Recensione: Black Rose

Di Filippo Benedetto - 15 Novembre 2003 - 0:00
Black Rose
Band: Thin Lizzy
Etichetta:
Genere:
Anno: 1979
Nazione:
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88

I Thin Lizzy sono stati, nonostante non avessero raggiunto il successo e la fama meritati, una band importante e di culto per molte band hard rock. Hanno, con tutta certezza, forgiato uno stile inconfondibile giocato su bellissimi incroci di chitarre, che sarà poi d’uso frequente e consueto da parte di molte band hard’n’heavy che negli anni della rivincita del rock duro fece la loro fortuna.
Chi non ha mai ascoltato almeno una volta in vita sua brani famosi come “Jailbreak”, “Rosalie”, “The Boys are back in town”, la romantica “Sarah” o la particolarissima “Black Rose (A rock Legend)? Proprio queste ultime due songs compongono il frizzante, diretto e coinvolgente “Black Rose (a Rock legend) disco nel quale possiamo ascoltare le doti tecnico strumentali d’ogni suo membro e del grande Phil Lynott, con quella sua voce così calda e suadente.
Il disco presenta appunto una line up di tutto rispetto: Phil Lynott al basso e alla voce, Scott Gohram alla chitarra ritmica e solista, Gary Moore anche lui alla chitarra ritmica e solista e Brian Downey alla batteria. In sostanza una line up da brividi per una band in buono stato, per i tempi, d’ispirazione compositiva.
Prima di descrivere nel dettaglio il disco ci tengo a far notare la semplicità, ancora una volta, della cover art scelta dalla band per questo disco: una rosa nera maschiata sui petali di gocce di sangue.
Il disco si apre con un’energica e classicissima, per lo stile dei Thin Lizzy, “Do anything you want to”. Il brano si avvale di un ottimo gioco di “incroci” chitarristici pregevolmente eseguiti dal duo Moore-Gohram e la voce di Lynott, inconfondibile, è trascinante. La track, così semplice e diretta nel suo incedere, insomma già ti immerge tranquillamente nell’universo musicale di Lynott in maniera quasi rassicurante. Un riff molto “graffiante” ci introduce a “Toughest street in town”, track molto vivace e dall’indole hard rock come i “Lizzy” lo sanno interpretare. Anche qui le chitarre sono in primo piano, ma non è da sottovalutare per nulla il buon lavoro alla sezione ritmica di Lynott e Downey che sanno, sapientemente, costruire  fondamenta sonore molto solide.
“S & M” è un brano molto ritmico, nel quale si può notare  la capacità del combo di non fossilizzarsi su di una sola direzione musicale, esplorando soluzioni quasi funky. Un brano, in ogni caso, che considero degno di nota. La seguente song, “Waiting for an alibi”, riprende il discorso lasciato in sospeso nelle prime due song, in altre parole la ricerca di un sound semplice ma diretto allo stesso tempo. Con questa track, in effetti, il risultato è perfettamente calzante con questa “filosofia di pensiero” e quello che viene alla luce è un altro brano di grandissimo impatto impreziosito da eleganti arrangiamenti. Lynott è stato un musicista capace di affrontare sia il lato ruvido e diretto del rock che la sua anima più melodica. Ebbene con “Sahara”, quinta traccia di questo platter, l’anima romantica dei “Lizzy” esce grandemente allo scoperto per tre minuti e mezzo di delizia. I fraseggi di questa canzone, dedicata alla figlia di Lynott, sono di una semplicità quasi disarmante e ti catturano all’istante cullandoti in una sorta di ninna nanna del rock. Un’intro quasi blueseggiante ci introduce alla seguente “Got to give it up”, brano che di seguito avrà un ritmo vigoroso e un gioco di chitarre molto interessante, nel quale sono particolarmente accattivanti i solos che in esso si susseguono. Con “Get out of here”, la band si cimenta ancor più a piene mani in un riffing vivace e graffiante come può solo essere un ruvido e sincero brano hard rock. La penultima song, “With Love”, si snoda attraverso una melodia molto trascinante, con un refrain molto bello proprio perché ancora una volta di una linearità sorprendente. Il disco volge al termine e  “Roisin Dubh (Black Rose) A Rock legend” chiude davvero in bellezza questo grande disco. Il pezzo, della durata di ben sette minuti, è di una bellezza strabiliante dipanandosi attraverso le atmosfere più varie: da quella più cupa, passando per quella più melodica, a quella  costruita su riff più immediato impatto. Da notare in particolare il gran lavoro  svolto alla chitarra solista del grande Gary Moore, che in questa song  sfoggia un notevole gusto unito ad una pregevole tecnica chitarristica.
Per concludere mi sento senza riserve di consigliare vivamente l’acquisto di questo album, così da conoscere più a fondo la musica di questo gruppo importantissimo per la storia del rock.  

Tracklist:

1)Do anything you want to
2)Toughest street in town
3)S&M
4)Waiting for an alibi
5)Sarah
6)Got to give it up
7)Get out of here
8)With love
9)Roisin Dubh (Black Rose) A Rock Legend

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