Recensione: Düsterwald

Di Daniele Balestrieri - 16 Agosto 2009 - 0:00
Düsterwald
Band: Thorondir
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Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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48

Da Wikipedia:

“Nell’universo fittizio della Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien, Thorondir era il ventiduesimo Sovrintendente Reggente di Gondor. Thorondir (“vista d’aquila“) nacque nel 2782 T.E. e successe al padre Belechtor II nel 2872.
Il suo governo durò solo 10 anni, e nessun avvenimento degno di nota avvenne durante la sua reggenza.”

Nella cantina di una casa bavarese, in una tiepida sera d’autunno del 2008.

“Hail Kevin”
“Ciao Dominik!”
“Yo”
“Ehi. Hai sentito il nuovo degli Equilibrium? Che mazzata!”
“Già… perché non ne facciamo uno anche noi?”
“Uno che? Una mazzata?”
“Ma no. Un album viking. Dai, che ci vuole, cavalchiamo l’onda. Sai suonare la chitarra no?”
“Beh, sì. Ok. Si può fare. Da dove iniziamo?”
“Hmm… ci vuole un’intro. Tutti ce l’hanno un’intro no?”
“Sì! Qualcosa di atmosferico. Ce l’abbiamo un tastierista?”
“Hmm… un attimo. EHI, FABIAN!! TI VA DI SUONARE LA TASTIERA IN UN GRUPPO?”
(voce da due stanze di distanza): “Che cosa??”
“Ok. Abbiamo il tastierista. Poi?”
“E niente, dopo l’intro si parte col pezzo veloce no? Una bella screamata… tipo ‘Yaaaaaaaarrrrrrr!’ e giù di batteria. Hai presente i Wolfchant no?”
“Ok. Il riff ce l’abbiamo?”
“Il riff si fa, non c’è problema.”
“Va bene. Si canta in tedesco no?”
“Certo. Fa più nazional-folk. Thrudvangar, Equilibrium, Menhir… e poi è più facile.”
“Ok. Senti… siamo alla terza traccia mi pare. Facciamola veloce. E mettiamoci un po’ di growl in mezzo. Facciamo mezzo growl mezzo scream. E mettiamoci gli “yo” growlati che il pubblico si scatena. Tipo Der Sturm degli Equilibrium.”
“Ah, sì sì, quelli mi piacciono. Fammi sentire il growl?”
(growla): “Yo!”
“Haha. Perfetto. Ok siamo alla quarta. Riff folk no?”
“Sì, partiamo di riff folk, velocizziamo, urlo e via. Solita roba.”
“Ok allora infiliamoci pure qualche strumento tipico no? Tipo munnharpe o flauto…”
“No, il munnharpe no. Mi sono sfracellato la lingua l’ultima volta. Ma il flauto è ok”
“Lo sai suonare?”
“No. Ma alle medie facevamo un’ora di musica alla settimana, mi ricordo le note. Basta fare una melodia semplice, tanto fa molto folk, molto pagani nella foresta, non so se hai presente. Come gli Equilibrium.”
“Sì, ma quelli avevano il flautista del Signore degli Anelli!”
“Uguale, ti pare che l’ascoltatore medio se ne accorge? Fidati. Un flauto è un flauto.”
“Ok, sì, direi che ci siamo. Sarà il nostro cavallo di battaglia!”
“Hell yeah” (stappano una birra)
“Ahhh… ci voleva proprio.”
“Per la 5 direi di fare il momento solenne… un po’ di tastiera, percussioni marziali e ci schiaffiamo pure un bel lupo che ulula. Ma poi si riparte con “Yaaaaaarrrrrrrrrr” e i soliti riff-lavastoviglie”.
“Ci sto! A quanto stiamo?”
“Hmm… un quarto d’ora”
“Pochino. Ok. Mi è venuta un’idea. Senti qua.” (si avvicina al PC e preme il tasto di un mouse)
“Ma questa non è mica Vanadis dei Falkenbach? Che ci vuoi fare?”
“La ficco nell’album :D”
“Ma sei fuori di testa?? Se ne accorgeranno tutti!”
“Ci metto solo i corni, dai. Male che vada diciamo che è un omaggio a Falkenbach.”
“Sarà… ma non è che poi la gente si aspetta mentalmente un pezzo alla Ok Nefna Tysvar Ty e noi invece gli proponiamo una chitarretta da quattro soldi?”
“Che ti frega? Iniziamo con ‘Yaaaaaaaaaaaarrrrr’ pure questa! Il riff farà il resto”
“Facciamo un riff a canzone?”
“Certo. Gli Amorphis ci hanno mangiato per secoli”
“Ok. Siamo a 7. Questa la iniziamo con il growl?”
“Ok. Lenta, poi veloce ma ‘Graaaaaaaaarrrr’ invece di ‘Yaaaaaaarrrrrr’.’
“Va bene. Ma poi ce lo mettiamo lo ‘Yaaaaarrrrrrrr’, vero?”
“Tranquillo. Non passerà canzone senza almeno un paio di ‘Yaaaaaaarrrrrrr’.”
“Perfetto. Title track. Ricicliamo un riff delle tracce passate?”
“Va bene. La chiameremo ‘ciclicità sonora’. Questa però dobbiamo ragionarla un po’ di più”.
“Vai. Allora coro di voci, ok? Maschili. Così viene superepica”
“Ci sto. Non è male. Tastiera, poi, growl, scream… ci mettiamo tutto. I cori li variamo un po’?”
“No. Mettici la stessa frase. E qualche ‘oooooo ooooh’ che fa tanto Bathory
“Che ne dici di chiudere con una fantasaga stile Mana o stile Hidebrandenslied?”
“Seee buonanotte. Voglio fare concerti ora, non tra venti anni. Chiamiamola “La saga delle rune” o qualche titolo tipo questi”
“La facciamo iniziare con ‘Yaaaaaaaarrrr’?”
“E va bene. Sai che c’è? A me è sempre piaciuta “Snüffel” su Sagas. Quasi quasi la ricopio e ciao, album finito. 28 minuti, 9 tracce, abbiamo preso un po’ qua e un po’ là… ci sta, no?”
“Mmmmh… non lo so. Ma non staremo esagerando?”
“Macché. Ai viking metallari basta che gli metti un martello di thor in copertina e si bevono tutto.”

