Recensione: Cities of the Red Night

Di Emanuele Calderone - 3 Febbraio 2013 - 0:00
Cities of the Red Night
Band: Yass-Waddah
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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60

Nati a Venezia nel 2011, gli Yass-Waddah sono una delle nuove realtà che popolano il panorama black metal nostrano. I quattro ragazzi approdano sul mercato discografico con “Cities of the Red Night”, demo autoprodotto, il cui concept si ispira al romanzo “Le città della notte rossa” dell’autore americano William Seward Burroughs II.

Il lavoro, suddiviso in cinque brani, per una durata totale di poco superiore ai 14′, si rifà chiaramente al black metal dei primi anni ’90: le chitarre presentano un suono saturo fino al midollo e tessono un riffing serrato e soffocante; la batteria scandisce i tempi con decisione, disegnando, assieme al basso, ritmiche quadrate e martellanti. A Gabriele de Rossi viene, infine, affidato il compito di dirigere il tutto con il suo scream strozzato, che conferisce una maggiore cattiveria alla proposta.

I cinque brani sono strutturalmente piuttosto diretti e semplici, sebbene il combo si dimostri in possesso di discrete qualità tecniche: le canzoni si susseguono una dopo l’altra, concedendosi di raro a stacchi melodici, che, però, arricchiscono notevolmente le stesse.
Delle tracce qui contenute, quella che maggiormente spicca sulle altre è “Transmigrants and Receptacles”, decisamente più completa e varia, sia sotto il profilo ritmico che sotto quello melodico. La band svolge in questo caso un lavoro davvero buono anche per quanto concerne il songwriting, rielaborando in maniera personale la lezione dei gruppi che hanno reso grande la scena estrema norvegese.

A dimostrazione dell’amore che i Nostri provano nei confronti del true norwegian black metal, anche la qualità di registrazione riporta alla mente i bootleg degli anni passati. I suoni sono secchi -specialmente per quel che riguarda rullante e chitarre- e sporchi e i volumi regolati in maniera un poco approssimativa.

Questo è quanto. Gli Yass-Waddah ci propongono un lavoro poco originale ma senza ombra di dubbio gradevole, che molto probabilmente farà breccia nei cuori di tutti gli amanti di Darkthrone e simili. Per fare il grande salto di qualità, però, serve un pizzico di intraprendenza in più, che speriamo emerga già dal prossimo lavoro.

Emanuele Calderone

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Tracklist:

1. Invocation
2. B-23
3. Transmigrants and Receptacles
4. Moves and Checks and Slays
5. Qasbah

Line Up:

Gabriele De Rossi – voce
Graziano Stefanutti – basso
Corrado Linzi – batteria
Pietro Baldan – chitarra

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