Recensione: Change of Track

Di Riccardo Angelini - 24 Dicembre 2005 - 0:00
Change of Track
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Anno: 2005
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70

Non è certo facile riuscire oggi a essere innovativi e insieme convincenti in un genere, quello dell’hard ‘n’ heavy, che per sua natura sembra vincolare i suoi successi ai rigorosi paradigmi di un passato glorioso. E’ dunque un suono sì al passo coi tempi, ma soprattutto attento a non deragliare dai binari della tradizione, ciò cui ambiscono gli svedesi Locomotive Breath (chi ha detto Jethro Tull?), e a conti fatti si può ben dire che con il loro rock energico, diretto e moderno – ma non modernista – abbiano saputo cogliere nel segno.

A dieci anni dalla formazione della band, il fondatore Janne Stark (ex-Overdrive) decide in questo terzo full-length di concedere maggiore spazio in fase di songwriting al rude e vigoroso singer Mattias Osback. Il risultato? Chitarre ruggenti, ritmiche incalzanti (come si evince anche dalla manifesta predilezione per gli up-tempo) e melodie toniche quanto robuste: una formula riproposta ossessivamente di traccia in traccia, con buona pace di chi aspirerebbe a qualche ulteriore rallentamento, per tirare il fiato tra una bordata e l’altra. Al contrario, anche nelle ultime battute il tiro rimane caparbiamente alto e, al di là di qualche prevedibile calo, finisce per strappare consensi almeno per quanto riguarda grinta e tenacia.
Il primo passo non è a dire il vero dei più impressionanti. Nonostante il titolo programmatico e la posizione in scaletta, l’opener H.M.M. (Heavy Metal Meltdown) non riesce a esaltare: sì aggressiva nell’incedere e salda nelle ritmiche, ma deludente nel refrain troppo di maniera e non proprio irresistibile per quanto riguarda il riffing.
Ma la band è rapida nel correggere il tiro, e già con la energica Shadow registra il primo netto successo. Un basso vivo e pulsante (che fa capo a un certo Marcel Jacob) deve condividere il merito del successo con l’incalzante lavoro di Ted Wernersson alle pelli, chitarre abili nell’azzeccare tanto il riff quanto l’assolo, nonché linee vocali davvero incisive. A proposito di queste ultime, c’è da dire che in una globale affinità di stile con Jeff Scott Soto, non mancano le occasioni in cui Osback tenta di travestirsi da Bruce Dickinson, imitando soprattutto le linee melodiche del solista. Ne sono esempi i cori della scoppiettante What I’ve Become o della rampante Speed Driver, accomunate dalla carica esplosiva dei refrain.
Non c’è di che lamentarsi anche quando i toni accennano ad acquietarsi – sia chiaro: accennano – in pezzi più avvolgenti come la ben calibrata Chains around Heaven o nella ballad Leaving my Heart to You, debitrice del Bon Jovi vecchia maniera soprattutto nei passaggi acustici e nel refrain sferzato di romanticismo a stelle e strisce. Da segnalare anche la conclusiva Gargleblaster, brano strumentale come da tradizione ricco di ospiti di alto livello. A questa nuova, convulsa orgia chitarristica prendono parte, in rigoroso ordine alfabetico, Tommy Deander (Radioactive), Mattias Eklundh (Freak Kitchen), Lars Eric Mattson e Hank Sherman (Mercyful Fate): il risultato è un’ennesima iniezione adrenalinica sonora, del tutto in linea con lo stile del disco.

Se può essere riconosciuto un difetto fondamentale in Change of Track, al di là tasso d’innovazione (comprensibilmente) prossimo allo zero, va probabilmente cercato in una certa eccessiva ridondanza sonora, la quale potrebbe alla lunga fiaccare quegli ascoltatore che, in mezzo a tanti brani diretti e stilisticamente molto affini tra loro, anelerebbero a qualche variazione in più.
Ma non si può negare che Stark e soci abbiano messo a segno un buon colpo con quest’uscita, capace di accontentare soprattutto coloro non cercano indefessamente l’originalità e che sanno sorvolare su una produzione un po’ grezza e ruvida (ma per qualcuno potrebbe essere addirittura un pregio). Considerati i risultati decisamente incoraggianti, c’è da augurarsi che i Locomotive Breath sappiano imporsi come autorevole realtà nel panorama dell’hard ‘n’ heavy, magari ampliando il proprio repertorio nelle future creazioni. Ma intanto c’è già di che divertirsi.

Tracklist:
1. H.M.M
2. Shadow
3. What I’ve Become
4. Leaving My Heart With You
5. Speed Driven
6. Feel My Rage
7. Firestarter
8. High On Illusion
9. Phyxious
10. Kingdom Of Tragedy
11. Chains Around Heaven
12. I’ll Be Fighting
13. Gargleblaster

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