Recensione: Burial Ground

Di Alberto Fittarelli - 1 Luglio 2010 - 0:00
Burial Ground
Band: Grave
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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77

Uno dei maggiori stimoli per una reunion – oltre alla vile grana, si intende – è sicuramente la voglia di far vivere al proprio gruppo una seconda giovinezza, magari grazie anche alla maggiore maturità dei musicisti coinvolti. Ecco, possiamo dire tranquillamente che i Grave ci stiano riuscendo in pieno. E la vil grana, ovviamente, non c’entra nulla.

Dopo due gioielli come As Rapture Comes e Dominion VIII (quest’ultimo decisamente “difficile”, va detto), gli svedesi tornano alla carica con un disco di nuovo vincente e riuscito. Dove Dominion VIII si buttava a capofitto in quell’oscurità che ha sempre distinto lo swedish death dei Grave da quello dei commilitoni, Burial Ground va persino oltre, scavando appunto una fossa sul fondo putrido del genere.

Riff fangosissimi supportano pezzi a volte da vera e propria antologia del genere, come la seconda Semblance In Black: il chorus migliore del disco e probabilmente il meglio riuscito degli ultimi tempi nel settore, almeno dal più melodico disco omonimo dei Dismember. Addirittura il doom fa un ingresso prepotente nella chiusura dell’album, con i riff catacombali della title track.
Chiaramente, se la varietà di repertorio non ha mai contraddistinto gli album dei Grave, non possiamo certo chiedere loro di cambiare adesso; e visti i risultati – mediocri quando tentarono, anni fa, l’excursus nel thrash, ottimi adesso – stiamo sicuri che è meglio così. Il loro death si è oggi ulteriormente consolidato, ha recepito la formula scelta dai compagni di viaggio – la triade Entombed/Dismember/Unleashed, ovviamente – e se ne e’ distanziata, assumendosi forse il compito di preservare la forma più “true” e incontaminata del genere.

Un insieme di cliché perfettamente riusciti, e messi insieme perché li si vive e non perché prigionieri di un personaggio, può fare un gran disco. Questo i Grave l’hanno capito ormai da diverso tempo e non sprecano energie per sperimentare: lavorano sodo, rimangono nella penombra mediatica e sfornano solo lavori di grande qualità. Speriamo che l’età non cominci a farsi sentire e ce li lasci produrre come ai tempi dell’adolescenza Into The Grave ancora a lungo.

Alberto Fittarelli

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Tracklist:

1. Liberation
2. Semblance In Black
3. Dismembered Mind
4. Ridden With Belief
5. Conquerer
6. Outcast
7. Sexual Mutilation
8. Bloodtrail
9. Burial Ground

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