Recensione: Curling Serpents Under Stone

Di Alessandro Rinaldi - 31 Maggio 2025 - 0:22
Curling Serpents Under Stone
Band: Onirik
Genere: Black 
Anno: 2025
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
70

Onirk è un progetto plasmato dal polistrumentista portoghese Gonius Rex, in essere da oltre un ventennio: il 2002 segna l’inizio di quest’avventura, che ha portato alla realizzazione del suo sesto full-length a distanza di cinque anni da  The Fire Cult Beyond Eternity – un lungo periodo di attesa che ha visto Gonius  impegnato nell’interessante progetto parallelo Noite Ritual, in cui ha dato sfogo ai suoi istinti più primitivi e violenti, proponendo un convincente raw metal.

Curling Serpents Under Stone va a chiudere una trilogia iniziata due lustri fa con Casket Dream Veneration e che cinque anni fa ha visto il suo secondo atto con The Fire Cult Beyond Eternity, che descriveva l’Apocalisse con le sue esplosioni di fuoco e lava, come nei più classici cliché sulla fine del mondo. In questo disco, invece, si descrivono le conseguenze del secondo lavoro, con un mondo che è calato fisicamente all’Inferno, come raffigurato nell’artwork, che prende in prestito dal trevigiano Carlo Lasinio una sua opera del 1812, Il Giudizio Universale e l’Inferno, in cui si erige al suo centro Lucifero, sottoterra, con legioni di demoni che, in una raffigurazione quasi dantesca, torturano le anime dei defunti.

Pura cattiveria concentrata in poco più di 35 minuti, spalmata su otto tracce, questo è Curling Serpents Under Stone: un autentico omaggio agli anni d’oro del black metal, con la consapevolezza del senno di poi e quei piccoli ritocchi che impreziosiscono l’opera di Onirk. È piuttosto facile immaginare demoni danzare al groove della batteria o lacerare la carne di un dannato con il proprio forcone piuttosto che immergerlo in lava bollente: si tratta di un notevole tributo ai tempi che furono, ai gloriosi anni della seconda ondata del black metal che scosse il mondo della musica con delle opportune modifiche che lo rendono decisamente moderno e che allontanano lo spettro di una remunerativa “operazione nostalgia”. Prima fra tutte, una batteria più ritmata, alla Marduk per così dire, su cui vengono adagiati dei riff molto incisivi, come nel caso di All is Hell, Hell is All e Night of Nights lasciando spazio, comunque a segmenti più docili come nel caso di Undertaker of Men e il piccolo gioiellino acustico, Argument With The Stars, che ci dà un saggio delle capacità compositive di Onirk e della sua ecletticità. Un brano che segna un passaggio di livello poiché, da questo momento, i brani saranno supportati, anche se in minima parte dalle tastiere e vedranno una composizione più articolata di cui la title track è un emblema: la solenne introduzione, che ben presto viene soffocata dall’incalzante blast beat e dal soffocante tremolo, per una canzone dal sapore anni ’90. Più melodia e meno distorsioni in To My Last Day On Earth, un passaggio più orecchiabile e moderno rispetto a quanto contenuto nel disco. Si chiude con un decadente mid tempo, Depois da Batalha, un baratro oscuro e profondo, degno epilogo del materiale fin qui proposto.

Le parole di Gonius Rex sono perfette per sintetizzare l’essenza di questo album: “Curling Serpents Under Stone vuole essere un omaggio alla scena black metal norvegese degli anni ’90 e a band come i primi Satyricon, Ved Buens Ende, Isengard, Darkthrone ed Emperor”.  Un modo, quindi, per rendere omaggio a chi lo ha formato musicalmente, a chi ha mostrato la strada da intraprendere e questo si ripercuote sul suo lavoro, che non segna un passo evolutivo e sperimentale, non una innovazione ma una sorta di “rivoluzione tradizionalista”, che riconsegna gli Onirik ai gloriosi anni ’90, ovvero quella sorta di mito blackster da inseguire. Un disco che merita un attento ascolto da parte dei nostri lettori, soprattutto quelli più nostalgici.

Ultimi album di Onirik