Recensione: Destination : Alive

Di Abbadon - 22 Marzo 2005 - 0:00
Destination : Alive
Band: Seven Wishes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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70

Questo Febbraio, dopo l’omonimo esordio e il secondo “Utopia”, è giunto il tempo per gli svedesi Seven Wishes di lanciare il terzo album della loro giovane ma già abbastanza turbolenta carriera. “Destination : Alive”, questo il titolo della fatica, esce a distanza di tre anni da Utopia non tanto per mancanza di ispirazione del quartetto, quanto per diversi problemi insorti con la vecchia casa discografica Z records (anche se la band smentisce, preferendo parlare di pausa di riflessione). Lasciati a piedi dalla Z ma raccolti, direi fortunatamente per loro visto che è una label che mi piace molto, dalla MTM Music, i nostri ci regalano dunque questo disco che, sinceramente, non mi dispiace affatto (nonostante abbia sentito anche diversi pareri negativi di su esso). Come da tradizione del combo, siamo di fronte a un genere, il class rock, che dopo aver avuto il massimo fulgore a fine anni 80, è stato pian piano relegato in secondo (se non terzo e quarto) piano dai media, ma che non per questo deve essere considerato morto, visto il buon numero di gruppi (fra cui appunto i Seven Wishes)che lo suonano nella scena underground.

Torniamo al disco : Come appena detto si tratta di un album class rock, dal quale subito si individuano le ispirazioni maggiori degli scandinavi, che rispondono a bands come Dokken, Ratt e altre corazzate simili. Subito balzano alle orecchie delle buone melodie che però non impediscono una sana dose di pulita potenza, il tutto reso ancora più evidente dalla buonissima produzione. Il quartetto, composto da
Pelle Andersson dietro al microfono, Tony Westgård al basso, Toby Andersson alla chitarra e dal nuovo acquisto Lennart “Leonid” Karlsson alla batteria (in sostituzione dell’allora unico membro femminile dei Seven Wishes, la signorina Linda Gustafsson), si comporta piuttosto bene, mostrandosi dotato di talento e capacità esecutive, rese note lungo gli oltre tre quarti d’ora (11 song più una breve intro) nei quali si articola il platter. Se proprio dobbiamo identificare dei difetti (e chi non ne ha…) si può parlare del fatto che la proposta musicale non è esattamente l’originalità fatta persona (o meglio, oggetto), si può anche dire che ogni tanto vien da pensare “Toh, ma io questa cosa la ho già sentita da qualche parte!”, e così via. Dovessimo però basarci su questo ragionamento, in un mercato sempre più saturo col passare del tempo, le band “distinte” si conterebbero su una mano, e forse non sarebbero nemmeno distinte in positivo, quindi questo è il minore dei mali. Una cosa più grave, che credo non sia colpa del combo ma paradossalmente proprio della buona produzione, è la sensazione che mi viene a sentire alcuni pezzi, talmente “giusti” da sembrare, a tratti, freddi e distaccati. Nonostante questi inconventienti, il disco, specie ai primi ascolti, si lascia sentire piuttosto bene, e non manca di avere alcuni brani di rilievo, fra cui non si possono non citare la prima (intro esclusa) e ruggente “Cross My Heart” (che nelle strofe mi ricorda, anche se nulla c’entra col class rock, “Pull me Under” dei Dream Theater), la veloce e dinamicissima “Won’t see me Cryin”, dotata di un ottimo riff, passando per la lenta (e sdolcinata) ma non per questo meno gradevole “Time to Say Goodbye” (molto ben interpretata da Pelle), sorvolando sulla mia preferita e scanzonata “All that I Wanted” e chiudendo con “Gone With the Wind”, simile a “Time to…” ma molto più corposa e possente, da buona power ballad quale è.

Discreti gli altri pezzi, tutti piuttosto omogenei qualitativamente, e che completano un lavoro davvero interessante per quanto non una novità assoluta. Il miglior disco della band? I Seven Wishes dicono di si, io onestamente non posso rispondervi in quanto non ho mai sentito le passate produzioni di questi svedesi. Certo è che se l’esordio e Utopia sono altrettanto validi, la band avrebbe già delle buonissime basi sulle quali lavorare. Un pizzico in più di creatività li renderebbe un fenomeno ancora migliore di quanto questo “Destination Alive” lasci immaginare, anche se è una discreta garanzia.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Destination : Alive
2) Cross My Heart
3) Won’t See Me Crying
4) Fortuneteller
5) Follow the Stars
6) Goes Around Comes Around
7) Time to Say goodbye
8) See Through the Lies
9) All that i wanted
10) Picked up my pieces
11) Gone like the Wind
12) Like a Cardhouse
 

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