Recensione: Equate

Di Stefano Burini - 3 Marzo 2013 - 0:00
Equate
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Anno: 2012
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70

«Ma da dove vengono fuori questi “The Way Of Purity”?»  

Sono in molti, tuttora, a chiederselo e, nonostante alcune voci di corridoio li indichino come svedesi e altre come italiani, non sono mai arrivate conferme né smentite da parte della band, inizialmente senza nomi né volti (fino all’ingresso della seconda cantante, la norvegese Tiril Skårdal), in merito alla loro nazionalità.  

Stando alle (rare) interviste rilasciate dalla precedente cantante, questo alone di mistero sarebbe parte di una complessa strategia di (non) – comunicazione volta a porre in secondo piano nomi, volti e origini (a meno che non si tratti di mettere in bella mostra l’ennesima metal girl scandinava di buona presenza ndr) rispetto al cruento messaggio anti-umanista veicolato dalla band. Il nucleo della proposta del quintetto ruota in effetti intorno a tematiche come il veganismo, l’animalismo e il totale e dichiarato disprezzo per il genere umano; un odio sicuramente estremizzato ma che ognuno di noi ha probabimente provato, almeno una volta nella vita, nei confronti di sé stesso e dei propri simili.  

Dopo la doverosa premessa risulta interessante analizzare le modalità espressive utilizzate dai The Way of Purity per esprimere un messaggio e un attitudine così estremi. Vale, cioé, la pena di chiedersi “cosa suonano”, ma la risposta sarà, di nuovo, tutt’altro che semplice. In effetti, pur in presenza di buona parte dei tratti tipici del genere, dalle growl vocals all’utilizzo diffuso di blast beat, passando per il rifferama aggressivo e serrato, rinchiudere i TWOP nel pur ampio recinto del death metal potrebbe risultare limitativo. Saranno i suoni, chirurgici, asettici e moderni, o la peculiarità delle guest star scelte o, ancora, le onnipresenti e magniloquenti atmosfere di matrice talora melodic death e talora gothic, tuttavia l’impasto sonoro prodotto da questa giovane band è decisamente particolare e difficilmente inquadrabile in un’unica etichetta.   

Brani come l’opener “Artwork Of Nature” pestano senza tregua mettendo in mostra un growl/screaming dal taglio old school (ad opera della new entry Marja Panic, l’unica componente della band di cui sia dato sapere il nome), aspro e lacerante, sorretto da una base strumentale solida ma tutto sommato “ordinaria”. La situazione migliora decisamente quando si incrociano tracce come “Death Abound Everywhere”, “Eternal Damnation To René Descartes” e l’emozionante “The Mighty Fall”, nelle quali il contrasto tra vocals spezza-corde vocali e un substrato sonoro finemente adornato da keys a mezza via tra il gothic/black e il cosiddetto Gothenburg Sound, produce interessanti variazioni su tema.  

Uscendo dal solco dei quattro brani finora citati, va altresì rimarcato che l’album nel suo complesso resiste alla prova dei numerosi ascolti grazie alla buona ispirazione in fase di scrittura ma, soprattutto, ad una grande varietà di fondo. Così, a fianco delle precedenti mazzate, i The Way Of Purity propongono anche numerose tracce “ibride”. Ci riferiamo al binomio costituito da “Eleven” e soprattutto “The Last Darkest Night”, ancora più debitrici del gothic metal in virtù della presenza di Giulia Stefani dei Ravenscry, o a “Keep Dreaming”, nella quale le ritmiche, in ogni caso colonna portante del sound dei TWOP, invadono senza patemi di sorta territori cari al thrash metal per un brano tirato ed efficace. 

La Panic decide, inoltre, di mostrarci anche il suo lato “clean” nella discreta semi-ballata “For All Who Thrive Unheard” e nell’inusuale (e, a dirla tutta, poco contestualizzata, più che poco riuscita) cover di “A Time To Be So Small” degli Interpol, evidenziando un impostazione più vicina al rock che non al metal e ricordando, a tratti, addirittura una Dolores O’ Riordan più dimessa.  

Chiude l’opprimente “Lijti Kjersti”, una scarica di black metal furioso e senza compromessi dominata dal drumming forsennato e in bella evidenza di Wallofdeath, con la quale i cinque metaller non fanno altro che aggiungere ulteriore carne, pardon, seitan al fuoco mostrando di riuscire ad esprimere la loro rabbia e disapprovazione verso l’umana stirpe in numerose maniere e padroneggiando con sicurezza buona parte delle sfaccettature tipiche del metal estremo.  

Forse non hanno ancora trovato la loro strada, i The Way Of Purity, magari un po’ troppo in bilico tra numerose correnti (death classico e moderno, gothic, black metal, deathcore) che in taluni casi lavorano “a compartimenti stagni”, eppure già ora nel sound di questo arcigno quintetto (e in particolare in alcune tracce sopra la media), si possono ascoltare ben più che dei semplici germogli. Ci sono delle ottime idee, racchiuse tra i solchi di “Equate”, idee che unite all’evidente abilità tecnica, all’interessante capacità di scrittura e ad una ideologia decisamente “no compromise” potrebbero in futuro portare la band ad un livello ancora superiore. Sta, ora, ai The Way Of Purity trovare la giusta sintesi tra tutti questi elementi; nel frattempo godiamoci “Equate”, con i suoi numerosi pregi e i piccoli difetti.

Stefano Burini

 

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Tracklist

01. Artwork Of Nature
02. Death Abound Everywhere
03. Eleven (Featuring Giulia Stefani of Ravenscry)
04. Eternal Damnation To René Descartes
05. Keep Dreaming
06. For All Who Thrive Unheard
07. The Mighty Fall (featuring Stielas Storhett)
08. The Last Darkest Night (Featuring Giulia Stefani of Ravenscry)
09. A Time To Be So Small (Interpol cover)
10. Lijti Kjersti  

 

Line Up

Marja Panic: voce
Deathwish: chitarra
Withoutname: basso
Wallofdeath: batteria
Sinistress: tastiere

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