Recensione: Cosmic Serpent
I Tryblith si formano nel lontano 2010 e partono subito con un paio di demo nel giro di due anni, classico preludio all’inizio di qualunque carriera artistica nell’ambito musicale. Qualcosa però si è inceppato, perché la formazione non ha più prodotto materiale per 10 anni(!), rimanendo nel dimenticatoio e nell’anonimato. Questo fino alla pubblicazione del primo album ufficiale nel 2020, un buon esordio dal titolo “A New Aeon”, che ha confermato come sotto ad un tale silenzio artistico covasse in realtà qualcosa di valore. Nel 2022 infatti il complesso dell’Ohio torna sulla scena con “Cosmic Serpent”, disco che si propone come black metal in parte atmosferico, in parte sinfonico.
L’album si esprime nella sua totalità in 40 minuti, in 8 tracce che, lo diciamo fin da subito, mantengono uno standard qualitativo molto sopra la media. I due brani con cui il disco si apre mettono subito in chiaro la faccenda: tante tastiere e tanto blast beat, ma anche batteria dinamica e produzione più pulita del normale, rimanendo comunque nell’alveo della cavernosità black metal. La parte centrale del disco regala grandi soddisfazioni, con il trio “Lightsped Through Oblivion”, “Typhonian Starfire” E “Ouroborea” che mettono in evidenza tutta la verve creativa del gruppo. In particolare “Ouroborea” risulta un pezzo davvero sorprendente. In quest’abbondanza di qualità trovano spazio anche un piccolo riferimento a “Lost Arcane City of Uppakra” dall’ultimo disco dei Darkthrone, ad anticipare una chiusura sempre su livelli ottimi con “Of Wind, Rain and Black Light”.
Il gruppo stesso dà una definizione di Tryblith: fine, inizio, rinascita. Probabilmente questa definizione calza molto con la storia dei nostri. La fine del loro periodo di “gestazione” ha tracciato un nuovo inizio con il primo full length, che ha anticipato la vera e propria rinascita con “Cosmic Serpent”, una fra le uscite più interessanti dell’anno