Recensione: Creatures of the Dark Realm

Di Manuel Gregorin - 15 Giugno 2021 - 0:01
Creatures Of The Dark Realm
Band: Bloodbound
Etichetta: AFM Records
Genere: Power 
Anno: 2021
Nazione:
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84

Cosa possiamo ancora aspettarci dal power metal nel 2021?
Un genere nato negli anni ’80 e subito divisosi in corrente americana ed europea: specie quest’ultima, sulla quale ci soffermeremo adesso, verso la fine anni 90 ha vissuto una sfolgorante rinascita diventando uno dei generi metal più quotati e seguiti da una moltitudine di fans. Forte di una formula semplice ed accattivante, il power riesce a far presa sull’ascoltatore grazie a ritmiche galoppanti, melodie immediate, assoli veloci e ritornelli coinvolgenti (i famosi coretti da birreria come verranno scherzosamente soprannominati).
Una formula che sembrava funzionare sempre raccogliendo estimatori e creando una moltitudine di band sparse nei punti più disparati del globo. Ma come sempre, il troppo stroppia, e così negli anni a seguire abbiamo assistito ad un inflazionamento di formazioni affiliate con il rischio per la scena di implodere su se stessa.
Certo, i gruppi storici o che dimostrano una certa creatività riescono ancora a stare a galla, ma molti altri rimangono intrappolati in un limbo formato da innumerevoli band che sembrano fatte con la fotocopiatrice tanto si ostinano nel proporre una ricetta trita e ritrita che, se da un lato nella sua semplicità può risultare immediata, spesso alla lunga può diventare ripetitiva e monotona.
Alla fine ci siamo ritrovati al giorno d’oggi nella situazione dove anche un fan del power più incallito nell’avvicinarsi ad una qualche nuova uscita a volte lo fa con una certa titubanza e con la consapevolezza di rischiare di imbattersi in un prodotto ben suonato, magari anche con una produzione stellare ma povero di spunti interessanti.

Ma poi c’è sempre la sorpresa dietro l’angolo!!!!

Il magico mondo della musica con sole sette semplici note riesce sempre a stupire e a tirare fuori l’asso nella manica: un esempio sono gli svedesi Bloodbound che con questo “Creatures of the Dark Realm” riescono a piazzare un colpo vincente. Registrato ai Black Lounge Studios, di Grangärde, in Svezia sotto la supervisione di Jonas Kjellgren e pubblicato dalla tedesca AFM records, la compagine scandinava, nonostante sfoggi un look e una copertina che li farebbe associare ad un certo metal estremo, ci propone un power metal nella sua formula più classica, associabile ai connazionali Sabaton o Beast In Black. E senza inventare niente di innovativo se ne esce con un prodotto piacevole ed appetitoso.
In questo nono capitolo in carriera i Bloodbound denotano un’ispirata vena compositiva che riesce a colmare la mancanza di originalità, proponendo dodici brani anthemici, dodici inni con ritornelli accattivanti da cantare a squarciagola. Roba che farà sicuramente breccia nel animo e nelle orecchie della nutrita schiera degli amanti del genere o comunque anche del metal più classico in generale.

Dopo un breve intro acustico si parte con la title track “Creatures of the Dark Realm“: appare subito chiaro come i Bloodbound siano partiti con il piede giusto. Si procede poi spediti con le melodie trascinanti di “When Fate Is Calling“; i toni quindi diventano epici e gloriosi in “Ever Burning Flame” e “Death Will Lead the Way” con reminiscenze dei Rhapsody Of Fire senza però riproporne la componente sinfonica ed orchestrale. Molto valida la prova del vocalist Patrik Selleby che sfoggia una prestazione convincente senza limitarsi a fare un’anonima imitazione da sirena contraerea: in “Eyes Come Alive” ad esempio, si odono addirittura vocalizzi alla Rob Halford. Non da meno la prestazione degli altri componenti della band che fra riff massicci e bordate di batteria si confermano musicisti di talento e qualità, riuscendo ad imprimere alle composizioni il giusto “tiro” e potenza senza cadere nella trappola dei suoni troppo puliti che rischierebbero di far perdere compattezza ai brani.

Le canzoni si susseguono in una alternarsi di episodi sparati e mid tempo come “Gathering Of Souls” o “Kill Or Be Killed” con il suo riff cantilenante . E ancora “The Gargoyles Gate” dove le tastiere pompose di Fredrik Bergh accompagnano le chitarre dei due Olsson.
Altro punto elevato di questa produzione è la valida “March Into War” in cui una giusta miscela tra power metal e hard rock ci rammenta certi episodi degli Edguy. Contrariamente a come ci si aspetterebbe in un lavoro simile, non sono presenti ballads (magari con la parola Forever nel titolo…) o lunghe suite (di quelle divise in 7 od 8 parti): come dicevamo prima, il sestetto svedese punta sull’immediatezza di brani pensati come degli inni metallici che si susseguono lungo tutta la durata del disco senza mai stufare o far annoiare l’ascoltatore.
In tal caso risulta azzeccata la scelta della band di non eccedere troppo nella lunghezza dei singoli episodi: nessuno  raggiunge i 5 minuti di durata, rendendo così il risultato immediato e scorrevole
Il platter si conclude poi con “Face Of Evil“, bella e coinvolgente, seguita da “The Wicked and the Weak” in cui aleggiano delle leggerissime influenze folk ed un coro piratesco che richiama alla mente gli Alestorm.

In conclusione i Bloodbound con questo “Creatures of the Dark Realm” realizzano un piccolo gioiellino di power metal che pur non mettendo niente di nuovo sul piatto non mancherà di piacere ai fans del genere.
Tutto ciò a dimostrazione del fatto che di innovazione e originalità a volte si può anche fare a meno, soprattutto quando si hanno tra le mani delle buone canzoni.

Quarantacinque minuti di headbenging, finiti i quali, se la testa non vi è ancora rotolata sotto un tavolo vi verrà voglia di fare ripartire il CD da capo.

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