Recensione: Coordinates Of Confusion
Cataract o Bonded By Blood?
La domanda, seppur strana, è pertinente. Infatti, al giorno d’oggi, grosso modo, i gruppi che praticano il thrash si possono suddividere in due categorie: quella dei «replicanti» (Bonded By Blood), e quella dei «progressisti» (Cataract).
La prima comprende coloro i quali non osano sganciarsi dagli stilemi del genere, ben consolidati dall’esperienza, mutuando – soprattutto – le linee vocali dei Maestri come James Hetfield o Chuck Billy. La seconda è alimentata, invece, da chi prova a inserire più personalità nelle proprie composizioni; tentando di portare «avanti» la progenie degli Exodus & company.
Per arrivare a noi, dove si collocano gli sloveni Negligence?
Nella prima fattispecie che ho appena descritto, affermerei con serenità. A priori, comunque, non inventare nulla e proporre pedissequamente – riveduto e aggiornato – quanto già sviscerato da altri, non è necessariamente un peccato mortale. Pertanto, non è pacifico che il quintetto di Ljubljana parta con un handicap tale da renderne inutile la corsa al successo.
I Nostri, pur essendo sulla scena da una decina d’anni, si ritrovano al secondo album di lunga durata in studio dopo l’autoproduzione di “Options Of A Trapped Mind”, nel 2007. Nonostante tale ridotta esperienza in materia d’incisione, “Coordinates Of Confusion” suona in modo pressoché perfetto; segno che sia la band sia la Metal Blade hanno fatto un ottimo lavoro, almeno in questo senso. Il suono è pieno, rotondo, robusto. Non ci sono sbavature, la potenza e profondità sono assicurate. Inappuntabile la leggibilità delle singole partiture. In sintesi, una resa coerente con i tempi che vogliono, anche per il nostro amato «genere ignorante», una professionalità sempre ai massimi livelli possibili.
Le dolenti note, puntuali come un orologio svizzero date le premesse, arrivano dall’approccio musicale di Alex e compagni. Già il vocalist, pur avendo gli attributi necessari allo scopo, non fa che ripetere diligentemente la lezione imparata a scuola (di thrash). Anche intestardendosi sugli ascolti, difatti, difficile se non impossibile risalire all’identità singola dei brani; giacché paiono cantati con la medesima linea vocale. Poi, la sezione ritmica. Precisa, sì, ma sfortunatamente anonima e priva di qualsiasi voglia di osare. Infine, i chitarristi. Preparati, efficaci, bravi nelle ritmiche e nei soli, tuttavia inesorabilmente ancorati al guitarwork delle coppie d’ascia più rinomate; tipo Rick Hunolt/Gary Holt (Exodus), Alex Skolnick/Eric Peterson (Testament) oppure Rob Cavestany/Gus Pepa (Death Angel). Con la differenza che questi binomi, già venticinque anni fa, suonavano allo stesso modo di Jey/Aljo.
Come songwriting qualche spunto interessante c’è, insabbiato nelle nebbie del tempo. L’opener “Mind Decay”, massiccia come il Gran Sasso, e la title-track, suite complessa e articolata; sono due episodi che si lasciano ascoltare con piacere e soddisfazione.
Della restante parte delle canzoni non saprei quali salvare. Tutto scontato, tutto ripetitivo, tutto noioso.
Come non saprei a chi consigliare il platter. Se i nostalgici preferiranno sonorità più rozze di quelle prodotte dai Negligence, i thrasher modernisti passeranno oltre, alla ricerca di qualcosa di artisticamente più sostanzioso.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Mind Decay 3:54
2. Screaming Fear 5:22
3. Addicted To Aggression 3:23
4. Disharmony 3:23
5. The Way To … 1:09
6. Insane Asylum 5:30
7. The Q Box 4:22
8. Sickened 4:35
9. Shark Attack 3:24
10. Coordinates Of Confusion 10:57
Line-up:
Alex – Vocals
Jey – Guitars
Aljo – Guitars
Lipnik – Bass
Ruzz – Drums