E invece no, cari amici Thorondir, stavolta non funziona. È vero, il boom del pagan è in corso e ovunque sono nate band carta-carbone che spesso hanno lucrato sui fondamenti del genere senza aggiungere niente, in particolare in terra germanica. Düsterwald fa tenerezza. Un esercizio di maniera classificabile come “Pagan-Viking 1.0” e costituito dal un growl-scream del tutto nella media, da riff e passaggi melodici di una prevedibilità sconcertante, da titoli e contenuti di manifesta dozzinalità, da brevi inserti folk trascurabili e da una struggente, soffocante sensazione di già sentito. La foto ufficiale della band, poi, è davvero la ciliegina sulla torta.
Mille altre band sono arrivate prima di voi e hanno saputo far fiorire la propria visione del folk-pagan-viking mitteleuropeo. Il vostro lavoro, allo stato attuale delle cose, è incolore, inodore e insapore. Sfruttate il buon batterista che avete alle spalle e iniziate a creare, perché una scialuppa di salvataggio senza remi non sopravviverà nel mare tempestoso del Viking metal moderno. Destino vuole che Wikipedia abbia inconsciamente delineato il volto della band ben prima dei suoi natali…

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1. Naves Draconum
2. Gods from the Past
3. Skaldenmet
4. Schwarze Schwingen
5. Cursed by the Gods
6. Mit erhobenem Horn
7. Nordwindes Zorn
8. Düsterwald
9. Die Runensage

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