Mind Imploring for Coma – 03:50       
07. About Me – 04:33       
08. Destroy to Survive – 06:28       
09. Livid Taste – 04:42     
10. Black Propaganda/The Prophet of the Gore – 11:38     

Durata: 51 minuti ca.    

Formazione:
Eric Di Donato: Batteria
Ian Binetti: Chitarra
Jacopo Battuello: Voce
Federico Tinivella: Basso

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