Recensione: Damn Yankees

Di Andrea Loi - 31 Luglio 2006 - 0:00
Damn Yankees
Band: Damn Yankees
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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85

Peccato. Questa parola suona come un epitaffio ma d’altronde è stato bello fino a quando è durato come si dice…
Eh sì, perché questi “Maledetti americani” misero in piedi un bel progetto che annoverava nei ranghi Tommy Shaw (conosciamo tutti la sua militanza negli Styx…), Jack Blades (Night Ranger) Mike Cartellone alle pelli e il folle (riduttivo…) Ted Nugent,
a parere mio (ma pure dei colleghi…) uno dei più grandi guitar showman al mondo. Durarono tuttavia solo un paio di stagioni, in cui per la verità raccolsero ottimi consensi da parte di pubblico e critica, tanto che il platter raggiunse lo status di platino due volte solo negli Stati Uniti, anche grazie a un paio di singoli di sicuro interesse e ad un’amalgama tecnicamente validissimo e artisticamente impeccabile di hard melodico, rithm’n’blues, rock’n’roll ed AOR.

Il 1990 fu l’ennesima annata di “vacche grasse” per l’hard’n’heavy negli USA, e nonostante i primi vagiti “alternativi” inziavano a raccogliere adepti un pò ovunque (il 1990 fu anche e sopratutto l’anno della “new sensation” Faith no more ricordiamolo…), questo “Damn Yankees” è un ottimo diversivo per restare ancorati e “fedeli” a un certo rock granitico, diretto e senza troppi fronzoli, con un impatto sonoro devastante per l’indovinata produzione di Ron Nevison (Led Zeppelin, Kiss, Who, Bad Comany tra gli altri..).

Provate a mettere nel lettore il dischetto ed aspettate che i primi rintocchi di chitarra di “Coming Of Age” aprano le danze mettendo subito in chiaro come la componente blues sarà parte integrante del sound di tutto il platter.
Chiaro che la matrice hard del disco, con riminiscenze (vaghe) AOR, rappresenta la spina dorsale di song come “Runaway” (uno dei titoli più inflazionati dell’hard’n’heavy ma a quanto pare sempre generoso di risultati), in cui il lato più melodico di Tommy Shaw viene inevitabilmente fuori in un intreccio di vocals di sicuro effetto; la tesi è rafforzata dalla splendida ed emozionale “High Enough”, ballad ispiratissima e appassionata che dopo un inizio timidamente acustico sprigiona alla grande le potenzialità della voce del buon Tommy, in grado di raggiungere picchi che solo i grandi possono interpretare con tale sicurezza.
Ma confermo che è tutto l’album ad attestarsi sempre su ottimi livelli, a partire dall’ “urlata” “Damn Yankees”, fino alla più melodica e dolciastra “Come Again”, a dimostrazione di come la voce di Shaw si adatti perfettamente ad ogni tonalità trovandosi a proprio agio pure nella blueseggiante (ecco…) e scanzonata “Mystified”, e continuando nelle sostenute tre song conclusive (bella davvero “Tell Me How You Want It”) con la “fast and furious” “Piledriver” ad aggiudicarsi la palma di killer-song del disco.

Conclusione? Assolutamente imprescindibile nella discografia di ogni rocker che si rispetti. Amen.

Tracklist:

1. Coming of Age
2. Bad Reputation
3. Runaway
4. High Enough
5. Damn Yankees
6. Come Again
7. Mystified
8. Rock City
9. Tell Me How You Want It
10. Piledriver

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