Recensione: Crowd Control: The Jaws Of War

Di Sergio Vinci - 9 Dicembre 2012 - 0:00
Crowd Control: The Jaws Of War
Band: Estampida
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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Gli Estampida sono quattro ragazzi argentini, ma dal lontano 1995 si sono trasferiti in Spagna. Ed è qui che ha inizio la loro carriera musicale, anche se i primi vagiti si hanno in tempi recenti, ovvero a partire dal 2008, con la realizzazione del debutto “Sin Rencor” e del successivo “Brainwashers”. Arriviamo ai giorni nostri ed esce il loro terzo full-length, il qui presente “Crowd Control: The Jaws Of War”, prodotto da Tommy Talamanca dei Sadist presso i Nadir Music Studios. La band quindi è supportata dalla stessa Nadir per quanto riguarda la produzione e promozione di questo album. 
La prova degli Estampida, in questo disco, appare decisamente scialba e priva di mordente. Tredici tracce che non lasciano il segno, dove viene espresso un thrash/death metal aggressivo, ma mai pericoloso, che ricalca molti clichè rubati un po’ dalla frangia meno estrema del death metal “melodico”, e un po’ dal thrash metal, soprattutto di matrice europea. 
Vorrei precisare che questo “Crowd Control: The Jaws Of War” non è propriamente un disco brutto, ma bisogna tenere conto di vari aspetti per giudicarlo. Innanzitutto, come dicevamo, la band non è alle prime armi e quindi dovrebbe esprimersi con più incisività e convinzione. La produzione e i suoni in generale sono accettabili, puliti quanto basta, ma approssimativi e ovattati e, sinceramente, non si addicono ad un disco che esce per una label ormai abbastanza conosciuta come la Nadir Music. Verrebbe da pensare che, evidentemente, qualcosa non è andato per il verso giusto in sede di missaggio in quanto, grazie alle nuove tecnologie, ci sono band che con mezzi casalinghi riescono a fare di meglio. La prova anonima del singer, il cui intento è quello d’essere aggressivo in stile Pantera o Sepultura, non riesce mai ad imprimere con decisione una vera forza ai brani, non colpisce mai l’ascoltatore! E ciò per una band di questo genere è abbastanza limitativo. Il ‘colpevole’ non è solo il cantante, ma tutta la band, che offre un compitino fatto ‘ad hoc’ per ottenere una ‘sufficienza politica’.
Mi spiace dover spendere parole non troppo lusinghiere nei confronti di una band, qualsiasi essa sia, perché sono conscio degli sforzi e dei soldi che vengono spesi per arrivare al “prodotto finito”, ma nel 2012 abbiamo bisogno ancora di copie stanche e appannate di gente che qualcosa da dire l’ha già detta abbondantemente con i dischi precedenti? Poi, se verso la fine della tracklist arriva il “semi-lentone”,  “We’ll Wait Together”, ecco che tutto comincia ad avere un senso, qualora avessimo ancora dei dubbi: voce melodica abbastanza imbarazzante, pathos inesistente …noia perpetua!
Ultimi appelli per gli Estampida: se diciassette anni d’attività hanno prodotto questi risultati, c’è solo da sperare in una rivoluzione consapevole e ben architettata all’interno della band, al fine di dare una scossa decisiva ad una situazione piuttosto compromessa. Spero davvero mi possano smentire in tempi brevi anche perché una minima base tecnica è percepibile. Purtroppo, per adesso, non si arriva alla sufficienza.

Sergio Vinci 

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Formazione:
Gastón Reto: Batteria, percussioni
Juan Cruz Sarlinga: Chitarra
Lucas Valenzuela: Voce, basso
Franco Sarlinga: Chitarra

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