Recensione: Dark Waters

Di Eugenio Giordano - 24 Agosto 2003 - 0:00
Dark Waters
Band: Mercury Rain
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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76

Vengono dall’Inghilterra questi musicisti che appartengono di diritto alla nuova schiera di band progressive che si stanno affacciando al mercato europeo in questo periodo, certo molti di voi nemmeno avranno idea di chi siano i Mercury Rain. Il gruppo non ha ancora raggiunto un deal con una casa discografica ufficiale quindi questo “Dark waters”, sebbene prodotto in maniera sopraffina, risulta una autoproduzuine con tutte le conseguenze e le limitazioni artistiche che questa realtà impone. Mi pare che la definizione di un genere in cui inseririre la musica dei Mercury Rain sia piuttosto difficile, certamente i nostri si basano su un substrato di prog metal indiscutibilmente complesso e ricercato ma non va dimenticata la vena powereggiante che spesso anima alcuni passaggi abbinata a un mood molto particolare delle linee vocali affidate a una voce femminile. I Mercury Rain hanno dalla loro una notevole tecnica esecutiva e si destreggiano tra brani molto ealborati ed eleganti difficili da fruire al primo ascolto, parallelamente i nostri sviluppano passaggi potenti basati su riff ritmici oscuri e ribassati che stendono ombre sulla loro musica.

Direi che di carne al fuoco ce ne sia molta e in effetti già dalla prima “Broella” si notano le caratterisitche compostivie del gruppo, intriganti soluzioni vocali dal flavour orientaleggiante si alternano a parti chitarrsitiche poderose e tastiere avvolgenti a creare un caleidoscopio sonoro inizialmente inaspettato ma ben presto apprezzato. Ancora più convincente e vagamente epica “The boat of the dead” spazia agevolmente tra soluzioni progressive derivate dalla scuola dei Symphony X (derivate, quindi non esattamente di quel potenziale) e stralci sinfonci che non ingombrano durante la corsa del brano, ancora una volta una grande prova vocale piacevolmente insolite. Più propriamente progressive “The chosen one” riporta il gruppo a quello che mi pare essere il suo stile primario basato su pesanti riff ritmici dal sapore oscuro e su eleganti strutture melodiche che finiscono per disegnare interessanti fraseggi molto intriganti. Anche “Bride of the dark” risulta subito molto efficace e riuscita, qui il gruppo si spinge in un prog metal dinamico di sicura matrice americana, ancora una volta ottime le linee vocali che qui generano dei bellissimi refrain nei ritornelli. Più complessa e ambiziosa “The city of Ys” risulta quasi una suite anche perchè nella sua lunga durata cambia spesso atmosfere e canoni ritmici divenendo alla fine una sorta di opera separata dal disco, certamente più difficile da assimilare ma non meno riuscita. Con “Marie Morgane” i nostri scelgono ancora la via del metal progressivo dalle forti tinte sinfoniche, anche se mai in modo eccessivo, e curando sempre con attenzione la sezione ritmica che non perde un colpo lasciando comunque respiro alle linee vocali come sempre melodiche ma non scontate e di facile presa. Il disco si chiude con l’acustica “Le paradis du couchant” che comunque non appartiene alla categoria delle ballad chiudi-disco ormai trite e ritrite, anzi il gruppo sceglie uno strano arrangiamento che rende il pezzo molto particolare, mi direte voi.

In ogni caso siamo di fronte a un gruppo di sicuro valore, penalizzato dal fatto di non potersi appoggiare a una distribuzione ufficiale ma che dal punto di vista compositivo non invidia nulla a nomi anche molto più blasonati sul mercato europeo. Anche se non è facile procurarsi una copia di questo dischetto, me ne rendo conto, se dovesse capitarvi di imbattervici prestate un minimo di attenzione a quanto registrato, nella impossibilità di raggiungere i Mercury Rain potete trovare qualche mp3 sul loro sito sotto riportato ed eventualmente contattarli direttamente tramite e-mail. A me il dovere di fare luce anche sulle più piccole realizzazioni dell’underground europeo anche perchè spesso queste band “orfane di contratto” si rivelano molto più valide di decine di band che invece vantano firme illustri. In conclusione, a voi il mio consiglio di non passare indifferentemente su quelle proposte che non portano con se interessi monetari e particolari campagne pubblicitarie, purtroppo sappiamo quanto sia dura oggi riuscire ad ottenere i favori di chi produce dischi e non spesso il talento viene premiato immediatamente, l’importante e continuare a crederci.

1. Broella
2. The Boat of the Dead
3. The Chosen One
4. Bride of the Dark
5. The City Of Ys
6. Marie Morgane
7. Le Paradis Du Couchant

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