Recensione: Broken Heart Syndrome

Di Massimo Ecchili - 26 Febbraio 2011 - 0:00
Broken Heart Syndrome
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Genere:
Anno: 2011
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73

Dischi come Broken Heart Syndrome sono sempre difficili da affrontare per almeno due ragioni: da un lato i “supergruppi”, come i Voodoo Circle in questione, difficilmente sbagliano; dall’altro di rado riescono a dire qualcosa che suoni anche solo vagamente originale o, quantomeno,  personale. Approcciarsi a lavori del genere, dunque, significa spogliarsi di queste idee (preconcette sì, ma non senza fondamento, come la storia insegna) ed ascoltarli per il semplice gusto di farlo. Se ci si aspetta di più la delusione è dietro l’angolo.

Il platter in questione segue l’apprezzato omonimo debutto del 2008 (anch’esso uscito sotto AFM Records) e non ne stravolge le intenzioni: l’intento palese è quello di suonare hard rock fortemente debitore ai grandi del passato, Whitesnake su tutti (e fin troppo), con una tecnica invidiabile e un sound a metà tra l’aggressivo ed il patinato, grazie alla formidabile produzione di Dennis Ward, bassista dei Pink Cream 69 e produttore stimato che può contare collaborazioni, dietro al mixer, con artisti del calibro di D.C. Cooper, Angra, Adagio e molti altri.
La formazione è la stessa che aveva preso parte al debut, eccezion fatta per il batterista tedesco Markus Kullmann, subentrato a Mel Gaynor. Il mastermind Alex Beyrodt, la cui Stratocaster campeggia in copertina assieme al Marshall d’ordinanza, si fa dunque accompagnare anche questa volta dal bassista Mat Sinner (già suo compagno d’avventura nei Primal Fear) da Jimmy Kresic, dal già citato Kullmann e dalla formidabile ugola di David Readman (Pink Cream 69, ex-Adagio); progetto quindi, com’è facilmente comprensibile, nel quale non mancano certo talento, esperienza ed abilità strumentale.

Come detto in precedenza, dunque, è lecito aspettarsi da Broken Heart Syndrome più contenuti tecnici e godibili che grandi novità; è sufficiente l’opener No Solution Blues per rendersi conto che è esattamente quella la direzione musicale: l’inizio è infatti tutto a base di un hard’n’heavy fortemente debitore dei già citati Whitesnake, con l’aggiunta di diversi momenti solistici nei quali il nostro Alex non disdegna assolutamente di dimostrare quanto ci sappia fare con la sei corde in mano. Il disco suona piacevole ma furbo: i Voodoo Circle raccolgono tanto dalla storia del genere, lo miscelano con un sound in perfetto equilibrio tra il moderno ed il retrò e dimostrano di sapere perfettamente come si costruisce un brano vincente. Ecco allora i cori assolutamente vintage di This Could Be Paradise e della title track (presenti in ogni caso qua e là in tutto l’album) ed ecco la semi ballad Devil’s Daughter, spruzzata di blues quel tanto che basta per toccare le giuste corde dell’anima di chi ascolta.
Tra gli episodi migliori va assolutamente annoverata la bellissima When Destiny Calls, che sembra spuntata dalla seconda metà degli anni ’80 e nella quale Coverdale sembra essersi impadronito di Readman. Anche la ballad Blind Man, la quale è invece debitrice dei Deep Purple, si segnala per essere ben concepita e non manca di regalare qualche emozione.
La band si esprime a meraviglia sia quando le coordinate si spostano, con The Heavens Are Burning, sul pianeta Rainbow (impossibile non cogliere i rimandi allo storico gruppo) sia quando suona un pezzo energico e orecchiabile qual è Don’t Take My Heart. La sezione ritmica è potente e dinamica, le tastiere di Kresic presenti ma discrete, Readman tira fuori una delle migliori prestazioni della sua carriera e Beyrodt…beh, il progetto è suo, no?
Il disco si chiude con Wings Of Fury, un pezzo tirato nel quale tutti hanno, una volta di più, la possibilità di mettere sul piatto le proprie capacità con i rispettivi strumenti.

Dischi come Broken Heart Syndrome sono sempre difficili da affrontare, già, anche perchè alla fin fine non mancano (quasi) mai di confermare quanto ci si immaginava prima di ascoltarli.
Il secondo lavoro dei Voodoo Circle di Alex Beyrodt è formalmente perfetto: ottima tecnica, pezzi scritti (non senza furbizia) per piacere sin dai primi ascolti, suono curatissimo. Eppure non convince appieno: ci sono tanti, troppi richiami ad altri gruppi blasonati e a cose già sentite e, non bastasse, anche l’aggiunta di un paio di filler.
Luci ed ombre quindi per questa uscita, piacevole ma un po’ scontata. Sì, è vero, i Voodoo Circle si prefiggono, almeno in parte, di portare alle nuove generazioni la lezione dei grandi del passato; però qualcuno avvisi Beyrondt e i suoi che il Serpente Bianco è vivo e gode di ottima salute.

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Tracklist:
01. No Solution Blues 3:49
02. King Of Your Dreams 4:57
03. Devil’s Daughter 6:42
04. This Could Be Paradise 3:33
05. Broken Heart Syndrome 4:59
06. When Destiny Calls 4:33
07. Blind Man 5:20
08. Heal My Pain 3:05
09. The Heavens Are Burning 6:00
10. Don’t Take My Heart 4:28
11. I’m In Heaven 4:11
12. Wings Of Fury 4:16

Line-up:
David Readman: vocals
Alex Beyrodt: guitar
Mat Sinner: bass
Jimmy Kresic: keyboards
Markus Kullmann: drums

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Genere:
Anno: 2008
77