Recensione: Cursed

Di Michele Carli - 21 Marzo 2011 - 0:00
Cursed
Band: Rotten Sound
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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80

Vi piace il grindcore? Volete formare una band e volete capire qual’è il modo giusto di suonare questo genere? Bene, acquistate un album dei Rotten Sound. Prendete un Exit, un Murderworks, un Cycles e cominciate a prendere appunti, perché difficilmente riuscirete a trovare di meglio sulla piazza.

Cursed si affaccia sul mercato con l’arroganza di un raccomandato e, come da pronostico, non delude le aspettative. La falsariga è sempre quella di Cycles: non più solo mitragliate di blast beats, quelle sono rimaste a Murderworks e, in parte, a Exit. Adesso le tracce sono più varie, meno istintive e più ragionate, con un songwriting ricco e particolareggiato. Il groove e i rallentamenti sono onnipresenti, spesso padroni di intere tracce, come ad esempio Hollow, Choose e Exploit, ma sempre dosati con cognizione di causa. La differenza tra il bel disco precedente e questo Cursed è proprio qui: adesso questi elementi sono sfruttati con più consapevolezza e gestiti al meglio, in modo da rendere le tracce varie e interessanti senza peccare in potenza, grazie anche alla splendida produzione. Le chitarre sono sature e grasse come nella tradizione del death svedese della prima ora e questo si riflette positivamente soprattutto nelle parti lente, dove i riff si trasformano praticamente in piccoli blocchi di cemento.

Ovviamente, Cursed è un disco grindcore, e dove c’è grindcore c’è velocità. Palate di velocità. Parliamoci chiaro: quando Sami Latva, l’attuale batterista, ha occupato il seggiolino precedentemente posseduto da Mr. K, alias Kai Hahto, si è trovato sulla testa la proverbiale Spada di Damocle. K è riconosciuto un po’ ovunque come uno dei migliori batteristi grind, tuttavia già su Cycles il buon Sami si era dimostrato uno strumentista estremamente dotato, in grado di mantenere il passo senza troppi problemi. Ma qui, su Cursed, il miglioramento è evidente. Alone, Green e Plan tolgono l’intonaco dalle pareti soprattutto grazie a lui, senza contare l’ottimo gusto nella scelta dei tempi che si può riscontrare un po’ ovunque lungo la mezzora del disco.

Keijo Niinimaa è sempre il solito growler d’eccezione. È potente come un trattore, nonostante soffra di immobilità stilistica fin dagli esordi. Ma tant’è, la sua voce ormai è un marchio di fabbrica. Una variazione sarebbe negativa. Comunque, stavolta ha potuto contare sull’aiuto di qualche amico: Jason Netherton, voce dei Misery Index, è presente come guest su ben tre tracce (Alone, Hollow e Machinery); su Self troviamo a urlare Johan Eriksson dell’ottima hardcore band Victims, mentre su Superior e su Choose troviamo niente meno che L.G. Petrov, storica voce degli Entombed.

Cursed, a mio parere, si mangia Cycles e rosicchia pure le scarpe a Exit e Murderworks, quindi in un’ipotetica classifica della discografia dei Rotten Sound lo colloco di volata in un’onorevole terza posizione. Il che, tenendo conto della qualità media delle uscite dei nostri finnici preferiti, equivale ad assumere lo status di discone. C’è poco da fare: compratelo al volo.

Michele “Panzerfaust” Carli

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Tracklist:
1. Alone
2. Superior
3. Self
4. Choose
5. Hollow
6. Ritual
7. Green
8. Machinery
9. Power
10. Plan
11. Declare
12. Addict
13. Exploit
14. Terrified
15. Scared
16. Doomed

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