Recensione: Deadly Sins

Di Alessandro Calvi - 5 Aprile 2008 - 0:00
Deadly Sins
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Anno: 2007
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68

Tornano i Seven Witches e lo fanno con le chitarre del deus-ex-machina Jack Frost (qui anche in veste di produttore) e la caratteristica, e ormai consueta, ugola di Alan Tecchio per dare vita a questo loro settimo platter intitolato “Deadly Sins”.

Si comincia con la titletrack, una canzone a base di chitarre granitiche e voce grintosa nel perfetto stile della band. Una song che è anche un ottimo biglietto da visita per l’album, aggressiva ma melodica, varia ma orecchiabile.
Diretta continuazione della prima è la successiva “Science” che presenta in molte occasioni una indiavolatissima batteria in doppia cassa. Anche in questo caso canzone molto elegante, sempre gustosa da ascoltare, ma mai troppo trascinante per un motivo o per l’altro.
Un po’ incomprensibile, visto l’uso del solo inglese nel resto dell’album e nessun riferimento all’Italia nel testo della canzone, la scelta della nostra lingua per la frase ripetuta fino a svanire nel finale della sesta “Pleasure”. Resta comunque un dato per curiosi, e un gradito riferimento al nostro paese, l’uso dell’italiano per la frase che recita “Essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Si discosta un po’ dagli stilemi del cd “Man of the Millennium”, classica ballad heavy con accompagnamento di chitarra acustica e brevi comparsate degli altri strumenti fino a che non prende corpo e grinta nella seconda metà. A quel punto si ritorna presso le coordinate già comuni al resto dell’album.
Questo in generale è il problema di tutto il disco. Scritto e suonato benissimo, mai banale, “elegante” per riciclare un termine già usato. Ma un po’ privo di personalità perché rimane in una sorta di “terra di mezzo” non presentando ne ritornelli e/o melodie accattivanti che ti restan subito in mente, ne, dall’altra parte, soluzioni di rara originalità a livello di composizione o l’uso di strumenti particolari. A volte sembra quasi che i musicisti scrivano e suonino solo a proprio uso e consumo, realizzando le canzoni che a loro piacerebbe ascoltare senza curarsi dell’eventuale acquirente. Attitudine che ha pagato per molti gruppi, ma che in quel caso potevano contare su un seguito di ben altro livello oppure su una proposta musicale così personale da attirare comunque degli estimatori o perlomeno dei curiosi.

In conclusione un disco sicuramente più che discreto, ottimamente suonato e molto ben scritto. Un disco che però mette in luce alcune pecche sotto il profilo della proposta musicale e una attitudine dei musicisti che sembra essere più introspettiva che rivolta all’ascoltatore. Una sorta di “immobilità stilistica” che non solo rende i Seven Witches piuttosto uguali a se stessi, ma anche poco inclini a cercare di coinvolgere l’ascoltatore. Uno stato di cose che probabilmente renderà questo disco meno commercializzabile delle aspettative e rivolto prevalentemente agli assidui sostenitori della band.

Tracklist:
01 Deadly Sins
02 Science
03 Commerce
04 Worship
05 Knowledge
06 Pleasure
07 Wealth
08 Man of the Millennium
09 Politics
10 The Answer

Alex “Engash-Krul” Calvi

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