Recensione: Emerge

Di Roberto Gelmi - 16 Giugno 2022 - 11:53
Emerge
Band: Chaos Magic
Etichetta: Frontiers Records
Genere: Power  Symphonic 
Anno: 2022
Nazione:
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70

Terzo disco in sette anni di carriera per la band costruita attorno alla voce di Caterina Nix, la valchiria del Nuovo Continente portata sulle scene da Timo Tolkki. Dopo un debutto non proprio memorabile (complice proprio l’ex Stratovarius), il buon Furyborn e le cover dell’EP a nome Desert Rose, la band prosegue la sua carriera con Emerge, un album che presenta qualche buon pezzo e la solita prova vocale raffinata della vocalist cilena. Il sodalizio tra la cantante e il produttore/bassista Nasson dà alla luce, infatti, una decina di song che si muovono tra il sinfonico (stile Within Temptation) e un sound accattivante e moderno.

L’opener “Emerge” è sicuramente un brano statuario, con un refrain di facile accesso e tutte le doti di Caterina Nix in gran spolvero, incluso alcune note liriche vicine al passato di Tarja. Che Emerge sia inoltre un disco metal è chiaro a più riprese, basti ascoltare le ritmiche quadrate che aprono “Beneath Your Skin”, un brano che ricorda gli Stream Of Passion (quanto sarebbe bello un duetto della Nix con Marcela Bovio?) e presenta un ritornello con seconde voci maschili. “The Impossible” ha un avvio catchy con un basso valorizzato dal mixaggio e synth vicini al sound ammiccante degli Amaranthe. La voce pulita è il giusto complemento delle chitarre abrasive, ma il refrain scorre un po’ anonimo. Più convincente la successiva “Garden of Winter” con ospiti Mistheria ed Elina Siirala dei Leaves’ Eye a conferire potenza e spessore gothic al brano, una ballad tutto sommato riuscita. Il connubio Sudamerica-Norvegia poteva infatti essere un azzardo eccessivo, invece il risultato è discreto.

Hearts Gone Dark” è il pezzo più lungo in scaletta, cinque minuti symphonic metal con sprazzi power che scorrono in modo piacevole, ma s’inizia ad avvertire un senso di già sentito. “Beyond The Silence” presenta qualche arrangiamento con basi elettroniche (come in altre tracce del resto) e alcuni vocalizzi ipnotici della Six; “Days of Lions” offre un refrain un minimo sostenuto ma che non graffia; “In the Depths of the Night” inizia con note di pianoforte, sembra una ballad ma cambia subito pelle rivelandosi un pezzo catchy ben cadenzato.

Gli ultimi dieci minuti di Emerge si compongono di un trittico. “Victims of Our Heaven” (bello il titolo) ripresenta la voce roca di Nasson in alcune strofe e nel ritornello a due voci: non parliamo di un’ugola particolarmente potente od originale, ma simili duetti riescono sempre a strappare consensi in termini di fascino. Nessun calo qualitativo con la successiva “When If Not Today” anche se siamo in chiusura di album, un brano dal refrain facilmente memorizzabile, mentre “What’s Your Fuel” cala il sipario con una prova senza sbavature dei Chaos Magic.

Emerge è un disco che si presenta invitante a partire dall’artwork sensuale e qualche brano coglie nel segno: la title track, “Beneath Your Skin”, “Garden of Winter”, “What’s Your Fuel”. Per il resto parliamo di musica che cavalca le mode del momento, è presto per dire se il futuro della band saprà reggere la prova del tempo.

 

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