Recensione: Divinity

Di Mauro Gelsomini - 8 Giugno 2004 - 0:00
Divinity
Band: Altaria
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2004
Nazione:
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50

Ad un anno esatto di distanza dal debut Invitation, il progetto parallelo del chitarrista dei Sonata Arctica Jani Liimatainen si ripropone sul mercato con questo Divinity, per riprendere il discorso interrotto. Cambia ben poco nello stile degli Altaria, e quanto già aveva comunicato il precedente lavoro, viene qui riproposto in toto: si tratta di un melodic metal che annovera saltuarie accelerazioni power, peraltro mai troppo tirate né brucianti.
E’ un po’ questa la sintesi di un album che non soddisferà certo i power metaller più ortodossi, che di fronte ad un lavoro a metà strada tra il power scandinavo di Nightwish, Stratovarius e Sonata Arctica, e l’hard rock melodico di derivazione svedese, non potranno fare a meno di notare che dai due generi citati gli Altaria riesumano soltanto scontatezze e punti deboli.
Pur essendo ben arrangiato e prodotto (la masterizzazione dei Finnvox di Timo Tolkki si fa sentire), infatti, quest’album non decolla mai, e la mancanza di picchi compositivi, che sarebbe stata meglio accetta persino a discapito di qualche momento veramente becero, fa di “Divinity” il tipico disco da un ascolto e via, che non lascia il segno e che può addirittura annoiare al primo spin.

Il riffing poderoso, tipicamente power, messo al servizio delle melodie tutte AOR dei ritornelli, non riesce ad infondere l’aggressività richiesta, e accarezza più che graffiare. Questo non stonerebbe certo in un disco hard rock, se di contro ci fossero delle linee accattivanti e memorabili, invece dalla gloriosa tradizione melodic rock scandinava la lezione è recitata solo a metà: buone le armonizzazioni, discreti gli arrangiamenti pomp di tastiera, sempre ad opera di Liimatainen, ma non all’altezza il cantato di Taage Laiho, mai in partita e carente soprattutto sui passaggi high-pitched. A rendere il tutto ancor meno incisivo ci pensa il missaggio patinatissimo di Ahti Kortelainen (Sonata Arctica e Sentenced) che avvolge in un cellophane sonoro quanto di non punto esplosivo avevano fatto in fase di registrazione gli stessi Altaria.

Non c’è molto altro da dire se non ribadire il mio rammarico per un prodotto che non è carne né pesce, non piacerà agli sfegatati del power né ai nostalgici dell’hard rock à la Europe, e, cosa forse più grave, non darà indicazioni alla band sulla direzione da intraprendere nel prossimo futuro.

Tracklist:

  1. Unchain The Rain
  2. Will To Live
  3. Prophet Of Pestilence
  4. Darkened Highlight
  5. Discovery
  6. Falling Again
  7. Divine
  8. Haven
  9. Try To Remember
  10. Stain On The Switchblade
  11. Enemy
  12. Final Warning

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