Recensione: Blessed & Possessed (Reissue)

Di Simone Volponi - 30 Giugno 2017 - 19:14
Blessed & Possessed (Reissue)
Band: Powerwolf
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2017
Nazione:
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65

Questi tedesconi dei Powerwolf, dalla pacchianeria ostentata come sbruffoni, iconici nelle loro vesti horror-stregonesche, portatori sani di power e ironia, hanno pian piano scalato la montagna del successo, giungendo prossimi alla vetta dopo una lunga camminata fatta di album evidentemente convincenti. Sono al momento, alla stregua dei Sabaton, il nome più coinvolgente di una scena power sinfonica che necessita di nuovi portabandiera, e proprio come i colleghi svedesi propongono un suono caciarone, bombastico, intriso di cori roboanti e melodie che fanno presa.
L’ultimo Blessed & Possessed ha raccolto un bel consenso, tanto da spingere la Napalm Records a riproporlo sul mercato in una versione deluxe, comprendente un bonus cd interamente live con il concerto registrato nel 2015 al Summer Breeze, battezzato, appunto, Preaching At The Breeze.
E proprio della parte live ci occupiamo in questa sede, rimandando alla recensione di Blessed & Possessed già presente dalle nostre parti.

Una intro sinfonica fa da preludio allo show, dove il frontman Attila Dorn prende possesso del microfono come un cerimoniere invasato e intona le liriche bislacche di “Sanctified With Dynamite” e della demenziale “Coleus Sanctus”. Il suono è nitido, la band compatta, con l’organo a recitare un ruolo primario in tutti i pezzi, come un filo conduttore preciso nella proposta della band. C’è un certo abuso di Ave Maria-Mother Maria-Alleluia nei testi, ma fa parte tutto del mondo Powerwolf, sostanzialmente un carrozzone dove vengono mischiate storie di lupi e vampirismo (“Armata Strigoi”, “Werewolves Of Armenia”, “Lupus Dei”) figlie delle origini ungheresi di Attila, con una buona dose di umorismo nero e una blasfemia leggera, di facciata, che fa sorridere.
Attila arringa la folla tra una traccia e l’altra (in tedesco, quindi non garantiamo sui contenuti) e usa ampiamente il suo spettro vocale dai toni lirici, dimostrandosi un buon interprete e senza cali di tensione e energia, mentre i compagni macinano riff come ossessi, con la batteria ben bilanciata e precisa. La risposta del pubblico è entusiasta, per quanto non sappiamo che interventi vi siano stati in fase di post-produzione, e non si resta indifferenti alla carica di “Amen & Attack” o alla teatralità di “Resurrection By Erection”. Un lungo shhhhhhhhhh di Attila, seguito dall’invito a fare silenzio (stranamente pronunciato in italiano) dà spazio alla tenebrosa “Kreuzfeuer” in lingua madre, che pare una versione power sinfonica dei Rammstein, forse uno degli apici del concerto per pathos e coinvolgimento generale. Si fa gradire anche “All We Need Is Blood” dal corone battagliero, l’ennesimo alleluia inserito nel refrain (i ragazzi usano inserire parti in latino praticamente in tutti i pezzi) e l’organo chiesastico che puzza sempre di incenso e dà quell’alone rituale e arcano al tutto.

I Powerwolf svolgono bene il proprio compito da caciaroni, forse non sono imprescindibili, ma il power di oggi passa anche attraverso loro. È anche probabile anche che un concerto di una band tanto scenografica abbia più senso goderselo con le immagini per avere un’esperienza completa, tuttavia questa riedizione di Blessed & Possessed può rappresentare un valido modo per avvicinarsi alla proposta di Attila Dorn e soci per la prima volta, come spunto per recuperare gli altri cinque album sin qui realizzati. Chi invece possiede già la versione originale del disco e non è un collezionista, può anche soprassedere nell’investire i propri risparmi su questa riedizione.

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