Recensione: Dark Space III

Di Pier Tomasinsig - 14 Ottobre 2008 - 0:00
Dark Space III
Band: Darkspace
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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85

Raggelante. Non mi viene in mente un termine migliore per definire questa nuova opera dei Darkspace, gruppo svizzero

composto da Wroth (chitarra, voce), Zorgh (basso, voce) e Zhaaral (chitarra, voce), ormai elevato a vero e proprio oggetto di culto

da parte di un sempre più nutrito seguito di appassionati del loro black metal freddo, alieno ed inquietante. A partire dal demo del

2002 (“Dark Space -I”) con il quale aveva fatto la propria apparizione sulle scene, la band elvetica ha costantemente incrementato

il proprio seguito, non solo e non tanto grazie all’alone misterioso di cui si è voluta ammantare, ma anche e soprattutto per la

notevole qualità della musica proposta, un riuscitissimo connubio di black, dark/ambient, elettronica e soluzioni ai limiti del

noise. Una ricetta che rielabora e fonde elementi di per se non certo inconsueti, ma lo fa con indubbia personalità, dando vita a

quell’atmosfera unica e particolare che costituisce l’inconfondibile marchio di fabbrica di ogni lavoro dei Darkspace.

“Dark Space III” rappresenta, musicalmente parlando, la sintesi e il coronamento di quanto finora espresso dal trio di Berna.

Risulta infatti evidente sin dal primo ascolto il recupero di quell’estremismo sonoro di chiara matrice black che aveva

caratterizzato il violentissimo “Dark Space I”; tuttavia i nostri dimostrano di aver fatto tesoro delle sperimentazioni ambient

sulle quali il secondo capitolo era completamente imperniato, raggiungendo ora un equilibrio quasi perfetto tra le diverse

componenti.

Il risultato è un black metal ferocissimo e sferzante, costruito su riff glaciali, distorti e monocordi, sostenuto da un costante

tappeto di tastiere, volte a ricreare sonorità “spaziali” oscure e maestose. Una musica tanto semplice -quasi minimale- nelle sue

strutture quanto efficace nell’evocare scenari apocalittici, al contempo grandiosi e desolanti. “Dark Space III” si presta, più che

ad essere meramente “ascoltato”, ad essere “vissuto” come un viaggio allucinato nel gelo degli abissi siderali, in una dimensione

aliena e ostile dove ogni traccia di vita è spenta. Un viaggio psicologicamente estenuante, al termine del quale non rimane che

l’opprimente sensazione di aver contemplato l’infinita oscurità del vuoto cosmico. È chiaro che siamo di fronte ad un’opera che

potrà essere pienamente apprezzata solo da coloro che siano disposti ad assecondare questo tipo di suggestioni e di atmosfere, in

funzione delle quali ogni aspetto in quest’album è preordinato, a partire dalla lunghezza esasperante dei pezzi.
Così l’utilizzo della drum-machine, per lo più improntata ad un blast-beat soffocante, che accentua ulteriormente l’impressione –

tanto intensa da essere quasi palpabile- di freddezza e “disumanità” del tutto; così i fraseggi di chitarra ipnotici e inquietanti,

dal sapore a tratti quasi psichedelico; così, ancora, la sovrapposizione di imponenti partiture di tastiera ad uno spietato riffing

black, da cui origina un muro sonoro agghiacciante, terrificante, solo apparentemente temperato dai passaggi lenti e atmosferici in

cui la vena dark/ambient si esprime nella sua pienezza; così, infine, l’alternarsi alla voce dello screaming maligno e misantropico

di Zhaaral, del cantato “recitato” di Wroth e delle urla folli e strazianti della bassista Zorgh.

L’intero disco è pervaso da una crescente sensazione di angoscia e di tensione, in un parossismo di negatività che non concede

alcuna catarsi all’ascoltatore. Una celebrazione del vuoto cosmico e del vuoto interiore che nel primo si riflette, in una sorta di

perversa simmetria. Ben si comprende, in qest’ottica, la scelta dell’artwork, come sempre essenziale, e il voluto minimalismo con

cui vengono vengono intitolate le sette tracce senza nome che compongono questo “Dark Space III”, individuate dalla costante

dicitura “Dark” associata ad un numero progressivo che riprende il “conteggio” dal punto in cui questo si era interrotto nel

precedente “Dark Space II”.
Resta da capire a quale fascia di ascoltatori sia consigliabile un album del genere. Se avevate già avuto modo di apprezzare i

Darkspace, potete andare a colpo sicuro con quello che è probabilmente il lavoro più maturo e completo del combo svizzero sino ad oggi, per molti versi il loro album migliore in assoluto. Per chi ancora non li conoscesse e fosse curioso di scoprirli, questo potrebbe essere il disco giusto dal quale iniziare, con un’ importante avvertenza: è ovvio che il maggior pregio dei Darkspace, ovvero la loro impressionante capacità di evocare un certo tipo di sensazioni ed atmosfere, rappresenta al

contempo un limite di non poco conto per chi in tali atmosfere non dovesse riconoscersi. A costoro probabilmente risulteranno noiosi

e prolissi. Se invece vi affascina l’idea di un’estenuante esplorazione dei meandri più freddi, oscuri e sperimentali del black

metal, quest’album è consigliato senza riserve.

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Tracklist:

1. Dark 3.11

2. Dark 3.12

3. Dark 3.13

4. Dark 3.14

5. Dark 3.15

6. Dark 3.16

7. Dark 3.17

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