Recensione: Britny Fox

Di Alberto Vedovato - 14 Gennaio 2009 - 0:00
Britny Fox
Band: Britny Fox
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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83

Cosa succede quando due membri di una band vengono cacciati dalla casa discografica come clausola per la firma del contratto?
O ci fanno un film (“The Rocker – Il batterista nudo”) o i due si tirano su le maniche e dimostrano al mondo che cacciarli è stato un errore.

Ma andiamo con ordine. Era il 1983 quando quattro ragazzi di Philadelphia diedero vita a quella che sarebbe poi divenuta una delle più importanti band della scena Hair: i Cinderella.
All’epoca erano presenti Tom Keifer (voce e chitarra), Eric Brittingham (basso), Michael Kelly Smith (chitarra) e Tony Destra (batteria).
Presentati prima da Bon Jovi alla Polygram, i quattro si trovarono davanti ai tavoli della Mercury Records, dove, però, dovettero dividersi proprio su richiesta dalla major stessa. Kelly Smith e Destra non rientravano, infatti, nei piani. E cosi, mentre i loro ex compagni di band si avviavano ai primi successi, loro incontravano “Dizzy” Dean Davidson e cominciavano a dar forma al progetto Britny Fox.
Completata la formazione con Billy Childs al basso, nei primi mesi del 1986 fu pubblicato il loro primo EP, per una piccola etichetta locale, dal titolo “In America”.
Tutto sembrava sistemarsi, fino a quando il giovane batterista nel febbraio del 1987 perse la vita in un incidente stradale.

Non demoralizzati da questa notizia e scartato qualche sostituto temporaneo, finalmente arrivò la persona giusta: Johnny Dee, musicista con il contributo del quale, nel giugno del 1988 vide luce il primo full lenght.

Ci vollero tre anni per darlo alle stampe, ma la fatica e le sfortune furono ampiamente premiate dal travolgente successo, e dai capolavori che quest’album portò con sé.
I riff azzeccatissimi e coinvolgenti, la voce di Davidson, che timbricamente si trova esattamente a metà tra quella di Keifer e quella di Brian Johnson, la presenza di ottimi refrain e di accattivanti cori da stadio, lo resero uno degli album più rappresentativi dell’epoca.

Il platter si apre con quello che è anche il primo singolo rilasciato, “Girlschool”, il cui riff iniziale è entrato ormai di diritto nei libri che spiegano cos’è il Rock, e per di più accompagnato da un video che, allo slogan targato Twisted Sister “what do you want to do in your life? I WANNA ROCK!”, unisce l’essenza del glam ottantiano che da allora a oggi non ha escluso neanche una generazione.
Sentimenti, poi, marcati e rimarcati anche nei riff arcigni di “Kick’n’Fight” e della già citata “In America”.
Rock n’Roll, rock n’roll e ancora rock n’roll. Questo è un album da dare in pasto a chiunque si cibi di energia e sfacciataggine.

Seconda traccia e secondo singolo, la trainante “Long Way to Love” che con il contrasto di riff energici e un cantato molto melodico, mette in risalto l’immancabile lato romantico che ogni hair band che si rispetti deve mostrare, senza scadere però nella “solita” ballad.
Davvero un gran bel pezzo, con un Davidson sopra le righe che mostra di saperci fare non solo nel graffiato, ma anche in ambienti più delicati, ben calibrando bassi e acuti. Il tutto inoltre impreziosito da un assolo ispirato ed orecchiabile.
Ma, appassionati di semi-ballad non temete, non sarete delusi. Un pezzo come “Save the Weak” aderisce perfettamente agli stilemi di genere: un intro di chitarra imponente detta una linea melodica ricercata, intrecciata in maniera sublime con le linee vocali per tutta la lunghezza del brano che, con i suoi cinque minuti e mezzo, si classifica come la più lunga di tutto il lavoro. Seconde voci, cori e chitarra intrecciati, creano un ritornello coinvolgente cui difficilmente si resisterà dal cantarci sopra.

A seguire la canzone più allegra e spensierata dell’album, “Fun In Texas”, che ci porta a un vero e proprio inno al rock e, a parere del sottoscritto, il pezzo più riuscito in tutta la carriera dei Fox, “Rock Revolution”.
Musicalmente nulla di nuovo, solo una gran mazzata di rock veloce dal ritornello “anthemico” da cantare a squarciagola. Tuttavia frasi come: “We have to stick together for, for rock ‘n’ roll music. Cause we’ll fight till the end, now rock lives on. It’s never dead” per quanto siano banali, fanno sempre alzare il volume dello stereo e lanciare occhiatacce la vecchietta della casa di fronte.
Infine, ottima anche la cover degli Slade, “Gudbay T’Jane”.

Gli album successivi non saranno purtroppo in grado di bissare questo platter, risultando meno ispirati pur rimanendo molto validi. L’esordio dei Britny Fox ha, ad ogni modo, segnato un’epoca e chiunque si ritrovi anche solo a battere a tempo un piede ascoltando una canzone di stampo Hair ottantiano, ha l’obbligo di procurarsi questo lavoro, di inforcare possibilmente una Harley e girare per le strade gridando “It’s a rock n’roll revolution, rock is gonna fight!”

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Tracklist:

1. Girlschool (Davidson) 4’40”
2. Long Way To Love (Davidson) 4’55”
3. Kick’N’Fight (Davidson, Destra) 3’38”
4. Save The Weak (Davidson) 5’29”
5. Fun In Texas (Davidson) 4’28”
6. Rock Revolution (Davidson) 4’43”
7. Don’t Hide (Davidson) 4’50”
8. Gudbye T’ Jane (Slade cover) 4’28”
9. In America (Davidson, Destra) 4’26”
10. Hold On (Davidson) 3’31”

Durata totale: 45’11”

Line Up:

Dean Davidson: Voce, Chitarra
Michael Kelly Smith: Chitarra
Billy Childs: Basso
Johnny Dee: Batteria

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