Recensione: Ea II

Di Giuseppe Abazia - 29 Settembre 2009 - 0:00
Ea II
Band: Ea
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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72

Gli Ea, alcuni anni orsono, attirarono un discreto interesse attorno a sè non tanto per la loro proposta musicale (invero molto derivativa, seppur bene eseguita), quanto per l’alone di mistero di cui il gruppo amava (e ama) circondarsi, a partire dall’ignota identità dei suoi componenti, passando per le antiche – ed ignote anch’esse – civiltà di cui cantano le gesta, e finendo col linguaggio sconosciuto utilizzato per i testi, ricostruito tramite ricerche archeologiche. Ma tralasciando il gossip, ciò che fondamentalmente ci interessa è la musica, e fortunatamente c’è da rilevare un deciso miglioramento rispetto al precedente full-length: gli Ea si ripresentano, stavolta, forti di una vena compositiva più ispirata, più personale, e di soluzioni leggermente più varie.

Con Ea II, il loro nuovo album, gli Ea ci propongono due sole tracce, entrambe della durata di più di venti minuti: come ho spesso affermato, ritengo che per scrivere canzoni così lunghe sia necessario essere in possesso di capacità compositive sopraffine, in grado di destreggiarsi fra gli ostici paletti fissati dal funeral doom, riuscendo nel contempo sia a costruire una propria identità, sia a metter su melodie ed atmosfere convincenti e interessanti. Sebbene da questo punto di vista gli Ea ancora non possano misurarsi coi numi tutelari del genere, mettendo a confronto il precedente album col qui presente Ea II, la progressione è netta: laddove, in precedenza, avevamo tracce dalla struttura fondamentalmente monotona e poco varia, e un sound troppo debitore ai più tipici clichè del funeral doom, stavolta abbiamo composizioni più varie, meglio organizzate, capaci di dosare con più attenzione le sezioni orchestrali, i passaggi ambient, e i frangenti più monolitici e chitarristici. Le partiture di tastiere assicurano sempre un buon substrato di atmosfera, e trainano il sound verso lidi di affascinante epicità e maestosa solennità, e – incredibile ma vero – nel lento incedere delle canzoni trova anche spazio qualche rara sezione leggermente più veloce. Molto scarso, in termini quantitativi, è purtroppo l’apporto vocale, costituito da un profondo growl che però fa capolino abbastanza di rado, rendendo Ea II un album perlopiù strumentale; una scelta francamente discutibile, che inficia la varietà del platter e sottrae alla musica, seppur parzialmente, un elemento che avrebbe potuto arricchire non poco il fluire delle canzoni.

L’obiettivo non può dirsi centrato perfettamente, di margini di miglioramento ce ne sono ancora, ma Ea II dimostra che gli Ea hanno saputo progredire rispetto ai non esaltanti esordi, confezionando un album più che buono, consigliato ad ogni appassionato di funeral doom in vena di ascolti tanto oppressivi quanto epici. E chissà che, alla prossima uscita, gli Ea non siano in grado di fare il botto.

Giuseppe Abazia

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Tracklist:

01 – Untitled I (22:05)
02 – Untitled II (25:22)

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