Recensione: Black Signs
Black Signs dei bergamaschi Fuoriuso è un Cd che ho veramente gradito, grazie anche al nome della band in italiano, scelta quanto mai coraggiosa. I Nostri giungono al primo full length dopo aver pubblicato l’Ep Hell is Better than All nel 2003, lavoro uscito in ben quindici paesi e accolto mediamente con favore dalla critica. Black Signs è un mix di Street HM anni Ottanta: sporco, duro e cattivo, supportato da chitarroni massicci e ben presenti. Come da copione, il territorio Sleazy attraversato dai Fuoriuso viene infarcito da melodie accattivanti, prendendo spunto da capostipiti come LA Guns, Hanoi Rocks, Guns N’Roses, Motley Crue e i nostrani Miss Daisy, punte di diamante della scena NWOIHM negli Eighties. La line-up annovera: Holly (vocals), Lucky Toxic (bass), Van Toxic (guitar) e Rig (Drums).
Globalmente la loro proposta risulta essere di alto livello, anche se, per chi scrive, i veri highlight sono costituiti da Sexy Teens (the Ecstasy): dura, feroce e ruffiana come solo gli LA Guns agli inizi sapevano essere; F.T.W. irresistibile grazie alle schitarrate portanti a la Sex Pistols; Are you All Right, melodica e vincente nel chorus; Solid Guy, scritta apposta per essere cantata a squarciagola nei concerti e, per finire, Sexy Teens (the Dream), un affresco slow edificato su voce e piano, molto interessante come resa finale.
Oltre ai brani propri, i Fuoriuso si concedono la rivisitazione, a modo loro, di Liar dei Sex Pistols, tanto per non scordarsi delle radici punk, imprescindibili in ogni genere energetico degno di tale nome.
Black Signs giunge sul mercato come un fulmine a ciel sereno, assolutamente in modo inaspettato. Se siete amanti dei Gunners più feroci – tra gli altri – , non fatevi sfuggire questo disco, concepito da quattro personaggi dal look inesistente, malati e perversi fin che si vuole ma realmente metallari dentro, come ben testimoniato da questa loro ultima fatica.
Stefano “Steven Rich” Ricetti