Recensione: Blvds Of Splendor

Di Marco Tripodi - 27 Maggio 2020 - 8:00
Blvds Of Splendor
Etichetta: Blackheart Records
Genere: Hard Rock 
Anno: 2020
Nazione:
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70

Esce finalmente anche in formato digitale il (quasi) nuovo album di Cherie Currie, pubblicato nel 2019 esclusivamente in vinile (uno scintillante vinile rosso) in occasione di un Record Store Day. Coloro i quali sono colpevolmente sprovvisti di piatto (quello che gli homo sapiens chiamavano “giradischi”) possono ora godere della ultima release della ex Runaways, eroina del rock femminile, ma forse sarebbe più corretto dire fondatrice (non unica naturalmente) del rock al femminile, rock di una certa credibilità e spessore. Sono in tante che dovrebbero guardare con rispetto e deferenza a quanto fatto dalle Ruanaways nella seconda metà degli anni ’70, più di quanto sia stato loro riconosciuto. Subito dopo Cherie ha dato avvio alla sua carriera solista (come Joan Jett e Carmelita Rossana Ford) registrando due album tra il ’78 e l’80, rispettivamente “Beauty’s Only Skin Deep” e “Messin’ With The Boys” (quest’ultimo con sua sorella Marie). La carriera effettiva riprende nel 2015 con l’ottimo “Reverie“, bissato da “Blvds Of Splendor“, che vede importanti collaborazioni con Billy Corgan degli Smashing Pumpkins, Slash e Duff Mckagan dei Guns ‘n’ Roses, Juliette Lewis, Brody Dalle e un altro ex Gunners in consolle di produzione, Matt Sorum. La lavorazione del disco risale addirittura al periodo della promozione del film Netflix sulle Runaways (2010), con Dakota Fanning nei panni di Cherie. L’album sarebbe dovuto uscire già nel 2016 ma un brutto incidente, una caduta causata dall’uso di una motosega (Cherie è una intagliatrice di sculture di legno), lasciò pesanti strascichi sul volto di Cherie, rimasta parzialmente paralizzata e con un trauma cranico che richiese mesi per risolversi. Nel 2019 Cherie dà alle stampe “The Motivator” in collaborazione con Brie Darling e nello stesso anno recupera e pubblica – almeno su vinile – “Blvds Of Splendor“. Come detto, adesso è il turno dei file digitali.

Un disco di Cherie Currie nel 2020 non arriva certo a squarciare il mondo del rock, dividendo le acque e inventando chissà cosa, è musica rock, assolutamente rock, con tutto il portato classico e tradizionale del background di Cherie, quindi a partire da Alice Cooper e David Bowie tutto il resto viene di conseguenza. Ciò non toglie che la singer losangelina cerchi a modo suo di rinnovarsi, progredire e trovare nuovi stimoli. Ne è un esempio “Rock & Roll Oblivion” che, a dispetto del titolo, va in una direzione affatto scontata e prevedibile per un quattro/quarti rock ‘n’ roll. “Blvds Of Splendor” è un album che non ruggisce magari moltissimo, nemmeno è privo di momenti più energici e grintosi (“Breakout“, “Black Magic“, “Force To Be Reckoned With“, “Bad And Broken“), ma tutto sommato si sofferma spesso e volentieri a riflettere, anche con toni più intimi, sulla vita e la carriera di miss Currie, sacerdotessa di grande classe ed esperienza nel campo del denim & leather. Alcune tracce rimandano direttamente agli anni delle Ruanaways, marchiate a fuoco da quello stile riconoscibilissimo, si veda e si senta ad esempio “Mr. X“, “Roxy Roller“, “You Wreck Me“, per altro tutte schierate in apertura, forse per mandare un messaggio forte e chiaro sullo stato di forma di Cherie, e sulla irriducibilità della sua indole rock. La scaletta digitale, differentemente da quella analogica, vede tre bonus track, tra le quali una nuova versione del classico RunawaysQueen Of Noise“, al quale partecipano Juliette Lewis e Brody Dalle. C’è spazio anche per le cover dei The HolliesThe Air That I Breathe” e di “Draggin The Line” di Tommy James. Assieme a “No Control” di Suzi Quatro, uscito lo scorso anno, questo “Blvds Of Splendor” ci conferma che “gallina vecchia fa buon brodo” suonerà un motto probabilmente un po’ irriverente ma – andando al sodo – è foriero di una verità incontrovertibile, a dispetto dell’età anagrafica: once a rocker, always a rocker.

Marco Tripodi

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