Recensione: Collection Prestige

Di Alberto Fittarelli - 13 Settembre 2005 - 0:00
Collection Prestige
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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50

Anche per il 2005 non
poteva mancare la giusta dose di pazzi buttatisi nel metal più o meno estremo e
dediti alle sperimentazioni tra i generi più svariati: quest’anno tornano i
veterani Carnival in Coal dalla Francia, gruppo che da anni (era il 1999
l’anno del loro debutto) tenta di seguire le orme di acts decisamente più
famosi come  Solefald e compagnia
nordica. C’è però una bella differenza tra il portare il metal lungo nuove,
inesplorate strade, attraverso lo studio attento degli arrangiamenti ed i
coraggiosi accostamenti, e l’unire invece un’accozzaglia di stili
incompatibili tra loro per fare scalpore. I Carnival fanno esattamente
questo: mettono un ritornello brutal di fianco ad una strofa reggae, un solo di
jazz puro appena prima di una ripartenza black, ma il tutto senza un senso
preciso. Aggiungete il dubbio gusto riservato a testi, concetti, artwork e
titoli, ed avrete un gruppo che ha sparato decisamente troppo in alto per le
proprie possibilità. Qualcosina (ma proprio qualcosINA) si salva, se non altro
perché ben fatto nel proprio genere: ma l’ottimo chorus di Fuckable si
perde molto presto nella laccatissima serie di arrangiamenti iper-pacchiani, ed
è solo un esempio. 

I due mattacchioni responsabili di questo progetto cercano ormai da diversi
annetti di trovare la sperimentazione perfetta: spesso e volentieri esagerando.
Per tornare al paragone (assolutamente sproporzionato) con i Solefald,
immaginate gli eccessi raggiunti dai norvegesi con Neonism: album
a cui era stata però dedicata grande attenzione in arrangiamenti e
presentazione grafica, riunendo il tutto nell’ottica di una linea di pensiero da
sempre seguita. Qui siamo al disordine più totale, tanto che è anche difficile
buttare giù qualche titolo per dirvi: “Sì, questa si salva”. Le
canzoni mancano di qualsiasi organicità e affogano quindi nell’oceano di
ambizioni del duo francese.

Attenzione a non
scambiare la bizzarria per genio: come dice un noto spot televisivo, “quelli
senza marca non li consiglia nessuno”. Bocciati.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Party At Your House 
2. Fuckable 
3. Satanic Disaster 
4. Right Click… Save As… 
5. Cartilage Holocaust
6. The Lady And The Dormant Sponge 
7. Delivery Day 
8. Ohlala 
9. Living In The Plastic Age  
10. D.O.A. (Drunk Once Again) 
11. Promenade

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