Recensione: Dead Eye Dreaming

Di Riccardo Angelini - 12 Ottobre 2009 - 0:00
Dead Eye Dreaming
Band: Chaoswave
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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50

Alla ricerca di nuovi suoni, può capitare di mescolare generi che non si erano (quasi) mai incontrati prima, come thrash moderno e gothic metal – l’importante è che a nessuno venga in mente di chiamare il risultato “progressive”. Questa strana commistione è stata tentata dai Chaoswave, giovane formazione perlopiù sarda (com’è facile intuire, il chitarrista Henrik Rangstrup non è un cagliaritano purosangue) giunta al debut già nel 2005 con ‘The White Noise Within’.

Il compito che ‘Dead Eye Dreaming’ si pone non è semplice. Far convivere riff di scuola Nevermore con strutture melodiche a’la Lacuna Coil senza pasticciare è un’impresa non da poco. Dalla sua la band ha mezzi tecnici del tutto adeguati e sei anni di esperienza sulle spalle. Sulla carta le premesse promettono bene, ma alla resa dei conti la sostanza traballa. Tre i problemi fondamentali dell’album. Il primo è un deficit di personalità, con le voci di Fabio Carta e Giorgia Fadda ancora alla ricerca di una dimensione propria. Innocuo il cantato maschile, oltremisura derivativo quello femminile (a Cristina Scabbia saranno fischiate le orecchie), sebbene entrambi adeguati sotto il profilo tecnico. Secondo problema: lo stacco fra il cantato, melodico, e la base strumentale, incline a pestar duro, è troppo ampio. L’accordo è difficile nelle parti cupe e atmosferiche (‘Blind Eye Focus’), proibitivo negli stacchi groovy (‘How To Define A Race’), impraticabile quando si parte in velocità (’10 Years Of Denial’) o si punta sulla violenza (‘The Evident’). E questo ci porta direttamente al terzo problema. La scarsa intesa voce/strumenti dà luogo a una proposta priva di coesione, in cui è difficile trovare un brano che convinca da capo a coda. Esemplare il caso della già citata ‘The Evident’, in bilico fra la voglia di far male delle chitarre e quella di farsi piacere delle due voci. Sulla medesima linea ‘Rise’: non serve a molto avere un ospite di lusso come Steve Smyth che spara un assolo dei suoi se poi non si capisce da che parte voglia andare il brano – cyber thrash? metalcore? nu metal? – per non parlare della ghost track ‘No Limit’, indecisa fra crossover, electro-pop e metal più o meno estremo: modello ideale di tutto ciò che non va nell’album.

Da rivedere nelle sue coordinate generali dunque la proposta di ‘Dead Eye Dreaming’. Il potenziale è interessante e merita di essere sviluppato, ma urgono correzioni alla rotta: cacciare a forza linee vocali melodiche su strutture votate ad altre sonorità non sembra una buona soluzione. Se la band riuscirà a definire meglio la propria identità, considerate le basi più che solide, il salto di categoria sarà a portata di mano.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. 10 Years Of Denial
2. Fork Tongues And Foul Times
3. How To Define A Race
4. A March For The Dying
5. Another Lie To Live In Vain
6. Blind Eye Focus
7. Dead Eye Dream
8. Rise
9. Picture Perfect
10. Two Shadows
11. The Evident
12. No Limit

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