Recensione: Dwelling Lifeless

Di Sergio Vinci - 23 Febbraio 2007 - 0:00
Dwelling Lifeless
Band: Sterbend
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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76

Giunge al debutto questa interessantissima formazione tedesca, dove militano, tra l’altro, alcuni componenti di band già abbastanza note come Krieg, Armagedda e Nyktalgia. In realtà i Nostri sono attivi da un bel po’ di tempo, cioè dal 2000, e nel 2001 pubblicano il loro primo demo, Einsamkeit.

Ben cinque anni separano quella prima testimonianza da questo Dwelling Lifeless, ma posso dire in tutta sincerità che ne è valsa la pena. Credo che tutti gli amanti delle sonorità più depressive e malate troveranno in quest’opera ciò che cercano, e se qualcuno non riesce proprio a mandare giù il fatto che Vikerness, per motivi noti a tutti noi, non pubblica più un album Black Metal da più di dieci anni, con questo cd proverà un gradevole sussulto al cuore, perché la musica proposta in questo Dwelling Lifeless ha molti punti in contatto con quella del Conte (ma ricorda anche qualcosa dei Silencer), a partire innanzitutto dalla voce del singer Typhon, una specie di latrato di burzumiana memoria ulteriormente disperato ed estremo.

Le similitudini con le sonorità proprie della prima produzione di Burzum si potrebbero estendere anche all’aspetto prettamente musicale, dove spesse volte si respira la stessa atmosfera decadente e sognante di lavori come Hvis Lyset Tar Oss e Filosofem, ma non sarebbe a mio avviso molto corretto continuare a tracciare un parallelo con la musica del Conte, in quanto gli Sterbend dimostrano discreta personalità e, soprattutto, una ispirazione fuori dal comune. Infatti, pur nella loro relativa non-originalità, questa band riesce nell’intento primario che ogni Black Metal band dovrebbe avere, ed in particolare i Nostri riescono a centrare i punti cardine dell’ormai ultra-sfruttato filone Depressive/Suicidal BM: gli Sterbend emozionano, e non poco. Parliamo ovviamente di emozioni negative, di malinconia, alienazione, desolazione, disagio in senso generale, ma il genere proposto da questa formazione alla fine credo non possa e non dovrebbe esprimere molto altro, e tutto quello che si ricerca in produzioni di questo tipo penso venga espresso in maniera perfetta ed estremamente convincente.

Dwelling Lifeless è un lungo viaggio nella parte infetta del nostro animo, è come se venissimo accompagnati da una sorta di “Virgilio dantesco” per settantacinque minuti nell’orrore della nostra esistenza, mostrandoci come il concetto di vita molto spesso può assumere un significato spaventoso, inquietante, un peso insopportabile che poco a poco rende stanche le nostre membra, impedendoci di andare avanti, impedendoci di trarre gioia da quello che in teoria dovrebbe essere un dono insostituibile.

Questo si capisce sin dalla Intro di apertura, dove delle urla sofferenti creano uno stato di tensione palpabile che ci preparerà al primo vero brano, Depressing Paths Through Fullmoon Forests, song letteralmente da brividi, che subito mette in mostra tutta la capacità di questa creatura: mid tempos alternati a sporadiche accelerazioni ben supportate da un drumming piacevolmente umano che dona dinamicità alla proposta, un lavoro di chitarra praticamente perfetto ed estremamente toccante che a volte viene sovrastato, ma fortunatamente non rovinato, da vocals acute e realmente disturbanti. Forse la voce potrebbe rappresentare un elemento di fastidio inizialmente per alcuni, ma io credo che superato il primo impatto si apprezzerà anche questo elemento nonostante la sua particolarità, in quanto dona alla proposta un tocco ancora più claustrofobico.
La successiva Einsamkeit si muove su territori ipnotici creati da arpeggi di chitarra piuttosto sinistri, ma il finale sembra riportarci su coordinate più canonicamente Black Metal.
Il cd prosegue sempre sui binari della introspezione e della decadenza, ma vorrei evidenziare ancora due perle che si elevano in un contesto di per sé già notevole in fatto di qualità: Winterwald, che sembra uscita direttamente da Det Som Engang Var (indovinate anche stavolta di chi è questo album?) ed Endtime Sermon, semplicemente glaciale.

La chiusura è affidata a una Outro che calca i sentieri del Funeral Black Metal, e che sembra proprio essere la colonna sonora dell’immagine raffigurata sulla copertina di questo raggelante lavoro: un uomo impiccato ad un albero in un contesto fatto di natura morta immersa in paesaggi invernali.

Poco altro da aggiungere. Questo disco si presenta, a parere di chi scrive, come un vero must per tutti coloro che sono soliti cibarsi della frangia più sofferta del Black Metal.

Sergio “Oigres” Vinci

Tracklist:
1. Intro
2. Depressing Paths Through Fullmoon Forests
3. Einsamkeit
4. Left to Weep and Mourn
5. Winterwald
6. Dwelling Lifeless
7. Mysteries
8. Last and Dismal Chambers
9. Endtime Sermon
10. Outro

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Band: Sterbend
Genere:
Anno: 2006
76