Recensione: Board Up The House

Di Stefano Risso - 21 Febbraio 2008 - 0:00
Board Up The House
Band: Genghis Tron
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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75

Per fortuna in ambito musicale non si finisce mai di scoprire qualche nuova e interessante realtà in grado di spezzare la monotonia della messe di dischi lanciati sul mercato dal metal odierno, portati alla giusta visibilità di qualche lungimirante casa discografica. E’ questo il caso dei Genghis Tron, fino ad oggi sconosciuti (almeno per il sottoscritto e credo per la maggior parte dei lettori), che, grazie all’attenta Relapse Records, riescono a evadere dai confini dell’underground, con la pubblicazione del primo album sotto la label americana, il secondo in carriera, il qui presente Board Up The House.

Un disco di difficile classificazione che rientra a pieno diritto nel campo del grind sperimentale, ponendosi leggermente distanti dai principali act di questo genere, mettendo in atto uno stile molto particolare. I Genghis Tron propongono un disco grind “riflessivo”, in cui le parti prettamente metalliche svolgono una funzione quasi di contorno, una sorta di collante per non dimenticarci di cosa abbiamo tra le mani, preferendo lasciare libera l’ispirazione in un approccio morbido, sognante a tratti psichedelico. Stilettate tremende che si fanno strada tra visioni allucinati, fatte di beat elettronici, synth, e melodie elegantissime.

Tutto questo grazie a una felice vena compositiva del terzetto e grazie alla duttile voce di Mookie Singerman, ottima sia in screaming che in pulito, in grado di cambiare regime con la stessa facilità con cui la musica passa da un estremo all’altro. Però dobbiamo aggiungere che ascoltando Board Up The House, non si ha la sensazione di essere sballottati a destra e a manca, piuttosto si avverte una certa continuità fra le tracce, in un trip in grado di rapire sin dai primi ascolti, nonostante sia tutt’altro che appagante all’orecchio (in termini di facilità d’ascolto). Infatti i nostri mandano definitivamente a benedire la forma canzone, passando tra l’ambient, l’industrial, il grind e diverse altre sfaccettature, con estrema disinvoltura, racchiudendo il tutto in qualcosa di complesso ma non caotico, in cui ogni elemento è posto al punto giusto. Un gruppo proiettato nel futuro, che fa a meno di basso e batterista -ottima programmazione della drum-machine-, che sembra non porsi limiti, in cui elettronica e strumenti classici si fondono egregiamente, tanto da scambiarsi i ruoli in diversi punti del disco.

Non manca qualche piccola flessione, come la lunghissima Ergot ( Relief ), eccessivamente prolissa, ma gruppi con le capacità e le idee dei Genghis Tron sono solo da lodare. Per chi cerca musica non omologata e fuori dagli schemi, Board Up The House farà al caso vostro.

Stefano Risso

Tracklist:

1. Board Up The House
2. Endless Teeth
3. Things Don’t Look Good
4. Recursion
5. I Won’t Come Back Alive
6. City On A Hill
7. The Whips
8. Blow Back
9. Colony Collapse
10. The Feast
11. Ergot ( Relief )

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