Recensione: De Bello Heroica

Di Daniele Peluso - 19 Marzo 2013 - 16:04
De Bello Heroica
Band: Funera Edo
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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68

Nella prolifica romagna, terra conosciuta ai più per il liscio che non per la musica estrema, qualcosa si muove. Un fiorire di nuove realtà musicali, spesso con forti ramificazioni e collaborazioni al proprio interno, sbocciano e fiorisco dal pregno underground italico a voler testimoniare l’estremo fermento della creatività musicale di casa nostra. È dell’aprile del 2012 il debutto discografico dei Funera Edo, giovane gruppo riminese che si affaccia al mercato discografico grazie al contributo della Lo-Fi Creatures.
Forti della pubblicazione di un demo e di uno split “Dolore Iconoclasta” con i parmensi Inner, il gruppo dà alle stampe questo “De Bello Heroica”, album sicuramente di matrice Black, anche se non possiamo parlare di sonorità prettamente tradizionali. La musica dei Funera Edo pesca direttamente dal grande calderone della musica oscura per antonomasia, ma lo fa con carattere, imponendo alle strutture musicali una spiccata linea melodica che rende il suono pieno, completo, strutturato. Lontani anni luce quindi dal minimalismo storico (che io preferisco di gran lunga, ma questi sono gusti assolutamente personali), del Black, la band si affida ad un suono deciso, pulito, esaltato da un’ottima produzione. È questo uno dei volti nuovo del Black Metal; realtà in crescita, sopratutto nel nostro paese, con cui bisogna giocoforza rapportarsi.

Il risultato complessivo è gradevole, anche se non nascondo che mi ci è voluto un po’ di tempo per poter metabolizzare questo lavoro. Lavoro in cui l’uso della lingua italiana, particolare che credevo potesse inficiare negativamente sulla buona riuscita del disco, è invece una piacevole sorpresa perché contestualizzata egregiamente nella strutture delle canzoni. Ad onor del vero i testi non sono particolarmente elaborati, spesso più simili a slogan (mi si passi il termine) che non a strutture linguistiche più articolate, ciò non scalfisce minimamente il risultato generale del lavoro che resta, come detto, piuttosto gradevole.

Di chiarissima estrazione futurista, sia per i temi trattati in cui ritroviamo spesso richiami all’onore, alla morte, all’infinito e alla vittoria, che per la scelta grafica, i Funera Edo non nascondono una certa marzialità nel songwriting che risulta essere piuttosto quadrato, monolitico, dalle vaghe sfumature ermetiche. Si passa agevolmente da ritmi di chiara matrice Darkthroneggiante dell’opener “De Bello Heroica”, al veloce tributo al Dio della guerra “Inno a Marte”, alla più lenta ed armoniosa “Funera Edo”. Il disco si ascolta piacevolmente, non ci sono particolari picchi emotivi da segnalare, se non una riuscitissima “Si Vis Pacem Para Bellum” che ricalca fedelmente, attraverso ritmiche più martellanti ed ossessive, la sempre verde locuzione di Vegezio.
Degna di nota la scelta dell’artwork curato dall’artista Sator (che ritroveremo anche come ospite vocale nella conclusiva “Tronus Luporum”), coraggiosa e visionaria interpretazione cromatica dai mille simbolismi in un mondo – solitamente – dominato dal nero.
Esordio degno di nota quindi per i Funera Edo, band che suscita in me una certa curiosità e una discreta simpatia. Sono proprio curioso di vedere cosa riserverà il fato a questi baldi giovanotti.
Promossi.

“e vedo avanzar la notte, meretrice sempre feconda…
desti, annunziatori dell’alba. Desti, guardiani del sole”.

Daniele Peluso

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